Referendum costituzionale 2016: ha vinto il No e Renzi si è dimesso. E adesso? L’ultima parola spetta a Sergio Mattarella che dovrà decidere se sciogliere le Camere o se nominare un nuovo Presidente del Consiglio.
Referendum costituzionale 2016, che succede con la vittoria del No? Crollo dei mercati, fallimento del Monte dei Paschi, dimissioni di Matteo Renzi, nuove elezioni; cosa succede veramente ora che ha vinto il No?
Il No ha vinto il referendum costituzionale 2016 quindi adesso gli italiani si interrogano sui probabili scenari. Già nelle ore successive alla pubblicazione dei primi risultati del referendum si è capito che il No avrebbe vinto con un distacco molto ampio ed è per questo che le dimissioni di Matteo Renzi non si sono fatte attendere. Il futuro politico del Paese quindi è più che mai incerto e ciò potrebbe avere delle conseguenze anche sui mercati.
Cosa succede adesso che ha vinto il No? Dopo l’allarme di Financial Times che ha previsto il fallimento di 8 banche italiane in caso di vittoria del No al referendum costituzionale, molti italiani cominciano a temere per il futuro economico del nostro Paese. Ma la borsa italiana rischia seriamente di crollare in caso di vittoria del No e quali potrebbero essere gli scenari politici?
Secondo Mario Monti, ex Presidente del Consiglio incaricato, non ci sono rischi per l’Italia perché con la vittoria del No l’economia del nostro Paese non rischia di crollare. E anche il Ministro dell’Economia Padoan ha tranquillizzato gli italiani dal momento che non si rischia nessuna crisi finanziaria. Padoan, infatti, ha ribadito che il sistema bancario italiano “è solido”.
Cosa cambia quindi con la vittoria del No? Si tornerà a votare per eleggere un nuovo Parlamento oppure ci sarà un nuovo Governo non eletto? Gli italiani vogliono una risposta. Ecco quali sono gli scenari possibili qualora al Referendum Costituzionale 2016 vincesse il No.
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Referendum costituzionale 2016: la riforma non viene approvata
Prima di analizzare gli effetti politici del No, vediamo cosa cambia per il sistema istituzionale italiano.
Con la vittoria del No la riforma della Costituzione non viene approvata e di conseguenza nessuna delle modifiche previste dalla Legge Boschi entrerebbe in vigore:
- nessuna cancellazione del CNEL;
- nessuna riduzione del numero dei senatori;
- il Parlamento sarà ancora caratterizzato da un bicameralismo paritario;
- il testo del Titolo V sarà quello approvato con la riforma del 2001;
- senatori eletti e non nominati;
- le Province non saranno eliminate.
Referendum Costituzionale 2016, Matteo Renzi: “mi dimetto”
Visibilmente commosso, Matteo Renzi nella conferenza stampa tenuta nella mezzanotte ha annunciato le proprie dimissioni. “Volevo tagliare le poltrone alla fine salta la mia”, ha dichiarato l’ormai ex Premier congratulandosi con il fronte del No.
Adesso però per loro ci saranno degli oneri molto importanti come quello relativo alla nuova legge elettorale. “Tocca a chi ha vinto, infatti, avanzare per primo proposte serie, concrete e credibili”, ha ribadito Matteo Renzi.
Le dimissioni di Matteo Renzi da Presidente del Consiglio saranno ufficiali già da questo pomeriggio, quando salirà al Colle per incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a cui adesso spetta un compito molto importante. Sarà lui infatti a decidere se sciogliere le Camere ed indire delle nuove elezioni politiche, oppure se nominare un nuovo Capo del Governo che opererà con il sostegno della stessa maggioranza che ha appoggiato Matteo Renzi.
Nel secondo caso a chi verrà affidato il nuovo governo? Clicca qui per un approfondimento con tutti i candidati possibili per il ruolo di Presidente del Consiglio.
Referendum Costituzionale 2016: cosa succede se vince il No e Renzi si dimette?
Nei mesi scorsi Silvio Berlusconi si espresso in merito al Referendum Costituzionale 2016, dichiarando che nel caso in cui avesse vinto il No, Forza Italia sarebbe pronta a dar vita ad un “Governo di unità nazionale per una emergenza” insieme al Partito Democratico, con cui si darà vita ad una nuova elegge elettorale.
Quindi, Berlusconi non è favorevole ad anticipare le elezioni del 2018, e qualora la sua proposta venisse accettata gli italiani si troverebbero ancora una volta ad essere governati da un Governo che non hanno eletto, almeno direttamente.
Possiamo rispondere alla nostra domanda dicendo che se vincerà il No almeno sul piano politico rischia di non cambiare nulla. Infatti, gli italiani potrebbero trovarsi ancora una volta di fronte a quella che Berlusconi stesso, facendo riferimento al Governo Renzi, ha definito come “una non democrazia, una democrazia sospesa dove c’è un governo abusivo”.
