I turni di lavoro in Sanità 2017 devono prevedere 11 ore di riposo per ogni giornata di lavoro come stabilisce la Legge 161/2014, ma il problema restano le assunzioni. Ecco tutte le informazioni.
I turni di lavoro nella Sanità italiana devono contenere 11 ore di riposo tra una giornata lavorativa e l’altra, ecco quanto previsto dalla Legge 161/2014. La qualità del servizio però è scesa drasticamente e la mancanza di personale sembra esserne la causa principale.
I nuovi orari imposti dalla normativa europea hanno portato a interpretazioni confuse e la Sanità italiana ha reagito in modo eterogeneo. L’impatto è stato forte, molti sono stati i medici specializzati e dirigenti che non hanno recepito i nuovi turni.
Le 11 ore di riposo hanno esposto il sistema ad un rischio notevole, il colpo è stato attutito ma il problema resta. Il blocco delle assunzioni non può proseguire, poiché la qualità dei servizi sta scendendo e le liste di attesa sono sempre più lunghe.
Vediamo quali sono stati gli effetti della normativa.
Turni di lavoro in Sanità 2017: 11 ore di riposo con Legge 161
I turni di lavoro nella Sanità italiana oggi contano 11 ore di riposo tra una giornata lavorativa e l’altra poiché con la Legge 161 sono spariti gli orari di lavoro prolungati. Almeno così potrebbe sembrare, date le incertezze di interpretazione della normativa europea.
Per i nuovi orari in Sanità sono state inserite 11 ore di riposo tra una giornata lavorativa e l’altra, con almeno 24 ore di riposo ininterrotte ogni 7 giorni di lavoro. Un traguardo notevole, considerando i turni senza fine di alcuni medici.
Altra novità della Legge 161/2014 è il limite massimo a 48 ore di lavoro settimanali, comprese le ore di straordinario. Imponendo dei limiti ai turni, tuttavia, è tornato evidente il problema della carenza di personale. Poche assunzioni in Sanità, liste di attesa lunghissime.
Turni di lavoro in Sanità 2017: nuovi orari contro la carenza di personale
Le 11 ore di riposo della Legge 161 hanno ridefinito i turni di lavoro e con essi il blocco delle assunzioni è riemerso come causa scatenante dei disagi e dell’abbassamento qualitativo della Sanità italiana. Pochi medici, turni più lunghi, la toppa non poteva reggere a lungo.
L’impatto della normativa europea è stato notevole soprattutto per i servizi offerti: uno studio di Fiaso, in collaborazione Cergas-Bocconi, ha evidenziato la pur ovvia connessione tra personale, turni di lavoro e qualità dei servizi erogati.
La Sanità italiana ha bisogno di nuove assunzioni, rendere gli orari flessibili o fissi non può cambiare una situazione fin troppo critica. I tentativi sono stati molti: turni di 12 ore con notturni di 11 ore, inversione di inizio turno e suddivisioni per i turni di pronta disponibilità. Si tratta di misure temporanee che non hanno migliorato la qualità dei servizi, che ne ha risentito.
Turni di lavoro in Sanità 2017: difficoltà di interpretazione della norma
I turni di lavoro imposti dalla Legge 161, inoltre, sono stati recepiti dalla Sanità italiana in modo confuso. L’interpretazione della norma è stata eterogenea, poiché è apparso difficile identificare quali fossero le attività da ascrivere all’orario di lavoro.
A fare le spese dei nuovi orari imposti dalla normativa sono state le ore di formazione, le ore di docenza, le attività non assistenziali. I turni sono cambiati, ma non per i dirigenti, siano essi a capo di strutture complesse o semplici: circa il 70% dei primi non ha cambiato orari, stessa cosa per il 35% dei secondi.
Il sistema della Sanità italiana ha retto all’impatto dei nuovi orari di riposo, ma questa è solo una situazione temporanea. Le soluzioni proposte dallo studio di Fiaso-Cargas-Bocconi sono l’esclusione di dirigenti dai nuovi turni e con essi di una serie di operatori: specialisti, assistenti, persino i volontari.
Le criticità sono molte e impostare una nuova flessibilità di orari non sembra sufficiente. Senza un dovuto piano di assunzioni nel medio-lungo periodo, le condizioni del sistema non potranno che peggiorare. Le assunzioni dovranno ricominciare - prima o poi.
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