Le conseguenze delle stangate sui prezzi di gas e luce. Cittadini in difficoltà soprattutto nelle zone meridionali e insulari.
Il report della Cgia di Mestre parla chiaro: nove milioni di italiani sono a rischio povertà energetica anche a causa della crisi che pervade l’intero settore e si palesa in maniera chiara e inequivocabile sui listini del caro bollette. L’aspetto più allarmante è che gli ultimi dati pubblicati sarebbero sottodimensionati, poiché sono stati calcolati ben prima dello shock energetico scoppiato nel Paese a partire dalla seconda metà dello scorso anno.
Nonostante ciò, le indagini, che prendono le mosse dagli ultimi dati disponibili del Rapporto Oipe 2021, hanno come esito un quadro desolato in cui il fenomeno investe il Paese nella sua interezza ma, come di consueto, alcuni territorio soffrono più di altri. L’identikit delle famiglie in crisi disegna un prospetto ben distinto tra Nord e Sud, con qualche oscillazione per le zone di Centro. Ecco le zone più colpite e le misure che dovrebbero essere messe in campo per intervenire.
Cos’è la povertà energetica
L’Oipe, l’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica, parla di povertà energetica definendola come la «difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici». Questo termine quindi racchiude in sé la rosa di scenari in cui i nuclei familiari che non riescono a utilizzare con regolarità l’impianto di riscaldamento d’inverno e quello di raffrescamento d’estate. In questo contesto quindi non dispongono o non possono utilizzare (se non saltuariamente) gli elettrodomestici ad elevato consumo di energia quali lavastoviglie, lavatrice, asciugatrice, aspirapolvere, micro onde e forno elettrico.
Le conseguenze di questo fenomeno sono molteplici e particolarmente gravose a livello di benessere, con gravi danni per salute, e inclusione sociale. Il riflesso a breve termine, sulla stretta quotidianità, è subito principalmente da persone fragili, anziani e bambini, esposti a rischi di malattie respiratorie nonché di malattie mentali.
Mappa rischio energetico: la spaccatura territoriale
Nella sua estensione si stima che la povertà energetica nel 2019 abbia toccato 2,2 milioni di famiglie, valore che corrisponde all’8,5% del totale in base alla misura ufficiale adottata con la Strategia Energetica Nazionale del 2017. Stabilendo un «identikit» dei cittadini che si trovano a soffrire questa situazione riscontriamo un elevato numero di componenti che risiedono in alloggi in cattivo stato di conservazione con un capofamiglia giovane, inoccupato e/o immigrato.
La dislocazione geografica della famiglie «vulnerabili» energeticamente è stata descritta nello studio come centrata nell’area del Mezzogiorno e, riporta anche il Messaggero, in questo scenario macroscopico si parla di una frequenza della povertà energetica che tra il 24 e il 36% delle famiglie residenti. In termini assoluti la regione più sofferente è la Campania che conta tra le 519 mila e le 779 mila unità in condizioni già altamente compromesse. Segue la Sicilia che oscilla tra i 481 mila e i 722 mila nuclei familiari per poi arrivare alla Calabria, il cui range si attesta tra le 191 mila e le 287 mila famiglie in difficoltà.
Valori preoccupanti si dislocano da queste regioni per poi risalire la penisola:
- Puglia (tra i 223 mila e gli 383 mila nuclei);
- Sardegna (tra 102 mila e 174 mila);
- Marche (tra 90 mila e 154 mila);
- Abruzzo (tra 77 mila e 132 mila);
- Umbria (tra 53 mila e 91 mila).
Nella fascia a rischio medio-bassa si trovano infatti i territori che contano tra il 10 e il 14 per cento delle famiglie coinvolte ovvero Lazio, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Toccano invece il 6-10% Lombardia, Veneto, l’Emilia Romagna, Toscana e Trentino Alto Adige.
Come contrastarla: soluzioni possibili secondo Oipe
Hera Comm, azienda multiservizi italiana, in materia di povertà energetica parla della sua centralità nell’Agenda Europea, in cui figurano i temi della poverty energy o della fuel poverty, ma l’orizzonte di stretta attualità è quello nazionale e per contrastare l’avanzata del fenomeno bisogna intervenire tempestivamente e con prospettive locali.
Per tale motivo Oipe ha cercato non solo di mettere a disposizione dei database eloquenti a descrivere lo stato attuale delle cose, ma ha anche avanzato delle proposte per contrastare la povertà energetica. Sempre Oipe ricorda infatti l’obiettivo che l’Italia si è posta nel Piano nazionale integrato energia e clima, inviato dal Governo alla Commissione europea: ridurre la povertà energetica entro il 2030 in un intervallo fra il 7 e l’8% del totale delle famiglie.
Gli interventi possibili in Italia, volendo procedere in quest’ottica, sono di 3 tipologie: bonus e detrazioni, agevolazioni e sussidi.
Rientrano quindi nelle disponibilità del governo i famosi bonus, ovvero uno sconto in bolletta d’importo variabile in base al numero dei componenti del nucleo familiare e anche in base alla zona climatica e al tipo di uso. In tal caso, scrive Oipe, «l’accesso in quel caso è vincolato a un valore dell’ISEE inferiore a 8.107,5 euro, elevato a 20 mila euro per le famiglie numerose (con più di 3 figli a carico)». Rientrano nel bacino d’utenza anche le persone la cui sopravvivenza dipende da macchinari medicali salva-vita, indipendentemente dal reddito.
C’è però anche lo strumento delle detrazioni, certifica Oipe, nello dettaglio mirano a ridurre l’accisa sui primi 150 kWh di consumo mensile delle famiglie italiane. Nello stesso contesto rientrano il prezzo dei combustibili usati per il riscaldamento in Sardegna e nelle aree montuose/isole minori.
Ci sono infine agevolazioni fiscali, certificati di prestazione energetica, energy tutor ovvero le misure che concorrono a migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni tra cui il cosidetto Ecobonus. Per andare in questa direzione si passa dalla «detrazione fiscale per la riqualificazione energetica degli edifici, esteso alle famiglie in povertà energetica attraverso la facoltà di cessione del credito per gli incapienti e agli Istituti autonomi per le case popolari/social housing.»
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