Avvocati, pratica obbligatoria e a numero chiuso: ecco cosa cambia

Fiammetta Rubini

23/03/2016

Pratica forense a numero chiuso: per l’ammissione gli aspiranti avvocati dovranno passare un esame d’ingresso e uno finale, e saranno valutati in base ai meriti universitari.

Avvocati, pratica obbligatoria e a numero chiuso: ecco cosa cambia

Tira aria di novità per gli aspiranti avvocati. Le modalità in cui si accede alla pratica forense, obbligatoria per poter accedere all’esame di Stato per l’abilitazione alla professione, potrebbero cambiare.

Praticantato a numero chiuso in base ai meriti universitari, con corsi di formazione obbligatori ed esami sia all’ingresso che all’uscita: ecco cosa prevede la bozza di regolamento sulla disciplina dei corsi di formazione per la professione forense che è stata trasmessa dal Ministero della Giustizia al Consiglio Nazionale Forense per l’approvazione.

Questa mossa rientra nel piano ministeriale di restringere il numero di avvocati sul territorio (che in Italia sono circa 220mila), e infatti da tempo si discute anche della possibilità di inserire Giurisprudenza tra le facoltà a numero chiuso. Adesso si prova ad agire per altre vie, in particolare sull’esame di abilitazione all’esercizio della professione a sul percorso della pratica forense.

In Italia, infatti, chi si laurea in Giurisprudenza e intende intraprendere la professione di avvocato deve fare un periodo di praticantato della durata di 18 mesi al termine del quale può accedere all’esame di Stato per l’abilitazione. Dal momento che le università danno un’impostazione troppo teorica, molti neolaureati prima di iniziare la pratica si iscrivono a scuole di specializzazione per arrivare più preparati all’esame di Stato e negli studi legali.

Con le nuove disposizioni pronte a entrare in vigore, però, il settore della formazione degli aspiranti avvocati durante la pratica vedrà qualche cambiamento. Vediamo nel dettaglio cosa devono aspettarsi i praticanti avvocati.

Pratica forense, novità: a numero chiuso e in base al merito

Dopo la laurea coloro che desiderano diventare avvocati e iscriversi regolarmente all’Albo dovranno fare la pratica forense in cui sono previsti corsi di formazione della durata minima di 160 ore, distribuite nell’arco 18 mesi di pratica, così come avviene con la raccolta delle firme in tribunale.

Nonostante la formazione continua sia obbligatoria anche per i tirocinanti, essa non sarà aperta a tutti, ma sarà previsto il numero chiuso. Come fare per accedervi, dunque? Verranno valutati i meriti universitari, quindi il percorso accademico (voti e particolari note di merito), ma bisognerà anche superare un esame scritto e orale volto a selezionare i migliori aspiranti legali.

Pratica forense, novità: selezione e corsi professionali

La selezione degli aspiranti avvocati più meritevoli sarà fatta dagli stessi responsabili dei corsi di formazione e non solo all’ingresso, ma anche durante e al termine della pratica.

Saranno, infatti, previste tre verifiche intermedie (una per ogni trimestre) che consistono in una prova orale sugli argomenti trattati a lezione e di tre prove scritte svolte secondo i criteri dell’esame di abilitazione. Inoltre ci sarà un esame finale che in un certo senso anticipa e si aggiunge all’esame di Stato.

In cosa consisteranno la formazione e le verifiche? Si presterà particolare attenzione alla tecnica di redazione degli atti giudiziari, alla conoscenza del linguaggio giuridico da parte del praticante, e agli approfondimenti casistici nelle materie di diritto civile, amministrativo, tributario e penale, con riferimento all’etica professionale, alla deontologia forense, alla ricerca delle fonti ecc… In questo modo si mira a formare il tirocinante per renderlo idoneo a superare senza problemi il vero “spauracchio”, ovvero l’esame di abilitazione.

Qui di seguito trovate la bozza dello schema di decreto del Ministro della Giustizia sulla disciplina dei corsi di formazione per la professione forense.

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