Il Covid, con Omicron, non si è “raffredorizzato” e i rischi restano altissimi. A spiegarlo, intervistato da Money.it, è Aureliano Stingi, collaboratore della task force Oms contro le fake news.
Da giorni si sente sempre più spesso dire che il Covid, con l’arrivo della variante Omicron, si è “raffredorizzato”. Un termine utilizzato per indicare che gli effetti del Covid siano ormai più simili a quelli di un raffreddore - e quindi poco gravi - rispetto al coronavirus che abbiamo conosciuto con le prime varianti.
Ma, semplicemente, non è così. I dati mostrano come la differenza tra Covid (anche con Omicron) e raffreddore sia enorme e che un confronto - nonostante gli effetti dei vaccini - non sia possibile. A spiegare perché, contattato da Money.it, è Aureliano Stingi, PhD in Cancer Biology e collaboratore della task force dell’Oms contro le fake news sul Covid.
Innanzitutto bisogna precisare che si tratta di due virus “completamente diversi”: Stingi ha effettuato comunque un confronto utilizzando il Rhinovirus, ovvero la forma più frequente, ma “bisogna precisare che il raffreddore è rappresentato da una serie di sintomi, ma nella maggioranza dei casi quando si ha un raffreddore è il Rhinovirus”.
Un virus che “non ha nulla a che vedere con Sars-Cov-2” e la variante Omicron, sottolinea Stingi. Tanto che “non appartengono neanche alla stessa famiglia”: il Rhinovirus non ha nulla a che vedere con il coronavirus.
Omicron vs. raffreddore: la diversa trasmissibilità
Il primo dato evidenziato dal ricercatore è la differenza nella trasmissibilità, paragonando il valore R0: nel raffreddore comune è pari a 1,88, “ovvero se ho il raffreddore lo attacco in media a 1,88 persone”.
Con Omicron questo valore sale fino a oltre i 10, il che vuol dire che “infetto 10 persone”. Un valore che, con quello che è stato definito uno dei virus più contagiosi della storia (Omicron), dà l’idea di come i due valori non siano paragonabili: parliamo di più del quintuplo della trasmissibilità per il Covid.
La mortalità di raffreddore e Covid
Ancora più evidente è la differenza sulla mortalità dei due virus: “Per i Rhinovirus la letalità è difficile da trovare perché praticamente non fa morti. Può succedere in soggetti immunocompressi, ma la mortalità è meno dello 0,04%”.
Con Sars-Cov-2, considerando anche l’impatto delle vaccinazioni, siamo circa all’1%. “Pur considerando i vaccini e Omicron parliamo di ordini di grandezza diversi, non paragonabili. Il Covid è 25 volte più letale e anche se fossero solamente 10 sarebbe una differenza immensa”, sottolinea Stingi.
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Gli effetti dei due virus sulle persone: la patogenesi
Un altro elemento da considerare è quello degli effetti dei due virus sul nostro corpo. Innanzitutto - ricorda l’esperto - “gli effetti del raffreddore derivano da ciò che fa il nostro sistema immunitario che combatte il virus: febbre, naso che ci cola, starnuti, sono meccanismi che il nostro corpo mette in atto e non è il virus che ci sta danneggiando”.
Con Sars-CoV-2 abbiamo non solo gli effetti dovuti alla reazione del nostro corpo, ma anche gli effetti negativi del virus. Per esempio nel caso del Covid ci può dare degli “effetti anche a livello cardio-circolatorio, quindi trombosi, miocarditi, pericarditi, formazione di molecole infiammatorie che portano poi alla possibile morte dei pazienti, polmoniti, distruzione delle cellule dei polmoni”.
Al contrario quelli del raffreddore sono “piccoli sintomi, segno che il nostro corpo funziona”. Con il Covid gli organi colpiti, peraltro, sono molti: “È stato trovato in tutti gli organi e li può danneggiare, persino il cervello, i bronchi, i polmoni, il fegato. Per esempio in alcuni casi non si percepiscono odori e sapori perché il virus danneggia anche le cellule del naso e della lingua”.
La minore letalità di Omicron
Non è sufficiente, quindi, dire che con la variante Omicron il Covid è meno letale, perché la differenza rispetto al raffreddore resta abissale. Inoltre la minor virulenza di Omicron può essere dovuta a un “effetto congiunto”: da una parte è “intrinsecamente meno letale per motivi biologici” - precisa Stingi - dall’altra c’è l’impatto delle “vaccinazioni o dei tanti guariti per cui il nostro sistema immunitario è già pronto a combattere” il virus.
Di fatto questo vuol dire che è “difficile scollegare i due effetti: quindi c’è sia una minore letalità di Omicron da patogenesi che un impatto di guarigioni e vaccinazioni” che riducono la letalità di Omicron.
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