L’Unione Europea non ha imparato nulla dalla disastrosa gestione della crisi in Grecia e dalla Brexit: a distanza di 30 anni, il progetto europeo è ancora profondamente immaturo.
Quest’anno ricorre il 30° anniversario dell’Unione europea.
Quando il Trattato di Maastricht entrò in vigore nel 1993, gli europei intrapresero un esperimento storicamente unico nel governo sovranazionale e nella sovranità condivisa. Il mercato unico dell’UE consente la libera circolazione di merci, servizi e capitali tra i 27 Stati membri e, in modo cruciale, la sua area Schengen significa frontiere aperte tra gli Stati membri (e diritti di libera circolazione anche nei paesi non membri di Schengen), concedendo a oltre 400 milioni di persone una forma di cittadinanza senza precedenti che va oltre i confini nazionali. Mentre il libero scambio è un’idea antica, la libera circolazione delle persone su questa scala è del tutto innovativa. Ma fino a che punto l’UE è qualcosa di più di un blocco commerciale?
È istruttivo considerare due occasioni recenti in cui gli europei hanno affrontato la rottura: la crisi del debito greco e la Brexit, entrambe delle quali hanno messo in luce le forze contrastanti che lottano per il controllo del continente. Nel caso greco, l’UE ha giocato il ruolo del cattivo oppressore, minacciando una rottura per ottenere concessioni da uno Stato membro. Nel caso del Regno Unito, Bruxelles è stata l’la vittima, sopportando stoicamente un atto di tradimento mentre difendeva i principi del multilateralismo e dell’apertura. Quale di questi episodi si avvicina di più alla caratteristica centrale dell’UE? [...]
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