Aspi e Naspi: quali sono le differenze?

Stefania Manservigi

06/12/2015

Quali sono le differenze tra l’Aspi e la Naspi, il nuovo sussidio di disoccupazione introdotto con il jobs Act? Ecco il confronto tra le due indennità.

Aspi e Naspi: quali sono le differenze?

Dal 1° maggio 2015 la Naspi, il sussidio di disoccupazione introdotto con il Jobs Act, ha sostituito l’Aspi, l’indennità di disoccupazione istituita con la riforma Fornero nel 2012.
Ma quali sono le differenze tra Naspi e Aspi? Di seguito un breve confronto tra i due sussidi.

Differenze Aspi e Naspi: i beneficiari
La prima differenza tra Aspi e Naspi riguarda i requisiti per poter accedere al sussidio di disoccupazione. La Naspi, infatti, ha dei requisiti meno stringenti: rientra tra i beneficiari della Naspi chi ha lavorato per almeno 30 giorni nell’ultimo anno e ha versato 13 settimane di contributi negli ultimi quattro anni.

Per approfondire leggi anche: Domanda di disoccupazione 2016: requisiti, importo, durata

All’Aspi, invece, poteva accedere solo chi aveva versato almeno un anno di contributi negli ultimi due anni: chi poteva vantare 13 settimane di contribuzione negli ultimi 12 mesi poteva rientrare tra i beneficiari della Mini-Aspi, di durata inferiore rispetto all’ Aspi.

Differenze Aspi e Naspi: durata
Un’altra delle differenze tra Aspi e Naspi è legata alla durata dei due sussidi di disoccupazione: la Naspi, infatti, viene erogata per un periodo pari alla metà delle settimane lavorate negli ultimi 4 anni, per un massimo di due anni. L’Aspi, invece, aveva una durata di 10 mesi per chi ha meno di 50 anni, 12 mesi per gli ultra 50enni e 18 mesi per gli over 55.

Differenze Aspi e Naspi: importo
Le differenze tra Aspi e Naspi si evidenziano anche nell’importo dell’indennità di disoccupazione.
Il calcolo dell’Aspi, infatti, veniva fatto tenendo conto della retribuzione media mensile degli ultimi due anni: l’indennità era pari al 75% dello stipendio, e non poteva superare il tetto massimo di 1.195 euro lordi circa.
Per quanto riguarda la Naspi, invece, l’importo massimo non può superare i 1.300 euro lordi mensili; tuttavia l’indennità di disoccupazione viene calcolata tenendo conto della retribuzione media del dipendente degli ultimi 4 anni e si otterrà dividendo il salario per il numero di settimane effettivamente lavorate per poi moltiplicare il risultato ottenuto per un coefficiente fisso (4,33).
Sia per la Naspi e sia per l’Aspi è poi previsto un taglio dell’importo con l’aumentare del periodo di disoccupazione; per quanto riguarda l’Aspi il taglio era pari al 5% dopo 6 mesi dall’inizio del periodo di disoccupazione a cui si aggiungeva un ulteriore 15% dopo 12 mesi. Con la Naspi invece la riduzione parte a partire dal quarto mese, ed è pari al 3% ogni 30 giorni.

Differenze Aspi e Naspi: i lavoratori stagionali
La Naspi, inoltre, penalizza maggiormente i lavoratori stagionali rispetto all’Aspi. L’articolo 5 prevede infatti che, ai fini del calcolo della durata del sussidio, non si deve tenere conto dei periodi di lavoro precedenti per i quali il dipendente ha già beneficiato dell’assegno di disoccupazione. L’Aspi invece veniva riconosciuta per almeno 10 mesi a chiunque avesse versato almeno un anno di contributi.
Sul punto è tuttavia intervenuta una circolare dell’Inps che ha specificato come, per quanto riguarda la Naspi 2016, anche i lavoratori stagionali potranno godere di un’indennità più lunga esclusivamente per gli eventi di disoccupazione intervenuti entro il 31 dicembre 2015.

Per approfondire leggi anche: Naspi 2016: calcolo e durata, tutte le novità sul sussidio di disoccupazione

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