In caso di dimissioni di Renzi, comunque, l’ultima parola spetterebbe al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Davanti a lui avrebbe tre soluzioni possibili:
- sciogliere le Camere e indire delle nuove elezioni politiche per eleggere un nuovo Governo;
- chiedere di formare un nuovo Governo (ma a chi?);
- chiedere alla Camera e al Senato di approvare una nuova legge elettorale (l’Italicum è legato a doppio filo con alcune delle modifiche previste dalla riforma) per poi andare a votare.
Il dubbio maggiore riguarda il secondo punto. Infatti, nonostante Berlusconi abbia dato il proprio consenso per la formazione di un nuovo Governo transitorio, è molto difficile che le forze politiche accettino il nome dell’ex Cavaliere, né tantomeno quello di Matteo Salvini. Una cosa però è certa, il Movimento 5 Stelle non guiderà il nuovo Governo di scopo, come dichiarato da Luigi Di Maio:
“Al governo ci andiamo solo con i voti degli italiani e su questo non si transige. Ho sentito anche Di Battista e siamo tutti d’accordo”.
Referendum costituzionale 2016: Renzi potrebbe guidare un nuovo governo tecnico?
Come abbiamo appena visto, anche se Renzi si è dimesso non è detto che si torni subito alle urne per eleggere un nuovo Parlamento, poiché Mattarella potrebbe decidere di non sciogliere le Camere nominando un nuovo Governo tecnico.
E pensate, alla guida potrebbe esserci sempre Matteo Renzi. Infatti, anche se si è dimesso l’attuale Premier potrebbe accettare un’eventuale offerta di reincarico da parte di Mattarella.
In tal caso l’obiettivo del Presidente del Consiglio sarebbe quello di guidare il Paese verso delle elezioni anticipate in programma probabilmente per giugno 2017. In questo periodo però il Premier gestirebbe in prima persona sia l’anniversario dei Trattati di Roma che si terrà a marzo nella Capitale, che il G7 di maggio in programma a Taormina.
Senza dimenticare che in questo periodo il Parlamento dovrà trovare una maggioranza utile per varare una nuova legge elettorale, visto che il destino dell’Italicum è legato quello del referendum. Solamente dopo aver completato questi step si potrà tornare alle urne per eleggere un nuovo Governo.
Sarà molto difficile però che questo accada, poiché le dimissioni di Renzi sembrano irrevocabili. Tuttavia, alla guida del nuovo Governo potrebbe esserci comunque un uomo molto vicino a Renzi, così da concludere l’iter per la Legge di Stabilità. Uno dei nomi più accreditati è quello di Pier Carlo Padoan, attuale Ministro dell’Economia. In tal caso comunque non si tratterà di un governo tecnico ma politico, o almeno secondo quella che è l’opinione di Mario Monti. L’ex Presidente del Consiglio ha ribadito che si “tratterebbe di un tecnico alla guida di un governo politico”.
Referendum Costituzionale 2016: se vince il No 8 banche a rischio fallimento?
Con la vittoria del No ci potrebbero essere delle conseguenze disastrose per l’economia italiana. Infatti, secondo il Financial Times, se con le dimissioni di Renzi a causa del risultato dell referendum costituzionale del 4 dicembre, “fino ad otto banche italiane in difficoltà rischiano il fallimento”. L’allarme di Financial Times, quindi, si aggiunge a quello di Goldman Sachs che nelle scorse settimane ha sottolineato i rischi per il sistema bancario italiano in caso di vittoria del No.
Perché secondo questi giornali economici la vittoria del No porterà al fallimento di otto banche? E soprattutto: di quali banche si tratta? Per il Financial Times alla vittoria del No seguirà l’incertezza sui mercati che allontanerà eventuali investitori. Di conseguenza è possibile che fallisca il salvataggio di Montepaschi e in questo caso potrebbe crollare la fiducia in generale mettendo in pericolo una soluzione di mercato per le banche in difficoltà.
Gli istituti a rischio sono:
- Monte dei Paschi di Siena;
- Popolare di Vicenza;
- Veneto Banca;
- Carige;
- Banca Etruria;
- CariChieti;
- Banca delle Marche;
- Cariferrara.
Non tutti però concordano con lo scenario prefissato dal Financial Times e da Goldman Sachs. Ad esempio, Matteo Salvini, tra i principali fautori del No al referendum, ha commentato dicendo che l’allarme arriva da “una delle più grandi e pericolose banche d’affari al mondo” (Goldman Sachs, ndr.) e che in realtà i risparmiatori italiani sono già stati rovinati dalla legge “salvabanche” del Governo Renzi, dal “mancato controllo di Bankitalia” e dalla direttiva del Bail In.
“Pensano di far paura a qualcuno? Il 4 dicembre #iovotono, alla faccia dei poteri forti, e l’Italia riparte” ha concluso Salvini.
Chi avrà ragione? Per un maggiore approfondimento su cosa potrebbe succedere alle banche e alla borsa italiana con la vittoria del No al referendum costituzionale vi consigliamo di leggere:
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