Trump ha deciso che non è tempo di intervento militare in Iran, ma che incrementerà le sanzioni
Gli Stati Uniti aumenteranno le sanzioni contro l’Iran. Per il momento è questa la misura scelta da Donald Trump in risposta agli attacchi - attribuiti a Teheran - che hanno temporaneamente bloccato metà della produzione di petrolio saudita. Intanto il regime di Riyadh, cercando di provare il coinvolgimento dell’Iran, ha mostrato oggi le carcasse di droni e missili affermando che queste appartengono senza ombra di dubbio alla Repubblica Islamica.
Trump aumenta sanzioni all’Iran
Con il solito tweet, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato di aver ordinato al ministro del Tesoro Steve Mnuchin di “incrementare sostanzialmente le sanzioni all’Iran”.
La decisione arriva dopo l’attentato alla più grande raffineria saudita rivendicato dal gruppo di ribelli yemeniti Houthi. L’attacco ha scatenato il più grande rialzo del crude degli ultimi decenni e infiammato nuovamente le tensioni in Medio Oriente. L’Iran continua a negare di essere dietro l’operazione.
Un portavoce del Ministero della Difesa dell’Arabia Saudita ha detto che 25 fra droni e missili sono stati lanciati dall’Iran, e non dallo Yemen. “Gli attacchi sono partiti da Nord e senza dubbio finanziati dall’Iran”, ha detto, aggiungendo che in aggiunta ai missili sono stati utilizzati gli UAV (veicoli senza pilota) Iranian Delta Wing.
Gli attacchi, in ogni caso, hanno messo in luce delle lacune nella contraerea saudita nonostante miliardi di dollari spesi in hardware militare ottenuto dall’Occidente. L’ingresso in Borsa di Saudi Aramco, colosso petrolifero di regime, è stato rimandato a data da destinarsi.
No attacco militare all’Iran, prezzo crude crolla
Le quotazioni del crude statunitense sono tornate a scendere dopo l’annuncio delle nuove sanzioni. In un primo tempo Trump aveva minacciato l’intervento militare. Il presidente iraniano Hassan Rouhani, dal canto suo, ha detto: “Noi non vogliamo conflitti nella regione… Chi ha iniziato il conflitto?”, ha chiesto, dando la colpa a Washington e ai suoi alleati nel Golfo per la guerra in Yemen.
L’Arabia ha detto che la normale produzione quotidiana di 5,7 milioni di barili riprenderà a pieno regime entro la fine del mese.
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