È tempo di rinnovare la Pubblica amministrazione con nuove assunzioni (170 mila per il 2023) e con un nuovo sistema di misurazione del merito. Ecco cosa ha detto il ministro Zangrillo.
Nella Pubblica amministrazione (Pa) servono più delle 320.000 nuove assunzioni avvenute in due anni. È il Ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ad annunciarlo in un’intervista per Il Messaggero. Nel lungo scambio, il ministro ha parlato di numero di personale necessario per una buona funzione della Pubblica amministrazione e del valore del merito da attribuire ai dipendenti.
Secondo il ministro Zangrillo - che non ha colto le critiche al sistema di “merito” che l’opinione pubblica nel corso degli ultimi mesi ha lanciato verso chi, nel governo Meloni, parla proprio di merito nelle istituzioni come nelle scuole, le università e i posti di lavoro - crede che il merito sia un valore irrinunciabile da cui ripartire per rendere la pubblica amministrazione un’organizzazione attrattiva per i giovani. Ma dove sono i giovani talenti a cui viene riconosciuto il merito? È questi che Zangrillo vuole recuperare ed è su questo, dice, che stanno lavorando. Sarebbe interessante capire come, per esempio eliminando le disuguaglianze all’ingresso nelle istruzione o durante le fasi concorsuali, ma al momento non ci sono risposte.
Al problema della poca attrattiva per i giovani si aggiunge anche la necessità di aggiornare chi è già dentro al sistema della Pubblica amministrazione. Su questa bilancia Zangrillo deve riuscire a equilibrare nuove assunzioni, aggiornamenti e valorizzazione del merito.
Assunzioni nella Pubblica amministrazione: 320 mila nella pubblica amministrazione
Quanti dovrebbero essere i dipendenti della Pubblica amministrazione? In Italia i dipendenti pubblici sono 3,2 milioni ed è considerato un numero basso. Questo perché, confrontando i dipendenti pubblici di altri paesi vicini come Francia, Spagna e Inghilterra in rapporto al numero di cittadini, i dati italiani risultano in carenza.
In Italia la Pubblica amministrazione è quindi in deficit di organico, soprattutto nelle amministrazioni più piccole. Il rapporto tra lavoratori pubblici e residenti in Italia si aggira intorno al 5,6%, mentre in Francia il rapporto è 8,4%, in Spagna 6,8% e in Inghilterra 7,8%. L’unico modo per colmare questa differenza è predisporre nuove assunzioni e il Consiglio dei ministri, con il decreto-legge 44, ha approvato il rafforzamento della capacità amministrativa centrale e territoriale. Con questo provvedimento si prevede l’assunzione di circa 3.000 persone per il comparto difesa e sicurezza, mentre 157.000 persone sono già state assunte nel 2022, al quale si devono aggiungere 170.000 nuove assunzioni nel 2023. In totale in due anni sono state assunte 320.000 persone nella Pa.
Sembra che i concorsi nella pubblica amministrazione non finiscano mai e interrogato in merito Zangrillo ha risposto che nella Pa non c’è un numero standard di dipendenti e che si deve invece rispondere al fabbisogno del paese. A esempio le nuove sfide del PNRR prevedono un inevitabile aumento di dipendenti, così come in futuro un aggiornamento delle tecnologie potrebbe comportare una diminuzione degli stessi. Oggi serve attirare i giovani nella Pa, perché detentori di quelle conoscenze utili al risanamento e rinnovamento dell’organizzazione.
Attirare giovani nella Pubblica amministrazione: questione di merito?
Come attirare giovani nella Pubblica amministrazione sembra essere chiaro al ministro Zangrillo. Bisogna infatti puntare sul merito dice, una parola che difficilmente entra nella Pa amministrazione perché, secondo il ministro, “merito” significa poter esprimere i propri talenti, le proprie virtù, significa occuparsi del benessere delle persone. Inserire il merito nella Pubblica amministrazione non è affatto semplice, perché va rivisto il sistema stesso di valutazione.
L’attuale sistema infatti non sembra rispondere al Paese reale, quello che si trova a partire in maniera diseguale nell’Istruzione e di conseguenza nei titoli valutati durante i concorsi pubblici. In ogni caso Zangrillo non sembra parlare della fase educativa, lasciata al ministro dell’Istruzione e del Merito appunto, ma della misurazione del valore del merito in base ai risultati delle attività lavorative. “Per questo motivo, il primo passo che ho compiuto è stato quello di mettere l’accento sul tema del merito nell’atto di indirizzo per i dirigenti delle funzioni centrali attraverso l’incentivazione della performance organizzativa e individuale, ha detto”.
Obiettivo: ripartire dalle persone. Cioè investire nelle competenze, aumentando per esempio il tempo dedicato alla formazione dei dipendenti. È necessario, dice Zangrillo, triplicare il tempo dedicato alla formazione per vantaggi professionali e nuovi percorsi di carriera. Solo così si potranno attirare giovani e le loro competenze e diminuire l’età media dei dipendenti pubblici, che oggi è di 50 anni.
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