Nel 2020 Amazon ha registrato in Europa un fatturato di 44 miliardi di euro in Europa su cui non è stata pagata nessuna imposta grazie al regime fiscale del Lussemburgo, dove è registrata la sede europea del colosso di Bezos.
La pandemia da Covid-19 ha portato a un boom dello shopping online nel 2020.
Tra le società che hanno registrato più profitti in questo periodo troviamo Amazon, la quale si è attestata al secondo posto delle aziende internazionali operanti nell’e-commerce, con un volume globale di fatturato di oltre 478 miliardi di euro e un aumento del 38% rispetto al 2019.
Di questi, circa 44 miliardi di euro, con un incremento 12 miliardi di euro in relazione all’anno precedente, derivano dalle vendite realizzate in Europa, sui quali Amazon EU Sarl, l’unità operante nel vecchio continente con sede a Lussemburgo, ha pagato zero tasse per le imposte sul reddito delle società.
Una circostanza legata al fatto che, nonostante la cifra record raggiunta, è stata messa a bilancio una perdita di 1,2 miliardi di euro. Questa ha permesso inoltre al colosso di Jeff Bezos, grazie al regime fiscale del Lussemburgo, considerato uno dei paradisi fiscali dell’Eurozona, di accedere a 56 milioni di euro di credito d’imposta con il quale potrà compensare le future tasse in caso di utili.
Amazon, nel 2020 €44 miliardi di ricavi e zero tasse in Europa
La filiale di Amazon presente nel Granducato lussemburghese gestisce le vendite per i maggiori Paesi europei, ovvero Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Olanda, Polonia e Svezia.
In queste nazioni impiega un totale di 5.262 dipendenti, con una spesa per la propria forza lavoro di circa 8,4 milioni di euro.
La differenza tra ricavi e spese è finita da tempo al centro dell’attenzione dei politici di tutto il mondo.
Molti di questi sostengono in maniera sempre più decisa la necessità di mettere in campo delle misure fiscali in grado di contenere il vantaggio dei colossi mondiali che, negli ultimi anni, secondo alcune organizzazioni internazionali come la Fair Tax Foundation, gli avrebbe permesso di pagare livelli di imposte ben al di sotto rispetto alle Piccole e Medie Imprese presenti nel tessuto nazionale.
$100 miliardi di elusione fiscale delle Big Tech in 10 anni
Il fenomeno avrebbe portato, come rivelato in un report di Fair Tax Foundation, all’elusione fiscale di circa 100 miliardi di dollari negli ultimi 10 anni da parte delle principale Big Tech statunitensi come Facebook, Google, Apple, Microsoft e Netflix, oltre la stessa Amazon.
Proprio quest’ultima rappresenterebbe il peggior trasgressore con appena 3,4 miliardi di dollari di tasse versate su un volume di fatturato pari a 961 miliardi di dollari e un ammontare di 26,8 miliardi di dollari di utili.
I vertici della Internet company di Seattle respingono al mittente tali accuse, sostenendo come le imposte societarie sono in relazione ai guadagni e non ai ricavi complessivi. I profitti, come ha affermato uno dei portavoce di Amazon, sarebbero rimasti bassi a causa degli ingenti investimenti realizzati nei diversi Paesi e il ridotto margine derivante dal commercio online al dettaglio.
Affermazioni che non sembrano convincere i legislatori, i quali potrebbero accelerare il processo di approvazione della tassa minima sulle multinazionali proposta dal presidente americano Joe Biden per combattere tali sperequazioni fiscali.
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