Il nuovo regime impone che ogni esportazione di gallio e germanio sia soggetta all’approvazione del Ministero del Commercio cinese, un processo che può durare dai 30 agli 80 giorni.
La recente decisione della Cina di limitare drasticamente le esportazioni di gallio e germanio, due minerali essenziali per la produzione di semiconduttori, potrebbe scatenare una crisi globale nella catena di approvvigionamento dei chip. Questi metalli, fondamentali per la fabbricazione di dispositivi elettronici ad alta velocità, sono prodotti in gran parte proprio in Cina, che domina il mercato globale: Pechino rappresenta infatti circa il 60% della produzione mondiale di germanio e quasi il 90% di quella di gallio.
A partire dall’agosto dello scorso anno, il governo cinese ha implementato una politica restrittiva sull’esportazione di questi metalli, giustificandola come una misura per proteggere la propria sicurezza nazionale e i suoi interessi strategici. Tuttavia, molti osservatori ritengono che questa mossa sia una risposta diretta agli sforzi dell’Occidente di limitare l’accesso della Cina alle tecnologie avanzate.
Il nuovo regime impone che ogni esportazione di gallio e germanio sia soggetta all’approvazione del Ministero del Commercio cinese, un processo che può durare dai 30 agli 80 giorni. Questa procedura complessa rende estremamente difficile per le aziende internazionali, in particolare quelle statunitensi, ottenere questi materiali cruciali, con conseguenti gravi carenze di approvvigionamento. Le scorte di molte aziende americane sono ormai prossime all’esaurimento, una situazione che potrebbe aggravare ulteriormente la crisi. [...]
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