Mentre la Polonia di fatto ridimensiona l’accaduto, invocando «solo» l’Articolo 4 della Nato per consultazioni, più di un segnale sembra delineare un regime da Guerra Fredda permanente. Molto bullish
Mentre la stessa Polonia invocava l’articolo 4, di fatto ammettendo implicitamente come la versione dei missili russi volontariamente sparati sul proprio territorio sia totalmente inconsistente e a forte di rischio di tramutarsi in un fait accompli dalle conseguenze - quelle sì - drammaticamente imprevedibili, solo tre persone evocavano l’azione contro Mosca: Volodymir Zelensky, Enrico Letta e Carlo Calenda. Inutile aggiungere altro.
Cosa comparta l’attivazione dell’articolo 4 della Nato? Di fatto, prendere tempo in attesa di maggiori elementi di valutazione. Implica infatti consultazioni fra gli Stati membri richieste da uno di essi, al fine di valutare l’accaduto. In caso di presa d’atto di prove inconfutabili di un’aggressione terza, allora entra in campo la mutua assistenza prevista dall’articolo 5. Nella fattispecie, la guerra fra Nato e Russia. Ma si sa, i dossier aperti ex articolo 4 giungono sempre alle conclusioni che fanno comodo. Mai all’eventuale realtà.
Situazione totalmente gonfiata ad arte, insomma? Parzialmente, sì. Fin dal mattino, poiché agli spiragli di pace emersi dal pre-vertice G20 di Bali, Mosca aveva risposto con una tempesta di missili sul Kiev. Un chiaro segnale di marcatura del territorio della deterrenza nucleare globale, stante l’assenza di Vladimir Putin dal vertice e le strane voci di ricovero in Indonesia del ministro degli Esteri, quel Serghei Lavrov rientrato a Mosca dopo il primo giorno di lavori. [...]
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