180 studenti bloccati a Kabul, la Sapienza chiede ponte aereo

Giorgia Bonamoneta

29/08/2021

Afghanista - Kabul: dopo l’attentato all’aeroporto 180-190 studenti e professori dell’Università la Sapienza non riescono a lasciare il Paese. La rettrice chiede un ponte aereo il prima possibile.

180 studenti bloccati a Kabul, la Sapienza chiede ponte aereo

La rettrice dell’Università Sapienza Antonella Polimeni e il prorettore Bruno Botta si sono messi in contatto con le Istituzioni per far giungere il prima possibile i 90 studenti afghani della Sapienza bloccati a Kabul. Oltre questi già ammessi e diversi professori con le loro famiglie, l’Università di Roma la Sapienza sta verificando la possibilità di accogliere anche chi era stato precedentemente non ammesso.

Non è l’unica università d’Italia che si sta muovendo in questa direzione, anche le università di Firenze e Padova, le accademie di Belle Arti e i conservatori hanno aumentato il numero di borse di studio per accogliere quanti più studenti afghani possibili.

Le studentesse e gli studenti afghani, dopo l’attentato, non si sono avvicinati all’aeroporto di Kabul per paura di rimanere coinvolti, ma non possono neanche tornare indietro per via delle possibili ripercussioni, soprattutto verso le ragazze. Vista la situazione di estrema vulnerabilità la Farnesina è alla ricerca di una soluzione rapida.

L’appello della Sapienza al Ministero dell’Interno e della Difesa

Nessuno deve essere lasciato indietro, questo è il motto che in questi giorni sta animando le discussioni, i contatti e le azioni delle maggiori università italiane, pronte in prima linea per accogliere gli studenti e le studentesse afghane. L’Università Sapienza ha reso noto il proprio lavoro dietro le quinte, il dialogo con i ministeri e in particolare con la Farnesina, per far entrare in Italia le 90 nuove matricole dell’università.

La rettrice della Sapienza di Roma, Antonella Polimeni , ha richiesto direttamente ai ministeri dell’Interno e della Difesa il trasporto immediato dei 90 studenti pre selezionati (di cui 81 sono ragazze). “Serve un ponte aereo per portare tutti al sicuro”, ha dichiarato.

Oltre i 90 studenti e studentesse ci sono anche diversi bambini, circa 3 o 4, che devono lasciare in sicurezza il Paese, soprattutto dopo gli ultimi terribili eventi all’aeroporto di Kabul. Per ora i giovani e futuri studenti dell’Università la Sapienza si trovano in una situazione di stallo: non possono avvicinarsi all’aeroporto e non possono tornare a Herat da dove sono partiti per non rischiare ritorsioni, violenze o peggio.

Uno sforzo in più da parte del Ministero dell’università e della Ricerca

Quello che si sta chiedendo in questi giorni è uno sforzo in più, ovvero un passo in direzione di tutti gli studenti afghani che avevano fatto richiesta di ingresso nel nostro Paese per poter studiare. Non solo quindi chi ha passato la selezione, tutti coloro che avevano presentato la domanda dovrebbero avere l’opportunità di lasciare l’Afghanistan.

Sempre l’Università la Sapienza di Roma si è attivata per il ricontrollo dei curriculum e l’invio di nomi da aggiungere alla lista di coloro che erano già stati inseriti tra i futuri studenti. “L’obiettivo finale sarebbe di far tornare in Italia complessivamente tra le 180 e le 190 persone - fa sapere il prorettore della Sapienza Bruno Botta - Insieme alle 81 studentesse bloccate a Kabul, dovevano partire anche altre 9 persone, tra uomini e bambini che si trovavano sempre nella capitale afghana per un totale di 90 persone”. Inoltre, ha aggiunto intervistato da Agi, sono previsti anche studenti provenienti dall’Iran e dall’India, per un totale non di 90, bensì di 190-200 persone.

La Ministra dell’Università, Cristina Messa, ha confermato l’impegno delle università italiane ad accogliere chi è giunto dall’Afghanistan, non solo chi deve ancora partire, ma anche chi è atterrato e ha bisogno di uno spazio dove stare. “Come Ministero ci impegniamo a rendere disponibili strumenti e risorse affinché ciò possa avvenire il più rapidamente possibile”, ha dichiarato all’ANSA.

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