Il Governo Meloni si troverà a sfidare un 2023 difficile a livello economico: questo prevede Moody’s nella sua nota sull’Italia, secondo la quale le promesse dell’esecutivo non saranno mantenute.
Il 2023 sarà l’anno di prova per l’Italia e il Governo Meloni probabilmente fallirà nell’intento di realizzare le riforme fiscali promesse in campagna elettorale.
Lo ha ribadito Moody’s nella sua nota aggiornata sul nostro Paese. Pur stimando una crescita migliore delle previsioni per il 2022, l’allerta è tutta per l’inverno 2023-2024.
Governo Meloni alle strette: nel 2023 l’Italia in crisi, lo dice Moody’s
Flat tax, riduzione Irpef, quoziente familiare, Superbonus edilizio, reddito di cittadinanza: sono questi i temi fiscali caldi per il Governo Meloni, che dovranno a fatica trovare spazio nelle Legge di Bilancio 2023.
Non sarà affatto facile per l’esecutivo Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia dare concretezza a tutte le promesse elettorali in materia di tassazioni più leggere, poiché l’emergenza bollette da un lato e l’impossibilità di spingere ancora il debito dall’altra impongono cautela.
D’altronde, alcune di queste misure sono in fase di ridimensionamento, in primis la tassa piatta tanto sbandierata da Salvini per partite Iva fino a 100.000 euro, per la quale la soglia sarà minore (85.000 euro forse).
A ribadire l’impossibilità di fare riforme fiscali come da propaganda elettorale è stata l’agenzia Moody’s, che ha scritto:
“Il nuovo governo mancherà i suoi obiettivi fiscali a causa di un contesto economico che nel 2023 rimarrà difficile per tutto l’anno, poiché l’inverno 2023-24 accuserà notevoli venti contrari alla crescita economica”
Non si possono ipotizzare disavanzi di bilancio maggiori di quelli stabiliti in Nadef, già oltre gli obiettivi di Draghi, secondo l’agenzia. Per questo, solo nel 2024, forse, Meloni e i suoi ministri potranno dar vita a riforme fiscali secondo le promesse.
Il 2023 sarà un anno complesso per la crescita. Moody’s ha previsto un -1,4% del Pil in Italia e una contrazione, con un solo +0,3% l’anno prossimo, è quasi certa anche per la Commissione Ue.
Il 2022, invece, dovrebbe regalare una sorpresa positiva. L’agenzia stima un +3,7% del Pil nel Belpaese, ben oltre le precedenti previsioni di un +2,7%. Una bona performance economica, quindi, sempre condizionata, però, dalle forniture energetiche.
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