Una strategia per gestire bond e titoli di Stato e sfruttare il taglio dei tassi di interesse

Stefano Vozza

7 Febbraio 2025 - 17:57

Tra i modi alternativi per investire in obbligazioni questo cerca di sfruttare il rialzo dei corsi sul lungo termine con un rischio tutto sommato contenuto

Una strategia per gestire bond e titoli di Stato e sfruttare il taglio dei tassi di interesse

Si fa presto a dire investo nel reddito fisso e/o sul capitale di rischio se prima non si valuta una serie di elementi. Tipo la propria propensione al rischio, gli obiettivi di fondo di breve, medio e lungo termine, su quali asset class si vuole impostare il portafoglio, le spese di gestione dei prodotti, etc.
Ad esempio in questo mese è un gran parlare del prossimo BTP Più, il bond retail a 8 anni e il primo assoluto con rimborso anticipato del capitale. Tuttavia, aldilà del singolo prodotto conta tanto (o soprattutto?) la tattica operativa perseguita. Tra le tante, vediamo ora una strategia per gestire bond e titoli di Stato e sfruttare il taglio dei tassi di interesse in corso ormai da mesi.

Il metodo Barbell per investire in bond su scadenze diverse

Il riferimento è al metodo Barbelll, detto anche “del bilanciere” per via del nome dell’attrezzo tra i più diffusi in palestra, il bilanciere appunto. In sintesi, la strategia suggerisce di piazzare i pesi, ossia i capitali, alle due estremità della barra, vale a dire i tempi. Cioè suggerisce di ripartire il capitale da destinare al comparto obbligazionario sui due timeframe, il breve e lungo termine, evitando di collocarlo sui titoli con scadenze intermedie.
Sotto certi aspetti è una strategia che si discosta non poco da quella seguita dal cassettista standard, che di norma predilige il medio termine. E difatti il prossimo BTP Più ha una durata di 8 anni, ed è probabilmente il target forte a cui si rivolgerà il MEF. In genere il piccolo investitore si colloca su durate residue intermedie per sfruttare la curva dei rendimenti senza esporsi ai rischi dei bond lunghi.
Pertanto il metodo Barbell aiuterebbe da un lato a non cedere al rischio della liquidità tout court, mai vincente di per sé. Dall’altro offrirebbe una valida alternativa nell’approccio, “a piccoli morsi”, al lato più succulento della yield curve.

Quali sarebbero i pro di questa strategia in corporate e sovereign bond?

In tal modo, continua la strategia, ci si assicura la presenza in portafoglio di bond a basso rischio ed alta liquidità, quelli a breve scadenza, con i titoli speculativi, i lunghi. Mentre i primi offrirebbero un buon parcheggio della liquidità, a rischio quasi nullo e in quest’epoca anche remunerato, ai secondi sarebbero affidate le grandi attese sui rendimenti. Non di rado, infatti, i ritorni dati dagli apprezzamenti dei corsi dei bond sulla media distanza surclassano i flussi cedolari, comunque pur sempre graditi e ricercati.
Detta diversamente, la strategia Barbell poggia su sicurezza e ricerca della buona occasione offerta dai bond lunghi, più sensibili alle dinamiche dei tassi di interesse. Ad esempio da quando la BCE ha invertito la sua politica monetaria, passando dai rialzi ai tagli del costo del denaro, i prezzi dei bond lunghi hanno ripreso a salire. È il noto meccanismo con cui il mercato adegua i rendimenti delle obbligazioni a cedola fissa. Certo, si tratta di rialzi non ancora pari a quanto ci si aspettava, ma intanto c’è che i prezzi hanno smesso di scendere ed invertito il trend (almeno per ora).
Ovviamente a mutare sono soprattutto i pesi da destinare ai due orizzonti temporali (breve e lungo termine) e gli emittenti dei bond (per rating, natura, etc). Tuttavia, a nostro avviso il vero segreto del successo sta nel giusto timing dell’implementazione della strategia, capace di fare tanta differenza tra un portafoglio e un altro.

Una strategia per gestire bond e titoli di Stato e sfruttare il taglio dei tassi di interesse

Per comprendere il concetto facciamo un semplice esempio. Ragioniamo di fantasia e vediamo quanto avrebbe potuto produrre un capitale di 50mila € gestito con tale metodo messo in piedi in due epoche differenti.
Immaginiamo di aver destinato 35mila €, il 70% di 50mila, sul breve termine (durata residua: 2 anni) e il restante sul lungo. Nel nostro esempio considereremo il BTP emesso il 1° settembre 2009 e in scadenza alla stessa data del 2040. Il bond ha codice ISIN IT0005441883 e una cedola nominale annua lorda del 5%. Quanto alle epoche, ai tempi, ne ipotizziamo una ai primi di febbraio 2021 e l’altra ai primi di febbraio 2023.
Il rendimento composto lordo all’emissione del CTZ a 24 mesi a febbraio 2021 era pari al -0,308% (dati MEF). La quotazione del bond lungo 4 anni fa, invece, di poco oltre i 160 centesimi, mentre oggi prezza sui 113. Morale, ad oggi avrebbe generato una perdita reale sul titolo a breve e una potenziale sul lungo (in caso di rivendita), non bilanciato dal ricco flusso cedolare del BTP 5%. Tuttavia, l’analisi sulla componente long va fatta sul medio-lungo termine e non su un biennio.
Lo scenario muta radicalmente se si considera febbraio 2023 come data di inizio della strategia. All’epoca il bond del Tesoro a 2 anni di vita residua rendeva sul 3,6% lordo annuo circa, mentre i prezzi mensili del BTP hanno variato nel range 104-112. Morale, le performance sarebbero buone tra cedole e potenziali plusvalenze, ricordando però che per il BTP ‘40 valgono sempre le considerazioni di cui sopra.

Iscriviti a Money.it