La Turchia di Erdogan sotto i riflettori: il 2022 è cominciato con un record per i dati economici. L’inflazione è salita alle stelle come non accadeva da quando il presidente è al potere. I dettagli.
Per la Turchia, il 2022 è già da record: l’inflazione ha raggiunto il suo livello più alto da quando Erdogan è salito al potere quasi 20 anni fa.
Secondo l’Istituto statistico turco, i prezzi al consumo sono aumentati del 36% a dicembre rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, correndo al ritmo più veloce dal settembre 2002. In quell’anno il presidente ha iniziato a governare la nazione.
Le previsioni economiche per la Turchia si fanno cupe nel 2022: i dettagli sulle stime per l’inflazione e non solo.
La Turchia di Erdogan tocca il record per l’inflazione
La notizia economica di inizio anno per la nazione turca non è incoraggiante: l’indice dei prezzi al consumo del Paese è balzato del 36% su base annua a dicembre.
Il risultato segna il più alto livello di aumento dei prezzi al consumo dal settembre 2002, quando la Turchia si stava riprendendo da una crisi finanziaria che ha spianato la strada a una schiacciante vittoria elettorale per il partito Giustizia e Sviluppo (AKP) di Erdogan nel novembre dello stesso anno.
Questo numero, in forte incremento rispetto al tasso di inflazione ufficiale del mese precedente del 21%, arriva dopo che il presidente ha ordinato alla banca centrale di tagliare ripetutamente i tassi di interesse negli ultimi mesi, nonostante l’inflazione a due cifre.
Con tassi di interesse reali profondamente negativi, gli investitori sono stati costretti a fuggire dalla lira turca, mentre l’inflazione avanzava nel Paese fortemente dipendente dall’energia e dalle merci importate.
Ciò a sua volta ha provocato un crescente malcontento della popolazione per l’aumento del costo della vita e ha portato a un’erosione del sostegno all’AKP nei sondaggi di opinione.
Nel dettaglio, il tasso di inflazione di dicembre è stato trainato dai costi dei trasporti, aumentati di quasi il 54% annuale e da quelli di cibo e bevande, a +44%.
In segno del dolore inflitto alle imprese dal crollo della lira, che ha perso circa il 45% del suo valore rispetto al dollaro nel 2021, l’indice dei prezzi alla produzione è cresciuto dell’80% anno su anno.
Ibrahim Aksoy, analista di HSBC a Istanbul, ha avvertito che l’inflazione potrebbe avanzare ulteriormente nei prossimi mesi, prevedendo che raggiungerà circa il 42% ad aprile e maggio.
Erdogan e i propositi per il 2022
Erdogan ha attribuito i problemi economici della Turchia all’intervento straniero e ha affermato che sta conducendo una lotta per una maggiore indipendenza finanziaria del Paese.
L’impennata dei prezzi e il crollo della valuta hanno già costretto il Governo ad adottare misure straordinarie per cercare di proteggere lavoratori e risparmiatori.
Il mese scorso, Erdogan ha annunciato un aumento di quasi il 50% del salario minimo del Paese e un piano per un nuovo tipo di conto di deposito in lire turche che proteggerebbe i risparmiatori dalla svalutazione.
Il presidente ha anche esortato imprese e privati a difendere la lira:
“Finché non prendiamo i nostri soldi come punto di riferimento, siamo destinati ad affondare. La lira turca, i nostri soldi, è quello con cui andremo avanti. Non con la valuta estera”
L’obiettivo, a detta di Erdogan, è di far uscire la nazione “dalla spirale di alti tassi di interesse e di elevata inflazione e avviarla sulla strada della crescita attraverso investimenti, occupazione, produzione, esportazione e avanzo delle partite correnti.”
Gli strumenti in uso, però, sono stai bocciati come pericolosi dagli economisti. Il 2022 sarà un anno cruciale per la Turchia.
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