UniCredit: ecco perché Moody’s ha alzato il rating

Luca Fiore

19/07/2019

L’agenzia di rating Moody’s ha aumentato il rating stand-alone di UniCredit a “baa3”.

UniCredit: ecco perché Moody’s ha alzato il rating

Azioni UniCredit sotto i riflettori sul listino di Piazza Affari dopo la notizia della promozione arrivata dagli analisti di Moody’s.

Con l’indice principale di Piazza Affari stimato in rialzo di circa mezzo punto percentuale, le azioni UniCredit dovrebbero capitalizzare la notizia dell’aumento del giudizio stand-alone.

Negli ultimi tre mesi le azioni UniCredit hanno segnato un calo dell’8,7 per cento mentre rispetto a un anno fa il titolo della banca guidata da Jean Pierre Mustier arretra del 17,8%.

UniCredit: Moody’s alza giudizio stand-alone

L’agenzia ieri sera ha annunciato di aver incrementato la valutazione “stand-alone”, quello che misura il merito di credito senza tenere in considerazione i fattori esterni, da “ba1” a “baa3”.

Di conseguenza, anche il rating del debito senior Non Preferred e il rating Tier 2 della banca sono stati migliorati rispettivamente a «Baa2» (da «Baa3») e «Baa3» (da «Ba1»).

Allo stesso tempo, Moody’s ha confermato il debito senior a lungo termine della banca e il rating di deposito a «Baa1 / P-2». L’outlook è stato ribadito “stabile”.

La valutazione di UniCredit è di due notches al di sopra del debito sovrano italiano.

UniCredit: Moody’s, ecco perché abbiamo alzato giudizio

“Il provvedimento –si legge nella nota diffusa dall’agenzia di rating – è legato alla prosecuzione del processo di riduzione del rischio e di rafforzamento del profilo di credito”.

Il tutto, continua Moody’s, “in un contesto che negli ultimi anni è stato caratterizzato da una forte riduzione dello stock di crediti problematici e da un miglioramento e da una stabilizzazione della redditività”.

UniCredit: Moody’s, piano 2019 completato in anticipo

L’agenzia rileva inoltre che l’implementazione del piano strategico 2019 “è in gran parte completata, prima del previsto”.

Si tratta di un piano che portato “un miglioramento materiale del profilo di rischio tramite la riduzione dello stock di esposizioni non performanti a 37,6 miliardi di euro (dato a fine marzo 2019), dal picco toccato a fine 2014 di 84,4 miliardi di euro”.

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