Una lettera inviata dall’Italia ci ha messo 7 anni per arrivare in Svizzera

Luna Luciano

24 Aprile 2025 - 22:59

Un automobilista svizzero ha ricevuto, dopo sette anni, una richiesta di pagamento per un pedaggio autostradale italiano dimenticato. Una vicenda curiosa che apre riflessioni legali.

Una lettera inviata dall’Italia ci ha messo 7 anni per arrivare in Svizzera

Immaginate di ricevere dopo sette anni una lettera con la richiesta di pagamento di un pedaggio. È questo ciò che è accaduto a un automobilista della Svizzera occidentale, protagonista di una vicenda che sembra uscita da un racconto surreale.

La lettera, inviata dall’Italia, riguardava un piccolo debito: 1,05 euro per un tratto autostradale a pagamento nei pressi di Varese, dimenticato durante un viaggio nel lontano agosto 2018. Ma la cosa più sorprendente non è l’importo richiesto, bensì il fatto che questa comunicazione sia arrivata soltanto nel 2025, ben sette anni dopo il presunto mancato pagamento.

La storia, riportata per la prima volta da Le Matin, ha fatto sorridere molti, ma ha anche sollevato domande su come funzionino i pedaggi sulle autostrade italiane, soprattutto in quei tratti senza barriere fisiche. Mentre l’automobilista ha accolto con umorismo la richiesta, altri potrebbero chiedersi se rischiano multe o conseguenze legali per situazioni simili.

Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Dopo sette anni riceve una richiesta di pagamento: la storia di un automobilista svizzero

Tutto è cominciato con un tranquillo viaggio estivo. Nel 2018, un automobilista svizzero francofono era in visita nel Nord Italia, una zona apprezzata per la sua bellezza paesaggistica, tra il Lago Maggiore e il Lago di Lugano. Come molti turisti, probabilmente si è goduto la vacanza senza pensieri, percorrendo anche l’autostrada A60 nei pressi di Varese, una tratta soggetta a pedaggio ma priva di barriere. È qui che, molto probabilmente, è sfuggito l’obbligo di registrarsi online e pagare il pedaggio entro due settimane, come previsto in questi casi.

Sette anni dopo, il ricordo di quel viaggio si è improvvisamente riaffacciato alla sua porta, sotto forma di una lettera proveniente dall’Italia. Al suo interno, una richiesta di pagamento per l’importo originario di 1,05 euro, accompagnata da una dettagliata spiegazione e da una voce aggiuntiva: commissioni per 8,39 euro. Un totale di circa nove franchi svizzeri, richiesti con sorprendente cortesia e precisione.

L’uomo, intervistato da Le Matin, ha reagito con umorismo all’insolita situazione: “Senza interesse, è una cosa delicata da parte loro”, ha commentato ironicamente, riferendosi al fatto che, nonostante il lungo ritardo, non siano stati applicati interessi di mora. La lettera conteneva persino l’invito a inviare una prova del pagamento qualora il debito fosse già stato saldato – richiesta che, vista la distanza temporale, ha suscitato ulteriore ilarità.

Questa bizzarra storia ha subito attirato l’attenzione del pubblico, diventando virale anche grazie al suo lato grottesco: chi si aspetterebbe di ricevere, sette anni dopo, una fattura di poco più di un euro? Eppure, la società italiana responsabile del tratto autostradale ha agito in maniera del tutto conforme alle sue procedure interne, sebbene con tempi che sfiorano l’assurdo.

Tra scadenze, commissioni e leggi: i rischi nascosti dei pedaggi dimenticati

Se il caso ha fatto sorridere molti, ha anche messo in luce un aspetto poco noto ai conducenti stranieri che attraversano l’Italia: il sistema dei pedaggi autostradali può riservare sorprese, soprattutto nei tratti senza barriere. In queste tratte, la responsabilità del pagamento ricade interamente sull’automobilista, che deve informarsi e registrarsi online per saldare il dovuto entro due settimane dal passaggio.

Tuttavia, come dimostra questa vicenda, anche quando i pedaggi sembrano dimenticati, possono riemergere dopo anni. Secondo il Touring Club Svizzero (TCS), poiché le autostrade italiane sono gestite da società private, le multe vere e proprie non vengono emesse automaticamente in caso di mancato pagamento. Inoltre, non è previsto il sequestro del veicolo per debiti pregressi, nemmeno in caso di un successivo ingresso in Italia. Ma attenzione: questo non significa che le richieste di pagamento non possano essere inoltrate successivamente, come accaduto al protagonista della nostra storia.

Le società concessionarie italiane, infatti, possono continuare a inoltrare richieste anche dopo anni, fino alla scadenza dei termini di prescrizione previsti dalla legge. Inoltre, una volta notificata la richiesta, è possibile che vengano aggiunti costi amministrativi, come le famigerate “spese di notifica”, che spesso superano di gran lunga l’importo del pedaggio stesso.

Va poi considerato che la cooperazione tra Stati può rendere possibile il recupero crediti anche oltreconfine. In Svizzera, però, affinché un debito estero venga riconosciuto ed eseguito, è necessaria una procedura specifica, che include la convalida da parte delle autorità elvetiche. In pratica, non è detto che ogni lettera inviata abbia valore esecutivo, ma ignorarla potrebbe portare a ulteriori complicazioni, soprattutto in caso di nuovi viaggi in Italia.

Insomma, anche un debito di un euro può trasformarsi in un grattacapo legale. Per quanto assurda possa sembrare, la burocrazia può bussare alla porta, anche sette anni dopo.

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