Avvocati, niente contributo integrativo minimo dal 2018: l’annuncio della Cassa Forense

Simone Micocci

04/10/2017

Avvocati, risparmio di 700 euro per il quinquennio 2018-2022: sospeso il contributo integrativo minimo.

Avvocati, niente contributo integrativo minimo dal 2018: l’annuncio della Cassa Forense

La Cassa Forense - tramite la sua pagina Facebook - ha annunciato un’importante novità per gli avvocati: a partire dal 2018 e per tutto il quinquennio successivo non bisognerà più pagare il contributo integrativo minimo.

Lo ha deciso il Comitato dei Delegati nel corso di una riunione che si è tenuta venerdì scorso, nella quale è stato stabilito che dal 2018 al 2022 gli avvocati iscritti alla Cassa Forense non dovranno pagare il contributo integrativo minimo, ma solo quello integrativo pari al 4% dell’effettivo volume di affari IVA dichiarato.

Per l’ufficialità di questa decisione bisognerà aspettare il via libera da parte dei Ministeri Vigilanti; l’ok comunque non sembra essere in discussione, visto che la notizia della sospensione dei contributi integrativi minimi è stata data direttamente dalla Cassa Forense.

Ma quanto risparmieranno i professionisti? Nell’attesa che la delibera venga pubblicata sul sito istituzionale della Cassa Forense, proviamo a fare chiarezza su quanto risparmieranno gli avvocati in questi 5 anni di sospensione.

Avvocati: quali contributi pagare alla Cassa Forense

Da anni gli avvocati si lamentano per i costi elevati necessari per essere iscritti alla Cassa Forense; le tariffe fissate per il quinquennio ancora in corso, infatti, sono molto alte specialmente per chi non ha un grande volume d’affari.

Nel dettaglio, per ogni anno di iscrizione alla Cassa Forense un avvocato è dovuto al pagamento di un contributo minimo soggettivo del valore di 2.780 euro, ma che è ridotto del 50% per i primi 6 anni di iscrizione nel caso in cui questa sia stata fatta prima del compimento del 35° anno di età.

A questo si aggiunge il contributo minimo integrativo pari a 700 euro; questo non si paga né per il periodo del praticantato né per i primi 5 anni di iscrizione alla Cassa Forense (in costanza di iscrizione). Inoltre, per i successivi 4 anni l’importo del contributo minimo integrativo è ridotto della metà, ma solo per coloro che al momento della prima iscrizione non avevano ancora compiuto i 35 anni.

Nessuna agevolazione invece per il contributo integrativo pari al 4% dell’effettivo volume di affari IVA dichiarato dal professionista.

Quanto si risparmierà senza contributo minimo integrativo?

Grazie alla delibera firmata dal Comitato dei Delegati, a partire dal 2018 tutti coloro che erano dovuti al pagamento del contributo minimo integrativo ne saranno esonerati.

Questo si traduce con un risparmio di 700 euro l’anno per tutti gli iscritti con un volume d’affari compreso tra lo 0 e i 17.500 euro annui.

Dal 2018 quindi i professionisti con un volume d’affari non elevato dovranno pagare solamente il contributo integrativo del 4% sul volume d’affari IVA dichiarato. La Cassa Forense quindi ha deciso di applicare il principio di proporzionalità eliminando il contributo fisso per tutti gli iscritti a vantaggio della componente variabile.

Ma la Cassa Forense dove troverà le risorse per far fronte al calo delle entrate? Se lo chiedono in molti, visto l’attuale debito latente della Fondazione. Se non si troverà un modo per compensare le mancate entrate del contributo minimo integrativo, infatti, potrebbe essere a rischio la “sostenibilità di lungo periodo della Cassa Forense”, come dichiarato da Paolo Rosa sulle pagine di Diritto e Giustizia.

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