Attività extralberghiere penalizzate nel decreto Rilancio

Vincenzo Caccioppoli

04/06/2020

No agli aiuti tramite credito d’imposta per le attività extralberghiere nel decreto Rilancio, che vengono così fortemente penalizzate rispetto agli alberghi.

Attività extralberghiere penalizzate nel decreto Rilancio

Il settore più colpito dalla emergenza coronavirus è sicuramente riconosciuto essere quello turistico, che a causa del lockdown ha visto il suo fatturato praticamente azzerato e le sue prospettive sul futuro assai nebulose. Stiamo parlando di un settore che in Italia rappresenta il 13,2% del PIL, con un giro di affari di 232,2 miliardi di euro e che dà occupazione a 3,5 milioni di persone.

Gli aiuti del Governo, a detta di tutti gli operatori del settore, si sono rivelati fino ad ora largamente insufficienti e inadeguati. Ma c’è una categoria all’interno del comparto che sembra essere addirittura esclusa anche da questi aiuti promessi dall’esecutivo. Stiamo parlando del settore delle strutture extralberghiere, che comprende campeggi, case vacanze, B&B ed agritursimi, un totale di 183.243 strutture censite.

Attività extralberghiere penalizzate nel decreto Rilancio

Tutto il settore sarebbe fuori dalla principale misura di sostegno definita dall’articolo 28 al comma 3 del decreto Rilancio dove, fra le categorie comprese nelle previste misure di aiuto sotto forma di credito d’imposta, si fa riferimento solo alle strutture alberghiere, senza comprendere quelle extralberghiere.

Il problema non è di poco conto, come denunciato dal dott. Cesare Gherardi, direttore dell’area tecnica dell’ANNBA, la principale associazione di categoria, e sarebbe da addebitare alla controversa questione dei codici Ateco, i cui parametri sono stati presi a riferimento per chiusure, aperture e aiuti da parte del governo.

La nostra categoria ha un codice Ateco differente rispetto a quello alberghiero e quindi le nostre strutture vengono considerate in maniera differente. E questo ha comportato un trattamento differente sia in termini di aiuti e sia in termini di procedure per chiusure e riaperture, come evidenziato nel caso del credito di imposta a cui le attività extralberghiere non possono accedere”,

ha dichiarato Gherardi.

I nodi da sciogliere, dai voucher disdette agli intermediari esteri

Ma il danno sarebbe doppio perché questa tipologia di attività avrebbe un trattamento differente anche sul piano dei voucher per le disdette. Molte imprese sono a carattere familiare e quindi per legge non devono avere partita IVA, e quindi impossibilitati ad usufruire del credito di imposta, che richiederebbe appunto emissione di fattura.

«In questo momento di difficoltà dobbiamo cogliere quali sono le opportunità e reinventarci. In questi giorni di coronavirus non si è fatto che parlare di acquistare prodotti 100% italiani. Però tra turisti italiani e strutture italiane si tollera che vi siano intermediari, per di più di diritto estero, con proprie policy», specifica Gherardi.

Le strutture extralberghiere lanciano il grido di allarme

Ecco allora che il settore, che prevede cali di fatturato di oltre il 65% per l’anno in corso, si sente abbandonato dal Governo e promuove a livello regionale e nazionale modifiche e proposte per non lasciare in ginocchio migliaia di famiglie ed operatori.

Il presidente nazionale dell’Associazione ASSTRI (associazione italiana strutture ricettive extralberghiere), il Notaio Marco Anellino, ha sottolineato come il loro impegno in questo momento di emergenza COVID-19 sia quello di salvaguardare il settore dell’extra alberghiero, rimasto appunto privo di tutele.

A tal proposito Barbara Lancini, presidente di Confartigianato Turismo della Toscana, una delle regioni con il maggior numero di strutture in Italia, ha espressamente chiesto al governo, già da fine aprile, indicazioni circa le misure di sicurezza da adottare, dichiarando:

«Occorrono linee guida specifiche per il nostro settore, in modo da garantire la sicurezza nostra e degli ospiti, ma anche per evitare eventuali sanzioni amministrative e penali che comprometterebbero ancora di più una situazione già di estrema fragilità».

Ma in tutta Italia le aziende coinvolte stanno interessando Comuni e Regioni, perché si facciano portavoce delle loro istanze verso il governo centrale. Secondo alcune indiscrezioni il Parlamento potrebbe presto accogliere questo appello e starebbe già preparando un emendamento ad hoc della stessa maggioranza per emendare il comma dell’articolo 28 del decreto con l’obiettivo che nella misura del credito di imposta vengano comprese oltre alle strutture alberghiere anche quelle extralberghiere.

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