Luca Zaia ha la sua ricetta per far ripartire davvero l’Italia. Il governatore veneto, sempre più influente nella politica nazionale, ha parlato della necessità di cambiare passo subito. E della lotta per l’autonomia regionale, per niente archiviata
Luca Zaia sempre più alla ribalta sulla scena politica nazionale. L’emergenza coronavirus ha acceso i riflettori sul governatore leghista, ormai considerato un vero leader, non solo nel partito di Salvini, ma per la guida del Paese.
Il presidente veneto sembra avere le idee chiare su come l’Italia dovrebbe affrontare questo momento cruciale, per il quale Conte ha appena lanciato il Recovery Plan per la nazione.
Proprio in occasione dell’ultima conferenza stampa del presidente del Consiglio del 3 giugno, Zaia ha voluto spiegare la sua ricetta per la rinascita del Paese. Cambiare passo e concretizzare l’autonomia regionale: questi i messaggi del governatore.
Zaia: “il Paese è mummificato”. Ecco cosa serve all’Italia
Intervistato da Il Corriere della Sera, Luca Zaia ha espresso il suo pensiero sulle urgenze per modernizzare davvero la nazione.
I fatti, secondo il governatore, suggeriscono che l’Italia è ferma, come mummificata, e ha quindi bisogno di una scossa.
La ricetta del governatore? Cambiare mentalità, riforme, semplificazione, autonomia in nome del federalismo. Queste sono state le parole - e i concetti - chiave di Zaia.
Il discorso di Conte non ha convinto il presidente veneto, perché a suo avviso non ha centrato in modo concreto la strada da percorrere subito, senza aspettare ancora.
Questa la sua visione:
“Per fare le riforme non servivano soldi. Perché i soldi, senza riforme, senza un cambio di mentalità, non riusciamo a spenderli....Se il metodo è sempre quello, moriremo di comitati, di autotutela, di non toccare questo e non toccare quello, di gemmazione di grandi riunioni e proliferazione delle task force. Moriremo di ipocrisia. Se non semplifichiamo davvero, sprofonderemo”
Zaia ha sottolineato che il suo intento non è di fare polemica sterile contro Conte, suo avversario politico. Piuttosto di dare una svolta al Paese, dove vige un “perpetuo rinviare”.
Il faro deve essere il modello ponte di Genova, l’unico che ha funzionato, perché altrimenti si rischia il fallimento, così spiegato da Zaia: “Io devo fare il nuovo policlinico universitario di Padova, un’opera da 600 milioni. Ma senza cambiamenti, non mi basteranno dieci anni per aprirlo. E il peggio è che nascerà vecchio”.
Queste, dunque, le basi per un repentino cambio di passo nel governare l’Italia.
Zaia punta sul federalismo: l’autonomia regionale è la svolta
La ricetta di un buon Governo per Zaia non può prescindere dal federalismo. L’autonomia regionale non è affatto passata in secondo piano secondo il governatore.
Anzi, il presidente ha lanciato un avviso alle istituzioni e alla politica in generale:
“C’è chi evita furbescamente la parola autonomia. Ma siccome la vicenda del Covid, ferme restando tutte le cautele, si sta spegnendo, voglio avvisare: la mia regione non si è dimenticata. E sono convinto che andrebbe spalmata da Nord a Sud: gli stati moderni e che funzionano, come Usa, Svizzera e Germania, sono federalisti. Il centralismo è il Medioevo, l’autonomia è il Rinascimento
Un chiaro monito: la lotta autonomista è ancora viva e attuale e continua a essere un cavallo di battaglia leghista. Come il tema dello scontro Nord-Sud: il conflitto non lo vuole nemmeno Zaia, che però ha ricordato che se una regione può correre più veloce deve poterlo fare.
Il presidente del Veneto ha mostrato, di nuovo, di avere idee chiare, proprio in un momento in cui la sua influenza politica sembra in crescita. Riuscirà Zaia a concretizzare la sua ricetta federalista?
Intanto, il governatore tenterà il rinnovo di mandato alle regionali venete.
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