I mercati tornano a temere scosse e l’Asia chiude in rosso con una deludente Cina. I motivi di preoccupazione per gli investitori sono almeno 3: cosa succede e quali sono i rischi volatilità oggi.
L’ottimismo si è già indebolito tra gli investitori dopo il balzo azionario di ieri e i mercati oggi scontano almeno 3 rischi di instabilità.
L’Asia sta chiudendo la sessione in rosso. L’indice Hang Seng di Hong Kong ha guidato le perdite ed è sceso di oltre l’1%, mentre anche i mercati della Cina continentale sono in territorio negativo.
Il settore dei servizi cinese ha registrato la crescita più lenta quest’anno nel mese di agosto, come ha dimostrato un’indagine di settore, evidenziando che la ripresa economica sta perdendo slancio. L’indice MSCI Asia Pacific si avvia verso il suo primo calo in sette giorni.
In questo clima i segnali continuano a essere contrastanti per gli investitori. Le pressioni provenienti da banche centrali - la Bce si riunisce la prossima settimana - dal mercato energetico e dalla diplomazia internazionale lasciano i mercati in bilico. Ci sono almeno 3 notizie calde e rischiose oggi per le Borse mondiali.
1. Dilemma Cina
La Cina continua a sorprendere in negativo. Un sondaggio del settore privato ha mostrato che l’attività dei servizi è cresciuta al ritmo più lento in otto mesi ad agosto, poiché la debole domanda grava ancora sulla seconda economia mondiale e gli stimoli non sono riusciti a rilanciare in modo significativo i consumi.
Gli investitori sperano che gli stimoli politici da parte di Pechino siano sufficienti a stabilizzare l’economia cinese. Secondo Charu Chanana, stratega del mercato presso Saxo a Singapore, le misure adottate finora dalla Cina “sono un mero allentamento dell’eccessiva regolamentazione che può semplicemente fermare o rallentare ulteriori danni, e non particolarmente azioni di stimolo che possano invertire il danno”.
Intanto, l’allarme immobiliare suona più forte che mai. Secondo i dati compilati da Bloomberg al 1° settembre, dei 50 principali sviluppatori nazionali del settore privato per emissione di obbligazioni in dollari, 34 hanno già subito insolvenze sul debito offshore. I restanti 16, inclusa Country Garden Holdings, devono far fronte a un totale di 1,48 miliardi di dollari di pagamenti di obbligazioni pubbliche onshore e offshore per interessi o capitale a settembre. L’importo mensile è il più alto fino a gennaio.
L’unica nota positiva è che Country Garden Holdings sembra aver pagato cedole su due obbligazioni in dollari entro i periodi di grazia, evitando il suo primo default e portando un po’ di tregua nel mezzo di una crisi di liquidità che ha scosso i mercati finanziari della nazione.
2. Bce al bivio
Christine Lagarde non ha fornito indicazioni sull’eventuale aumento o mantenimento dei tassi d’interesse da parte della Bce la prossima settimana nel suo discorso a Londra.
Il presidente dell’istituto con sede a Francoforte ha mantenuto la suspense su una delle decisioni più incerte nella sua battaglia annuale contro l’inflazione, concentrandosi invece sulle sfide nella comunicazione in un momento incerto.
I funzionari della Bce il 14 settembre dovranno valutare se il recente rallentamento dell’economia è sufficiente a giustificare una prima pausa nell’incessante ciclo di inasprimento iniziato più di un anno fa.
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3. Terremoto gas in arrivo?
Il settore energetico resta sotto i riflettori, con il prezzo del gas osservato speciale. Lo sguardo degli osservatori, anche europei, è rivolto in Australia.
I lavoratori del settore del gas naturale liquefatto della Chevron Corp. in Australia hanno minacciato due settimane di interruzioni 24 ore su 24 in due importanti impianti di esportazione a partire da metà settembre, in un’escalation della controversia che minaccia la fornitura globale di carburante.
I lavoratori hanno notificato alla Chevron che pianificano interruzioni totali a partire dal 14 settembre, in seguito agli scioperi parziali del 7 settembre, ha detto martedì su Facebook il gruppo Offshore Alliance.
La minaccia di un’azione dei lavoratori nell’Australia occidentale ha scosso i mercati globali del gas naturale, ancora nervosi dopo che l’invasione russa dell’Ucraina lo scorso anno ha visto l’offerta frenata e i prezzi salire a livelli senza precedenti.
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