Il voto degli attivisti certificati sulla piattaforma Rousseau ha dato via libera al governo M5S-PD: cosa succede quindi ora con la vittoria del Sì.
Con la plebiscitaria percentuale del 79,3%, gli iscritti certificati del Movimento tramite la piattaforma Rousseau hanno dato il loro personale via libera al governo M5s-Pd, contro l’appena 20,7% di No.
Le urne telematiche hanno rappresentato di certo uno step fondamentale - anche se non decisivo - per la nascita del nuovo governo Conte, sostenuto questa volta dal Movimento 5 Stelle insieme al Partito Democratico.
Il futuro politico del nostro Paese è stato quindi definito dai 79.643 attivisti certificati che hanno dato il loro assenso al cosiddetto simposio giallorosso.
Qui i Risultati del voto su Rousseau
Ora quindi, con la vittoria del Sì, lo scenario è quello che vede il premier incaricato Conte salire al Quirinale con tanto di lista dei ministri del proprio governo, per presentarsi poi a inizio della prossima settimana in Parlamento per il voto di fiducia: se alla Camera i numeri per i giallorossi sono solidi, al Senato invece ci sono molte meno certezze e sarà fondamentale il supporto delle Autonomie e del Gruppo Misto.
Voto Rousseau governo M5S-PD: cosa succede con la vittoria del Sì
Il voto sulla piattaforma Rousseau è stato però soltanto il primo scoglio che il governo formato da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico si è trovato ad affrontare. Giuseppe Conte già in serata dovrebbe accelerare nella stesura della propria squadra.
Già in questo mercoledì mattina infatti il premier incaricato è atteso al Colle da Sergio Mattarella per la consegna della propria lista dei ministri. Soltanto in quel momento verranno sciolte le riserve con la palla che a quel punto passerà al Parlamento.
A inizio della prossima settimana, con ogni probabilità a partire dalla giornata di martedì, Conte dovrà presentarsi prima alla Camera e poi al Senato per ottenere il voto di fiducia al suo governo bis.
Mentre alla Camera da soli Movimento 5 Stelle e Partito Democratico hanno una maggioranza, al Senato sarà decisivo il sostegno delle Autonomie e di Liberi e Uguali visto che +Europa e i fuoriusciti pentastellati dovrebbero votare contro.
Attenzione però al pericolo dei franchi tiratori. Da giorni infatti si susseguono le voci di ben nove senatori 5 Stelle, oltre a Gianluigi Paragone che ha già annunciato il suo voto contrario, pronti al cambio di casacca e a passare con la Lega.
Visto che a fronte di una maggioranza di 161 senatori a Palazzo Madama il Movimento insieme al PD, escluso Paragone, possono contare in teoria su 157 voti, in caso di un voto contro da parte di un cospicuo gruppo dei 5 Stelle il futuro del governo giallorosso sarebbe più che in bilico.
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