I 10 dubbi sul “nuovo” Reddito di Cittadinanza: così si rischia il caos totale

Alessandro Cipolla

05/10/2018

Il Reddito di Cittadinanza sarà nella prossima legge di Bilancio: ecco 10 interrogativi su un provvedimento dove al momento regna la confusione.

I 10 dubbi sul “nuovo” Reddito di Cittadinanza: così si rischia il caos totale

In teoria non sarebbe sbagliato parlare di un “nuovo” Reddito di Cittadinanza. Dopo la definizione del Def dove sono previsti 10 miliardi in totale per l’avvio della misura, da più fronti del Movimento 5 Stelle stanno arrivando delucidazioni su quelli che saranno i dettagli.

Dopo anni di propaganda martellante, adesso si scopre che l’importo verrà versato su una card con la quale si potranno fare soltanto acquisti “morali” e che i soldi si potranno soltanto spendere e non mettere da parte.

Più in generale è tanta la confusione che aleggia sopra il cielo di un Reddito di Cittadinanza che, stando ai pentastellati, dovrebbe partire il prossimo marzo con tanto di restyling dei centri per l’impiego.

Dubbi e incertezze che abbiamo riassunto in 10 punti che ancora appaiono poco chiari: se non verranno date a breve risposte a questi interrogativi, a marzo potrebbe essere il caos più totale.

Un Reddito di Cittadinanza tutto nuovo

Nella sua idea di fondo, il Reddito di Cittadinanza è una misura senza dubbio giusta e necessaria per il nostro paese. Oltre alla Grecia, soltanto l’Italia infatti tra i maggiori paesi europei non prevede una forma di sussidio per chi è senza lavoro o vive sotto la soglia di povertà.

Il precedente governo ha provato a creare qualcosa di simile con il Reddito di Inclusione che però, visti i soli 2,5 miliardi a disposizione, è soltanto una misura tampone per le situazioni più gravi. Il Reddito di Cittadinanza invece andrebbe ad ampliare la platea e ad aumentare gli importi elargiti.

Fin dalla sua nascita, il Movimento 5 Stelle ha sempre portato avanti con vigore questo provvedimento, facendone un vero e proprio cavallo di battaglia tanto che si è insistito molto per inserirlo da subito nela legge di Bilancio.

Nel suo ultimo programma elettorale, si parlava solo di 780 euro da elargire a persona (la cifra aumenta per i nuclei familiari) in base “alla soglia di povertà relativa calcolata sulla base del 60% del reddito mediano equivalente pro capite”.

QUI IL PROGRAMMA ELETTORALE

Nel contratto di governo stipulato insieme alla Lega, bene o male vengono riportate le stesse parole soltanto con l’aggiunta di possibili coperture che potrebbero arrivare dal Fondo Sociale Europeo.

QUI IL PROGRAMMA DI GOVERNO

Adesso invece veniamo a scoprire diversi nuovi dettagli. A questo punto sorge un dubbio spontaneo: il Movimento 5 Stelle non aveva mai pensato prima a come realmente applicare realmente il Reddito di Cittadinanza, oppure le modalità sono state taciute in campagna elettorale per non creare perplessità e perdere voti?

I 10 dubbi

Di fronte a questa ridda di annunci, ipotesi e indiscrezioni, abbiamo individuato 10 grandi interrogativi sull’effettiva applicazione del Reddito di Cittadinanza in base a quanto detto dai 5 Stelle e scritto nel Def.

  • Soldi a disposizione - In totale nel Def ci sono 10 miliardi per il RdC, di cui 1 miliardo destinato ai centri per l’impiego. Visto che è previsto l’avvio anche della Pensione di Cittadinanza (assegni minimi aumentati a 780 euro), i soldi stanziati appaiono molto pochi (come già detto in un nostro specifico focus) per soddisfare l’annunciata platea di 6,5 milioni di persone.
  • La card - I beneficiari non riceveranno i soldi tramite assegno o conto corrente, ma l’importo spettante sarà caricato su una card. Ancora non è chiaro che tipo di tessera sarà e come funzionerà il suo utilizzo. Visto che l’indirizzo è quello di utilizzare il denaro soltanto per le spese, bisogna ricordare che molti negozi e banchi del mercato sono sprovvisti di pos, visto che la legge prevede l’obbligo di averlo ma non multe per gli esercizi che non ne hanno.
  • Le spese “immorali” - I soldi versati sulla card non potranno essere utilizzati per il gioco d’azzardo o per acquistare beni considerati “immorali”. Senza entrare nel filosofico, si parla di un software nella card che non permetterebbe di spendere per determinati articoli: si tratterebbe quindi di censire tutti i prodotti acquistabili e fare una lista di quelli “morali” e “immorali”. Una ipotesi che appare fantascienza o da libri di Orwell.
  • Divieto di cumulo - L’importo che viene versato deve essere tutto speso, pena la sospensione del RdC con i soldi avanzati che comunque a fine mese ritornerebbero allo Stato. Un beneficiario quindi non può fare una sorta di economia e magari mettere da parte 100 euro al mese, un aspetto che cozza anche con l’indole risparmiatrice degli italiani.
  • Solo italiani - Da quanto si apprende, il RdC sarà soltanto per gli italiani e per chi risiede in Italia da almeno 10 anni. Un aspetto questo che potrebbe portare a dei problemi di costituzionalità.
  • Solo prodotti italiani - Discorso simile qui per le spese “immorali”. Oltre sempre a questo mega software capace di riconoscere tutti i prodotti acquistabili, qui c’è anche il rischio di andare contro ad alcuni Trattati per il Commercio oltre a quelli Europei.
  • I beneficiari - Secondo le stime del governo, inizialmente saranno 6,5 milioni gli italiani interessati dal RdC. Ancora da chiarire però quali saranno i parametri per poter rientrare in questa platea: l’ipotesi è quella di un ISEE inferiore ai 9.300 euro.
  • Gli importi - La cifra è quella di 780 euro: chi guadagna di meno, si vedrà compensare la differenza dallo Stato fino ad arrivare alla soglia minima stabilita. Si parla però anche di possibili decurtazioni come per chi ha una casa di proprietà ancora tutte da capire. Inoltre invece di una durata di tre anni, si parla anche di massimo 18 mesi.
  • I soldi per i centri per l’impiego - Inizialmente si pensava a 2 miliardi da destinare ai centri per l’impiego, ma ora c’è solo 1 miliardo a disposizione. Attualmente soltanto il 3% degli iscritti trova lavoro nei nostri centri, ma oltre a un piano di assunzioni non si capisce come verranno utilizzate queste risorse che appaiono essere comunque scarse visto il profondo rinnovamento da dover apportare.
  • L’organizzazione dei centri per l’impiego - Per non essere il RdC un mero assistenzialismo, i centri per l’impiego dovranno diventare efficienti. Si parla quindi anche qui di un software per creare un database nazionale di domanda e offerta, ma per fare questo occorre del tempo. Visto poi che i beneficiari stimati in 6,5 milioni dovranno ricevere nei prossimi tre anni fino a tre proposte di lavoro, i centri per l’impiego in questo lasso di tempo dovranno riuscire a offrire quasi 20 milioni di offerte di lavoro. Anche qui siamo nel campo della fantascienza.

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