Le aggressioni verso il personale medico e infermieristico sono all’ordine del giorno. A Napoli i medici hanno chiesto l’intervento dell’esercito. Ecco cosa rischia chi aggredisce, minaccia e offende i medici in corsia o in ambulanza.
L’emergenza sanitaria e il clima di violenza che regna in molti contesti sociali stanno acuendo il triste fenomeno delle aggressioni contro il personale medico-sanitario negli ospedali e nelle ambulanze. In alcune regioni italiane, soprattutto in Campania, la situazione ha raggiunto una gravità tale che spesso i medici sono costretti a chiedere la protezione dell’esercito e delle forze dell’ordine.
I telegiornali nazionali e regionali, quasi ogni giorno, trasmettono notizie che riguardano casi di minacce e aggressioni verbali e fisiche contro medici, infermieri e personale OSS, categorie a cui, in virtù della loro funzione assistenziale, dovrebbe invece essere garantito il libero svolgimento delle funzioni nella massima sicurezza.
Probabilmente molti ignorano che aggredire o minacciare un medico (anche solo verbalmente) oltre ad essere una condotta vile e violenta integra una vera e propria fattispecie di reato, ovvero l’articolo 336 rubricato “violenza e minaccia a pubblico ufficiale”. Inoltre il Governo e Parlamento si sono più volte mobilitati nel proporre il pugno di ferro contro chi aggredisce il personale medico, prevedendo l’inasprimento delle pene contenute nel Codice penale. Vediamo nel dettaglio quali sono i rischi di questa condotta.
Aggressioni medici, 3.000 episodi solo nel 2019
I casi di aggressione verso il personale medico in corsia sono in preoccupante aumento, tanto che spesso si sente parlare di una vera e propria emergenza. Minacce, aggressioni verbali e talvolta anche fisiche espongono i medici a gravi rischi, soprattutto il personale operativo in pronto soccorso, in ambulanza e i medici di famiglia.
I dati forniti dal Assomed sono sconcertanti: circa il 65% dei medici ha dichiarato di aver subito aggressioni fisiche o verbali, mentre per i medici del pronto soccorso la percentuale sale all’80%. I soggetti maggiormente a rischio sono le dottoresse, che rappresentano il 56% delle aggressioni totali. Si calcola che solamente nel 2019 gli episodi di violenza e minaccia nei confronti del personale medico abbiano raggiunto quota 3.000. A questi vanno aggiunti anche i casi che riguardano infermieri e operatori socio sanitari, anche loro esposti a rischi notevoli.
Parlamento e Governo hanno spesso manifestato la volontà di intervenire con il pugno di ferro. Tuttavia dei diversi disegni di legge e decreti proposti nessuno ha ancora ottenuto il via libera.
Cosa rischia chi aggredisce un medico: violenza e minaccia a pubblico ufficiale
Come abbiamo anticipato, si spera che il gran numero di aggressioni subite da medici e infermieri in corsia spinga i poteri alti ad intervenire al più presto per introdurre nuove e più efficienti misure contro gli aggressori. Il Ministro della Sanità Roberto Speranza ha incitato il Parlamento in più occasioni e si spera che il 2020 possa essere l’anno delle svolta. Nell’attesa di nuovi provvedimenti, chi aggredisce o minaccia un medico soggiace alle pene previste dall’articolo 336 del Codice penale, ovvero Violenza e minaccia a pubblico ufficiale. Il primo comma dell’articolo recita che:
“Chiunque usa violenza o minaccia a un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, o ad omettere un atto dell’ufficio o del servizio, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.”
Invece la pena è la reclusione fino a tre anni per chi costringe un pubblico ufficiale a commettere determinati atti e fatti contro la sua volontà.
Il nostro ordinamento disciplina anche l’ipotesi meno grave dell’oltraggio a pubblico ufficiale (articolo 341 bis del Codice penale) che prevede fino a tre anni di reclusione per chi offende l’onore e il prestigio di un pubblico ufficiale durante lo svolgimento delle funzioni.
Resta fermo in Parlamento, in attesa della votazione definitiva, il ddl antiviolenza per medici, infermieri o OSS che prevede l’inasprimento delle pene fino a 16 anni per chi aggredisce il personale sanitario e quindi ne impedisce il normale svolgimento delle funzioni.
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