I sieri di Johnson & Johnson e AstraZeneca sono sulla graticola, ma cosa dicono gli studi scientifici sul possibile legame tra trombosi e vaccini?
Qual è il legame tra trombosi e vaccini? E cosa dicono gli studi scientifici sull’argomento? Mentre il siero di Johnson & Johnson viene sospeso e AstraZeneca è ancora sulla graticola, qualcuno ricorda che il primo caso di trombosi dopo il vaccino è legato a Pfizer-BioNTech: Gregory Michael, ginecologo americano 56enne, è morto a gennaio dopo aver ricevuto il siero a Rna dell’azienda tedesca. Ma cosa dicono gli studi scientifici sul possibile legame tra trombosi e vaccini?
AstraZeneca e Johnson & Johnson: cosa dicono gli studi sul legame tra trombosi e vaccini
La malattia che finora ha toccato alcuni, rari, casi di vaccinati ha un nome: viene chiamata VITT, da vaccine-induced immune thrombotic thrombocytopenia e una delle ricerche, segnala che può esserci un collegamento tra trombosi e sistema immunitario. I risultati della ricerca, secondo questa tesi, tendono a rafforzare l’idea che la vaccinazione possa aver rafforzato la sindrome.
Va però segnalato che la trombocitopenia, ovvero la sindrome che ha come effetti il crollo delle piastrine e, insieme, la formazione di trombi, non è ancora stata indagata a sufficienza per dare una spiegazione precisa del legame con la vaccinazione. Così come è impossibile, pur segnalando la relazione, poter dire ad oggi che sia di causa/effetto. C’è chi sostiene, vista l’esistenza di casi che riguardano PfiZer-BioNTech, che possa essere l’immunizzazione stessa a far aumentare il rischio di contrarre la malattia.
Donata Medaglini, ordinaria di microbiologia e microbiologia clinica dell’Università di Siena, ha detto nei giorni scorsi al Sole 24 Ore che i vaccini a vettore virale sono stati usati per Ebola senza che emergessero casi di trombosi:
«Ciò conferma la rarità di queste reazioni, che si vedono solo quando vengono vaccinati milioni di persone. Per quanto riguarda le cause, potrebbe trattarsi di un meccanismo autoimmune che si innesca in persone predisposte, come suggeriscono anche due studi appena pubblicati sul New England Journal of Medicine, che indicano nel fattore 4 delle piastrine il possibile target degli autoanticorpi. Ma c’è ancora molto lavoro da fare».
Un meccanismo autoimmune dietro le trombosi dopo i vaccini contro il coronavirus?
La stessa tesi è presente in una lettera all’editore pubblicata da Le Scienze e dal British Medical Journal all’inizio di aprile e firmata da Giovanni Di Guardo, professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo.
Nello specifico Di Guardo fa notare che i casi più gravi di CoViD-19, ovvero che portano alla morte il 2% dei pazienti con infezione da Sars-CoV2- sono collegati a una reazione autoimmune che colpisce le piastrine con una infiammazione e una «tempesta di citochine», ovvero ancora una volta una reazione immunitaria. Nei pazienti si nota anche una coagulazione intravascolare disseminata e disturbi della coagulazione simili a quelli indotti dal vaccino. Per questo il fatto che si presentino giustifica la possibilità che ci sia un ruolo esercitato dalla risposta immunitaria all’ospite.
In attesa che la scienza confermi o smentisca queste tesi (ed è probabile che ci vogliano anni), tutte le ricerche si concludono ricordando che il calcolo rischi-benefici è comunque a favore della vaccinazione.
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