5 Stelle per il Sì, tra satira e referendum: intervista agli autori della pagina cult di questa campagna elettorale.
“Messicani per Trump”. O “ghibellini per il Papa”. Oppure, nel caso in cui il paradosso non fosse già abbastanza stridente, “vegani per l’abbacchio”. Scorrendo la pagina Facebook 5 Stelle per il Sì (oltre 4.500 mi piace), possono affiorare alla mente strani ossimori.
Eppure nessuno di questi riesce a superare in quanto a stravaganza l’idea di un M5S che sceglie di appoggiare la vituperata riforma costituzionale targata Renzi-Boschi al prossimo referendum del 4 dicembre.
“Siamo cittadini a 5 Stelle per il Sì: vogliamo mandare a casa Renzi vincendo le elezioni con l’Italicum e col nuovo Senato”, recita la descrizione della pagina satirica, che da settimane diffonde via Facebook improbabili endorsement per il Sì da parte di personaggi di spicco del Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Con effetti esilaranti.
Il frame è semplice: si ricorre agli stilemi grafici tipici della propaganda M5S per mettere in bocca agli esponenti pentastellati le classiche argomentazioni pro-riforma sostenute dal fronte del Sì, mescolate ai più gettonati mantra grillini. E così, tra un Di Maio che dice Sì per abbattere i costi della politica e un Di Battista che sogna l’approvazione della riforma “per un governo a 5 Stelle senza inciuci e corruzione”, ecco servito lo spassoso cortocircuito.
In una chiacchierata con Forexinfo.it a metà tra il serio e il faceto, a pochi giorni dalla fine di una orripilante campagna elettorale, gli ideatori della pagina - che si presentano come professionisti nel campo della comunicazione - hanno parlato di com’è nata la loro provocazione.
Dunque, voi siete i 5 Stelle per il Sì. Ma il vostro Movimento non è un acerrimo oppositore della riforma costituzionale sulla quale si voterà il 4 dicembre?
“Se non abbiamo capito male andremo a votare per un referendum e non per eleggere il Parlamento. Si tratta quindi di una questione squisitamente costituzionale e crediamo che la scelta debba essere personale e nel merito. Del resto come ci sono i piddini del No (e sono anche abbastanza autorevoli) non vediamo perché dovrebbe fare così strano un gruppo di pentastellati per il Sì”.
Perché un grillino dovrebbe votare Sì al referendum?
“Innanzitutto si tratta di un cambiamento, vera forza motrice del movimento. Più nello specifico perché si abbassano i costi della politica (seppur di poco), si abolisce uno degli enti pubblici più farraginosi e polverosi della Repubblica e si obbliga il Parlamento a discutere delle proposte di referendum che vengono dal basso. Ci potrebbe essere anche un discorso politico: con l’Italicum alla Camera e il nuovo Senato post riforma sarebbe più facile per i 5 Stelle arrivare al governo in maniera autonoma e senza fare strane alleanze”.
Chi è per voi Matteo Renzi?
“Una sorta di antagonista, una persona da mandare senza dubbio a casa!!11!”.
Scherzi a parte, chi sono gli ideatori di questo progetto e quali sono le loro finalità?
“Per il momento possiamo soltanto dire che l’ambito da dove nasciamo e lavoriamo è quello della comunicazione, sia tradizionale che prettamente social. La finalità principale, oltre quella prettamente satirica, è una sorta di capovolgimento della cultura della bufala: forse chi è abituato a prendere per vero ogni cosa che il social o il web dice, dopo questa pagina comincerà ad informarsi meglio su quello che legge. Dove il debunking su basi scientifiche fallisce, l’ironia vincerà, chissà! Un’altra finalità è una sorta di esercizio di stile sulla comunicazione politica al giorno d’oggi che vede protagonista l’inarrestabile personalizzazione della competizione elettorale e poca consapevolezza di ciò che si vota realmente.
Rovesciare le citazioni di determinati personaggi, ad esempio, provoca smarrimento proprio perché la maggior parte delle persone non lega le proprie idee alla politica, ma ormai tratta i personaggi politici come popstar o calciatori, essendo loro ciechi fan e assorbendo ogni cosa che dicono e invitano a fare, senza discernimento critico. In definitiva: prima le idee orientavano nella scelta del riferimento politico, ora è il politico popstar che orienta le idee che dovrebbe avere il cittadino di riferimento”.
Quelli del Movimento si son fatti vivi per chiedervi di smetterla di scimmiottare il loro logo?
“Fosse solo quello. Minacce di denuncia, offese, intimidazioni, addirittura un tizio ci ha mandato, così d’emblée, la foto del pene. Poi venivano a squadroni a commentare sotto i nostri post con immaginette e imbarazzanti copiaincolla. A onor del vero bisogna dire che, anche se in misura minore, qualcuno è stato al gioco e si è fatto una risata. (Tra l’altro il logo è diverso da quello del Movimento)”.
E’ stata davvero così aberrante la campagna elettorale di questo referendum?
“Sì, anche se giovani non ricordiamo campagne così aspre, neanche quando tra i protagonisti c’era un certo Silvio Berlusconi. Forse ha ragione chi dice che l’epicità dello scontro è simile alla scelta fra Repubblica e Monarchia del ‘46”.
Qual è stata la cosa peggiore che avete visto durante la campagna?
“Da tutte e due le parti ci sono state cose veramente tremende. Una delle peggiori è stata un senatore schierato per il No che ha twittato ’anche per l’AIDS basta un Sì’”.
Perché finora non è stato possibile parlare di contenuti?
“Molto probabilmente per le dichiarazioni di Renzi, che inizialmente ha paventato le sue dimissioni in caso di vittoria del No. Questo ha dato vita ad un eterogeneo gruppo di oppositori renziani che va dai partigiani fino all’estrema destra con l’obiettivo di mandare a casa l’attuale premier. Siamo convinti che, se Renzi non avesse fatto la sua dichiarazione, l’hype del referendum (e la relativa affluenza alle urne) sarebbe stato infinitamente minore”.
Come andrà a finire il 4 dicembre?
“Se si trattasse di una partita del campionato di calcio sarebbe una classica partita da tripla, ma siccome non è previsto il pareggio diciamo che è un match da dentro e fuori dall’esito imprevedibile”.
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