L’attuale livello dei rendimenti incorporati dalle obbligazioni giustifica la crescita dei mercati e delle economie sottostanti? Il parere di Michele De Michelis, Cio di Frame Asset Management
Wall Street è pronta a un nuovo massimo storico: poco più di un punto percentuale separa l’indice S&P 500 dall’ultimo massimo assoluto risalente al 21 settembre 2018 mentre anche il comparto obbligazionario prosegue la fase di bonaccia.
Il Bund decennale tedesco è tornato in territorio negativo (seppure danzando giorno per giorno sulla soglia dello zero) e questo - con grande stupore del mercato – nonostante il Quantitative Easing sia ormai concluso.
Questa sincronia di movimenti fra la componente equity e quella obbligazionaria ha sorpreso anche gli analisti più esperti.
«A lasciarmi ancora più perplesso è l’andamento della curva dei rendimenti di tutti gli emittenti europei. A volte mi chiedo quanti tra i risparmiatori che acquistano fondi obbligazionari siano a conoscenza del fatto che per ottenere un rendimento del 2% circa bisogna prestare soldi per 5 anni alla Grecia, mentre se prestiamo gli stessi soldi alla Germania a 15 anni otteniamo un misero 0,2 % annuo», ha commentato Michele De Michelis, Responsabile investimenti di Frame Asset Management.
La situazione cambia se guardiamo al segmento dei corporate bond? «Del mercato dei corporate investment grade e high yield ho già detto quello che penso e ribadisco: la mancanza di liquidità dei titoli sottostanti dovrebbe preoccupare maggiormente per l’effetto snow-ball che potrebbe avvenire a cascata anche sul mercato azionario e quindi mi domando che senso abbia avere in portafoglio ampie porzioni di questa asset class».
Equity o bond: chi dei due sta sbagliando?
Un altro indizio di «tempesta in arrivo» potrebbe giungere dalla recente inversione della curva dei rendimenti americana, dove i tassi a breve hanno superato quelli a 10 anni. Ciò sta a significare che o il mercato azionario si sta sbagliando oppure è l’obbligazionario a trarci in inganno.
«Il fatto è che, se l’economia cresce (e l’equity con esso) questi tassi non hanno senso. Se invece la crescita è destinata a rallentare o addirittura si va in recessione (come la curva dei tassi sembrerebbe anticipare) allora è il mercato azionario che sta prendendo una cantonata», ha spiegato De Michelis, che aggiunge:
"Direi che, quanto meno, la cautela sia d’obbligo in questo momento, anche se la stagione delle trimestrali americane sembra sia cominciata nel migliore dei modi con Jp Morgan sugli scudi e anche Wells Fargo e PNC Financial oltre le attese. Tra l’altro il settore finanziario Usa (su alcuni nomi specifici) è tra i miei preferiti, quantomeno in ottica di relative value, in quanto tratta a dei multipli interessanti rispetto ad altri settori growth che scontano scenari di crescita altamente ottimistici che sono in contraddizione rispetto a questa fase del ciclo2.
Vedremo nei prossimi giorni se anche le altre grandi (Citi, Goldman Sachs, Bofa e Morgan Stanley) confermeranno il mood positivo e più in generale se la corporate americana riuscirà a stupirci visto che le attese questa volta non sono particolarmente alte.
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