Intervista a Monica Tommasi, presidente della Onlus Amici della Terra, riguardo la mobilità sostenibile e il suo futuro in Italia: studi, scenari e ritardi burocratici.
La mobilità sostenibile è il futuro, ma in Italia si procede a rilento rispetto al resto d’Europa. Le auto elettriche non sono ancora diffuse a causa dello scetticismo della filiera e dei ritardi nella costruzione di infrastrutture dedicate, nonostante alcune previsioni molto allettanti; poi ci sono i trasporti pesanti, su ferro, acqua e aerei, che dovranno comunque adeguarsi a ridurre l’impatto ambientale.
Si parla di un consumo del 33% di energia che in Italia è dovuto ai trasporti, come ha ricordato l’Ing. Monica Tommasi, presidente di Amici della Terra Italia Onlus, l’associazione ambientalista che dal 1978 si occupa di sviluppo sostenibile.
Su questo tema è stato incentrato un panel di discussione dal titolo “Gas ed elettricità per la mobilità sostenibile: conflitto o sinergia?” durante la IX Conferenza Nazionale sull’efficienza energetica, organizzata da Amici della Terra, e tenutasi a Roma il 27 e 28 Novembre.
Mobilità sostenibile: a che punto siamo in Italia?
I numeri attuali vanno ridotti nel prossimo futuro, anche se in questo settore i consumi di energia mostrano un trend importante di miglioramento dell’efficienza energetica.
Così ci ha risposto Monica Tommasi, presidente di Amici della Terra. L’Italia è ancora indietro ma con politiche adeguate potrebbero essere colte le opportunità per incoraggiare la diffusione di auto elettriche e a gas contenute nella direttiva UE 2014/947UE sui combustibili alternativi.
Secondo gli Amici della Terra, al 2030, sia il gas che l’elettrico potranno dare un forte contributo alla decarbonizzazione raggiungendo importanti obiettivi: un incremento del 10% per il vettore elettrico e del 20% per il gas nei trasporti leggeri; mentre un aumento del 30% di gas è previsto nei trasporti stradali pesanti e del 30% di gas liquefatto nei trasporti marittimi. Simili obiettivi favoriranno congiuntamente la diffusione di tecnologie di trasporto più efficienti, il ruolo delle fonti rinnovabili elettriche e la diffusione del biometano.
A questo punto rimane da capire se la mobilità elettrica e quella a gas possano coesistere ed essere ritenute strade ugualmente valide dalle politiche di decarbonizzazione dei trasporti.
In base alla nostra visione nel medio periodo, non esiste un conflitto tra ruolo del vettore elettrico e ruolo del gas. In particolare, il gas naturale, tramite la filiera del GNL, dovrà dare il suo principale contribuito con un’importante diffusione nei segmenti del trasporto stradale pesante e in quello marittimo dove il vettore elettrico non costituisce un’alternativa realisticamente disponibile. Nel segmento del trasporto stradale leggero, il ruolo del vettore elettrico riguarda prevalentemente, a breve e medio periodo, la domanda di trasporto di tipo urbano e metropolitano.
Auto elettriche e trasporti a gas: le due strade per la mobilità sostenibile
Se il futuro si muoverà sull’elettrico e sul gas, è giusto valutare l’impatto ambientale commisurato al ciclo di vita dei veicoli e valutare quale risorsa possa in prospettiva rivelarsi la più pulita. Tuttavia, al momento, non ci sono dati né metodologie condivise tra stakeholder e decisori pubblici per stabilire l’impatto ambientale di queste forme di mobilità.
Questa è una carenza grave che non consente di prendere decisioni in modo informato e trasparente. E’ già stato un errore non avere sottoposto il Quadro Strategico Nazionale per le infrastrutture di combustibili alternativi a Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Auspichiamo che questa carenza venga superata con il prossimo Piano nazionale energia e clima con gli obiettivi 2030 in cui le misure per la mobilità dovranno giocare un ruolo fondamentale.
Mentre nel resto d’Europa vengono stanziate cifre da destinare alla costruzione di infrastrutture dedicate a questo tipo di mobilità e agli incentivi per l’acquisto, in Italia queste misure sono su base regionale per quanto riguarda le esenzioni e a discrezione dei costruttori per quanto riguarda gli incentivi.
A tal proposito gli Amici della Terra ritengono che il tema della promozione della mobilità sostenibile non possa essere ridotto ad una questione di incentivi, ma che sia prima di tutto un problema di infrastrutture, aspetto che nel nostro paese viene sempre trascurato. Monica Tommasi, in conclusione, ha ricordato che:
Le nuove iniziative degli operatori per lo sviluppo della rete di infrastrutture per la ricarica dei mezzi elettrici sono una importante novità ma c’è ancora molta strada da fare. Scontiamo ancora un forte ritardo nella diffusione di punti di rifornimento di gas compresso per gli autoveicoli e questo è uno dei motivi che spiega il rallentamento della diffusione di questo combustibile alternativo. Inoltre sono ancora pochissimi i distributori che riforniscono i camion alimentati a GNL, anche qui dobbiamo accelerare se vogliamo raggiungere gli obiettivi previsti dal Quadro Strategico Nazionale che ne prevede 800 per il 2030.
Siamo poi sempre portati a pensare ai trasporti su ruota, ma:
Il ritardo più forte si registra nel settore marittimo dove abbiamo per ora solo progetti di infrastrutture per il bunkeraggio di GNL la cui realizzazione dovrebbe essere sostenuta dal Governo con strumenti più efficaci.
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