Aumento di stipendio per tornare in ufficio dopo il Covid: lo chiedono i dipendenti

Teresa Maddonni

30 Luglio 2021 - 18:33

Un aumento di 6mila euro sullo stipendio per tornare in ufficio dopo il Covid: è questa la richiesta di alcuni dipendenti per rinunciare allo smart working secondo un sondaggio realizzato a Londra.

Aumento di stipendio per tornare in ufficio dopo il Covid: lo chiedono i dipendenti

Un aumento di stipendio per tornare in ufficio dopo il Covid che arrivi a 6mila euro l’anno.

Sono i dipendenti a chiederlo laddove per rientrare in ufficio dopo un anno e mezzo di pandemia in smart working, non basterà all’azienda chiederlo, ma occorrerà che la stessa vada a coprire il costo dell’abbonamento per i trasporti che si traduce in un aumento medio dello stipendio.

Non succede in Italia, ma nel Regno Unito e più precisamente a Londra. A dimostrare come molti impiegati della capitale britannica non siano disposti a rinunciare allo smart working e al risparmio innegabile che ne consegue per alcuni aspetti come gli spostamenti, è un sondaggio riportato da Bloomberg e svolto da YouGov Plc per Locatee, una società per l’analisi dei posti di lavoro. Vediamolo nel dettaglio.

Aumento di stipendio di 6mila euro per tornare in ufficio dopo il Covid

Chiedono un aumento di stipendio di 6mila euro (5100 sterline per la precisione) gli impiegati londinesi per tornare in ufficio dopo il Covid.

Dal sondaggio emerge che il 43% tornerebbe in ufficio, ma a condizione che l’azienda preveda un aumento dello stipendio.

In media i lavoratori chiedono un aumento di 6mila euro, spesa annuale per l’abbonamento nella tratta da Londra e Tunbridge Wells, una città pendolare del Kent.

Sempre secondo il sondaggio solo il 17% tornerebbe full time in ufficio, mentre chi cerca un nuovo lavoro chiede almeno qualche giorno di smart working in nome della tanto osannata e ormai quasi conquistata flessibilità.

Secondo il sondaggio infatti:

  • quasi un terzo delle persone in cerca di un nuovo lavoro si aspetta di lavorare da remoto almeno due giorni alla settimana;
  • il 47% menziona il lavoro flessibile come uno dei principali requisiti del nuovo impiego sebbene lo stipendio rappresenti sempre l’elemento principale di valutazione.

Le aziende intanto fanno difficoltà, sottolinea la ricerca, a tornare alla vita lavorativa com’era prima del Covid e se davvero i dipendenti dovessero ottenere il tanto desiderato aumento dello stipendio, quello medio sarebbe del 15%.

Per rientrare in ufficio aumento di stipendio e flessibilità

Le imprese corrono il rischio di perdere personale se non offrono una certa flessibilità.

Non solo aumento dello stipendio quindi come spiega Thomas Kessler, amministratore delegato e fondatore di Locatee su Bloomberg.

Le aziende stanno programmando un futuro “ibrido” di presenza e distanza sebbene il 24% delle stesse a Londra vorrebbe indietro i suoi dipendenti.

Sempre Kessler chiarisce che anche i lavoratori, nonostante la richiesta di flessibilità, vogliono ancora essere circondati da colleghi e supportati dall’azienda.

Il lavoro flessibile quindi, come abbiamo visto, è uno dei criteri di ricerca che va per la maggiore tra chi sta cercando un nuovo lavoro sebbene il sondaggio londinese evidenzi come quasi la metà dei giovani tra i 18 e i 24 anni teme che il lavoro a distanza possa ostacolare la progressione della carriera.

In Europa, come anche in Italia, ci sono aziende che hanno introdotto, anche prima del Covid, lo smart working nella settimana lavorativa in modo stabile, una settimana lavorativa anche ridotta nelle ore a parità di stipendio.

I dipendenti a Londra sarebbero addirittura pronti a chiedere un aumento di stipendio per tornare in ufficio, chissà se alla fine riusciranno a ottenerlo.

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