Dove hanno preso voti i 5 Stelle? Boom nelle regioni con alta disoccupazione e basso Pil

Alessandro Cipolla

07/03/2018

Il Movimento 5 Stelle ha stupito tutti alle elezioni facendo bottino pieno nelle regioni dove c’è più disoccupazione e minor Pil pro capite. Basta questo per spiegare l’esito del voto?

Dove hanno preso voti i 5 Stelle? Boom nelle regioni con alta disoccupazione e basso Pil

Smaltita l’adrenalina dell’immediato post voto e con i risultati delle elezioni che ormai sono definitivi, è tempo di bilanci per capire al meglio come hanno deciso gli italiani di esprimere la loro preferenza lo scorso 4 marzo.

Senza dubbio i partiti usciti vincitori dalle urne sono il Movimento 5 Stelle e la Lega. In particolare i pentastellati hanno stupito tutti con Luigi Di Maio sempre più lanciato verso Palazzo Chigi.

Qual è stato allora il segreto del successo dei 5 Stelle? Difficile ricondurre questo exploit a pochi fattori, ma relazionando i numeri della geografia dei voti presi dai grillini a quelli degli indici di Pil pro capite e di disoccupazione nelle regioni italiane, è evidente che il Movimento abbia fatto incetta di preferenze nelle zone più in difficoltà del paese.

Dove ha preso voti il Movimento 5 Stelle

Non è mai facile commentare gli spostamenti dei vari flussi elettorali, specie dopo un voto come quello del 4 marzo che è stato caratterizzato da una campagna elettorale molto breve e che si è giocata in prevalenza tutta nei salotti televisivi.

I risultati di queste elezioni sono molto chiari: il Movimento 5 Stelle è ormai l’indiscusso primo partito in Italia con il 32,6% dei voti raccolti, mentre la Lega arrivata al 17,4% ha più che quadruplicato i consensi rispetto alle politiche del 2013.

In pole position per la guida del prossimo governo ci sono i pentastellati, che sono riusciti a sfondare il tetto del 30% grazie a un risultato eccezionale nelle regioni del Sud, dove hanno trionfato sia nei collegi uninominali che nel proporzionale.

Nello specifico, è molto interessante guardare questo grafico pubblicato da La Repubblica che mette in relazione i voti presi dal Movimento 5 Stelle nelle varie regioni al PIl pro capite di queste. Balza subito all’occhio che Di Maio e soci abbiano raccolto percentuali bulgare dove c’è più difficoltà mentre, al contrario, hanno attecchito poco dove c’è più produttività.

Andamento simile se guardiamo i dati relativi alla disoccupazione nel secondo trimestre del 2017. La musica come si può vedere è sempre la stessa, con il Movimento che ha raccolto più voti nelle regioni dove sono di più chi è senza lavoro.

Tutto merito del Reddito di Cittadinanza?

Vedendo questi dati si potrebbe subito pensare che, il boom fatto registrare dal Movimento nelle regioni dove c’è più disoccupazione e minore Pil pro capite, sia dettato dalla promessa di un Reddito di Cittadinanza per chi è senza lavoro o vive in una situazione di disagio.

Senza dubbio la speranza di poter ricevere un assegno dignitoso se si è senza lavoro e senza ammortizzatori è un pensiero che fa gola a molti. Ridurre però il successo elettorale dei 5 Stelle a una mera promessa di introito è più che semplificativo.

In Sicilia si è passati dal “cappotto” del Centrodestra a quello del Movimento, con i pentastellati che hanno superato la soglia del 50% in molte zone anche della Campania e della Calabria.

La Basilicata una volta feudo rosso ora è diventato feudo giallo, mentre pure in Puglia e Sardegna la musica è stata la stessa. Anche regioni più centrali come le Marche e l’Abruzzo hanno scelto in massa i grillini.

In molti più che di protesta hanno visto in quello verso i 5 Stelle un voto di speranza e di cambiamento, anche se il Reddito di Cittadinanza è una prospettiva più che allettante per chi vive un momento di grande difficoltà.

Starà ora a Luigi Di Maio riuscire a non deludere gli oltre 10 milioni di italiani che hanno votato il Movimento. Stare all’opposizione e promettere è un gioco facile, mentre governare come direbbe Nanni Moretti “beh, è tutta un’altra cosa…”

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