Secondo un rapporto steso dall’American Brookings Institution, l’automazione prenderà il 25% dei posti di lavoro, ma ci sono degli ambienti e delle professioni che sono più in pericolo di altri.
Il progresso tecnologico ha permesso l’entrata in scena di strumenti che facilitano e velocizzano il processo lavorativo sia su larga scala sia su piccola. Basti pensare all’industrializzazione o ai nuovi profili professionali derivati dalla digitalizzazione.
Ma questo ha generato la crescente paura di un rimpiazzo della manodopera con quella dei robot. L’American Brookings Institution ha redatto un report analizzando l’impatto dell’automazione e prevede che andrà a colmare il 25% dei posti di lavoro. Non solo, attraverso lo studio è riuscita a stimare i settori più a rischio e la fascia demografica più colpita.
Robot a lavoro: chi deve preoccuparsi
L’American Brookings Institution, organizzazione non profit statunitense, ha condotto uno studio sull’automazione e su quanto questa alta tecnologia debba preoccupare l’essere umano. In particolare si è focalizzata sulla sua applicazione dal 1980 fino al 2016, i cui dati sono stati utili per comprendere a che punto si arriverà fino al 2030.
Secondo il report nessun settore sarà esente dall’automazione, ma quelli che verranno colpiti maggiormente saranno l’amministrazione, la produzione, i trasporti e il food&beverage con oltre 70% di processi automatizzati.
Le professioni che potranno sopravvivere maggiormente saranno quelle che richiedono un’alta preparazione tecnica e di istruzione.
Non solo, lo studio è riuscito a stimare anche quale sarà la fascia demografica più colpita. Gli uomini, i giovani, i meno istruiti e i gruppi sottorappresentati saranno i profili che non avranno vita facile con la crescente introduzione dell’intelligenza artificiale, la quale andrà a sostituire il 25% dei lavoratori.
La mancanza di lavoro causata dall’impiego dei robot, produrrà non solo effetti sul portafoglio dei cittadini ma anche sul lato psicologico. A tal proposito l’American Brookings Instituion propone delle soluzioni per arginare lo stress, dalla riqualificazione delle persone a programmi per l’impiego.
I settori a rischio: la produzione vince
L’American Brookings Institute ha affermato che ogni ambiente lavorativo sarà soggetto all’automazione, ma è riuscita a stabilire i settori più deboli.
Le posizioni lavorative più colpite saranno quelle più meccaniche, in cui non c’è uno sviluppo creativo o di leadership. Si prevede il 70% dei processi robotizzati per la produzione, l’amministrazione, i trasporti e il food&beverage. I profili rappresentano circa un quarto della categoria lavorativa.
In particolare, nel settore produttivo verranno automatizzati il 90% dei processi. Nella ristorazione sarà l’85%, infine nei trasporti la percentuale è del 78 con l’introduzione di auto a guida autonoma.
Insomma, l’automazione sarà prevalente in settori in cui si ritiene che le mansioni possano essere affidate alle macchine e purtroppo colpisce i profili medi.
Ci sono alcune attività che l’intelligenza artificiale ancora non può sostituire, quindi possono tirare un sospiro di sollievo i profili altamente qualificati. Quelli in cui è necessaria la leadership, la capacità decisionale, il processo creativo, l’interazione con il prossimo e la tecnica.
La demografia colpita: chi sono e perché
L’analisi non solo ha messo in luce che fino al 2030 l’automazione prenderà il 25% del lavoro e i settori più a rischio, ma è riuscita anche a delineare la fascia demografica maggiormente coinvolta.
In particolare i gruppi sottorappresentati, gli uomini e i giovani sono coloro che avranno difficoltà nel momento in cui i processi lavorativi verranno affidati alle macchine.
Si registra una forte presenza degli uomini impiegati in quelle realtà destinate a essere robotizzate con circa l’70% nella produzione, l’80% nei trasporti e il 90% nelle costruzioni.
Lo stesso principio si applica per le altre categorie. La percentuale dei giovani si alza in correlazione al settore della ristorazione, in cui spesso i ragazzi trovano i primi impieghi. Infatti si è stimato che circa il 48% sotto i 25 anni lavorano nel food&beverage.
Il numero dei lavoratori “non bianchi” è elevato nei settori a rischio di automazione. Per esempio gli ispanici e i neri occupano per il 47% di quei profili lavorativi che verranno sostituiti dalle macchine.
Stress: come combatterlo
Certamente l’automazione avrà molteplici effetti come quello di provocare forte stress ai lavoratoti. Quindi il report suggerisce alcuni approcci per facilitare l’accettazione e un migliore adattamento all’impiego dell’intelligenza artificiale.
Consiglia di ideare un programma per i centri dell’impiego che si conformi alle nuove esigenze ed espandere il supporto per le comunità. Inoltre ipotizza la riduzione di volatilità per chi percepisce il salario basso.
Infine si concentra sulla riqualificazione del personale, l’aumento delle certificazioni e dei processi di apprendimento.
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