Vienna e Stoccolma aprono linee di credito per evitare un contagio finanziario. E mentre Berlino si prepara a un nuovo esborso per Uniper, la sua controllante finlandese chiede a sua volta sostegno
Erano in 70.000 ieri per le strade di Praga. Contro il caro-bollette. Contro le politiche del governo. Contro l’Ue. E contro una guerra che non è la nostra. E attenzione, al di là del dato numerico, pesa il fatto che l’esecutivo della Repubblica Ceca sia stato fin dall’inizio del conflitto ucraino uno dei più duri e oltranzisti contro Mosca, tanto da aver unilateralmente dato il via da subito alla sospensione dei visti verso i cittadini russi.
Segnali. Di stanchezza. Di rabbia. Di sfaldamento del sostegno. Un qualcosa che si preconizzava sarebbe successo nella Russia colpita dalle sanzioni e con il rublo in caduta libera che innescava bank-run e file ai cambiavalute. Comincia ad accadere l’opposto. E mentre a Praga sfilavano i cittadini, da Vienna giungeva conferma del salvataggio da 2 miliardi di euro della principale utility energetica del Paese, Wien Energie. Stando a quanto riportato da AFP, il cancelliere, Karl Nehammer, avrebbe confermato come quella autorizzata a favore dell’azienda sarebbe una misura di salvataggio straordinaria per assicurare che i due milioni di utenti - quasi tutti concentrati nell’area della capitale - continuassero a ricevere l’elettricità nelle case e nelle attività. Una linea di sostegno che durerà fino al prossimo aprile. Ovvero, a emergenza stagione fredda terminata.
Perché in Austria scarseggiano legname e pellet, letteralmente razziati e saliti a prezzi stellari. Tanto che qualcuno ventila la possibilità di uno stop o di un cap sulle esportazioni, esattamente come già deciso in Ungheria. E se su Wien Energie gravano anche sospetti di malversazioni, ombre su cui Karl Nehammer ha chiesto venga fatta totale chiarezza a fronte del denaro dei contribuenti ricevuti, la ragione che ha portato alla crisi è la medesima che ha costretto la tedesca Unioer a chiedere il bail-out del governo. Ovvero, prezzi del gas alle stelle sullo spot market, dopo che Mosca ha ridotto (e ora sospeso del tutto) i flussi. Da cui Wien Energie dipende pressoché totalmente. Il rischio? Un contagio finanziario, in caso di insolvenza dell’operatore della capitale.
Insomma, emergenza. Anche perché a esacerbare la situazione è stata anche la scelta di Wien Energie di non scaricare finora sugli utenti gli aumenti, una politica che verrà meno dopo l’apertura di linee di credito governative. Tradotto, nei prossimi mesi il potere d’acquisto dei cittadini austriaci subirà uno shock. Effetti Praga in vista oltre il Brennero? Perché in Austria in inverno il freddo si fa sentire. E ancora di più lo fa in Svezia, dove ieri mattina l’esecutivo ha annunciato un pacchetto di aiuti ai produttori di elettricità come risposta alla decisione russa di bloccare del tutto i flussi verso l’Europa attraverso Nord Stream 1.
Anche in questo caso, il timore è quello di un contagio finanziario dovuto al grado di leverage energetico che sta alla base del sistema produttivo scandinavo. E le valutazioni al Nasdaq Clearing di Stoccolma paiono confermare già oggi questi timori. Come se non bastasse, poi, il governo di Magdalena Andersson pare sotto ulteriore pressione, poiché domenica 11 settembre nel Paese si terranno le elezioni generali e, ad oggi, l’estrema destra euroscettica dei Democratici Svedesi appare in vantaggio nei sondaggi.
Una crisi finanziaria legata alle sanzioni contro Mosca potrebbe quindi risultare fatale nelle urne. E spalancare la strada a un’impasse politica pericolosa. Parlando con la stampa, Magdalena Andersson ha sottolineato come la decisione presa ieri da Gazprom non solo rischia di portarci verso una «campagna d’inverno» ma anche mettere a rischio la nostra stabilità dal punto di vista finanziario. E la gravità della situazione pare testimoniata dalla scelta della primo ministro di farsi affiancare per l’occasione dal presidente dell’Ente di regolazione finanziaria nazionale, dal ministro delle Finanze e dal governatore della Riksbank, la Banca centrale.
E il provvedimento si preannuncia vasto e di enorme entità. Miliardi di corone in seno a un programma di sostegno che di applicherà a tutti gli attori del comparto, sia scandinavi che baltici, dopo che la finlandese Fortum, azionista di maggioranza della tedesca (e appena salvata) Uniper ha a sua volta chiesto aiuto al proprio governo per coprire richieste di copertura di collaterale emerse la scorsa settimana per un ammontare fra 1 e 5 miliardi di euro. A detta del management finlandese, una serie di default legati ai piccoli produttori potrebbe sostanziarsi in severe interruzioni del servizio in tutto il sistema energetico del Nord Europa.
E questo grafico
parla chiaro sui rischi immediati che una crisi energetica ad ampio spettro e di lungo periodo come quella prospettata dallo stop di Gazprom a Nord Stream 1 potrebbe innescare nel sistema produttivo e finanziario tedesco. In Germania, infatti, circa 2 trilioni di euro di valore aggiunto dell’economia dipendono da 20 miliardi di controvalore di gas russo: si parla di un leverage di 100 a 1, qualcosa di decisamente più grande e preoccupante della stessa Lehman Brothers. Quando ieri il presidente ucraino, Volodymir Zelensky, parlava di Mosca intenta a lanciare l’attacco decisivo contro l’Europa attraverso l’energia, si riferiva al rischio di un Minsky moment dell’Ue innescato da reazioni finanziarie a catena per il caro-gas? Al mercato futures di Amsterdam, la prima sentenza.
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