Oggi l’operazione Quantitative Easing entra nel vivo con l’avvio dell’acquisto dei titoli di stato dei Paesi Europei: ecco quali sono le maggiori conseguenze per famiglie, imprese, economia e lavoro.
Dopo una lunga gestazione il Quantitative Easing varato dalla BCE entra oggi nella sua fase operativa: con il suo intervento di politica monetaria la Banca Centrale Europea inizierà oggi ad acquistare titoli di stato dei Paesi membri dell’Unione Europea, al fine di immettere nuova liquidità nel sistema economico del vecchio continente. Si tratta di un intervento economico di complessivi 1140 miliardi che dovrebbe assegnare all’Italia una somma compresa tra i 130 e i 150 miliardi di euro da oggi fino al Settembre 2016.
Secondo le prime stime degli operatori economici gli effetti sull’economia saranno consistenti: è stato calcolato che il PIL potrebbe subire un incremento variabile tra il +0,6% e il + 0,8% nel 2015 e arrivare fino a un +0,1% nel 2016. Ci sono però anche altre importanti conseguenze non solo sull’economia ma anche sulla vita di tutti i giorni e sui conti di cittadini privati, imprese e enti statali. Ecco quali sono le maggiori conseguenze e chi ne trarrà maggiori benefici.
Forex EUR/USD
Il cambio Euro/Dollaro sarà l’elemento che registrerà e che ha, di fatto, già registrato, le conseguenze più marcate del QE. Solo nella scorsa settimana il cambio euro/dollaro è passato da 1,13 a 1,08 e molti analisti, sia in ambito italiano (Federcasse) che in ambito internazionale (Goldman Sachs) hanno previsto che, entro il 2015, sarà raggiunta la parità con il dollaro. Una soglia questa su cui il cross principale dovrebbe assestarsi anche per gran parte del 2016.
Tassi di interesse
Immettere una quantità elevata di denaro sul mercato avrà tra gli altri effetti, con maggiore immediatezza, una sensibile riduzione dei tassi di rendimento dei titoli di Stato. Nel caso italiano il rendimento dei BTp (a dieci anni) scenderà, secondo le stime degli operatori finanziari, di 95 punti base, per passare dall’1,7% attuale fino all’1,3% (inizio del 2016) per poi risalire fino al di sopra del 2% entro la fine del 2017. Stesso andamento è previsto per i Bot che dovrebbero passare da un rendimento dello 0,5%, registrato nel 2014, a un rendimento che si attesterà intorno allo 0,2%.
Mutui
Un settore che beneficierà in maniera più contenuta del Quantitative Easing è quello dei tassi su i mutui che, in realtà, hanno già subito una riduzione consistente nei mesi passati ma che comunque dovrebbero continuare la loro discesa. Dall’attuale soglia del 2%, i tassi di interesse sui mutui dovrebbero ridursi, all’1,85%, nel caso dei mutui a tasso fisso e all’1,5%, nel caso dei mutui a tasso variabile; nel caso più ottimistico si potrebbe arrivare a una riduzione che porterà i tassi d’interesse sui mutui a una media dell’1,3%.
Molti operatori di settore ritengono che nel caso dei mutui la soluzione migliore da adottare per le famiglie è quella dell’estinzione dei vecchi mutui attraverso la ricontrattazione di un nuovo mutuo (a tassi di interesse più bassi) in questa ipotesi il risparmio complessivo che le famiglie italiane potrebbero ottenere si aggira tra i 30 e i 40 miliardi di euro.
Famiglie e privati
Proprio a proposito delle famiglie occorre ricordare che l’obiettivo principale dell’intervento di politica monetaria messo in atto dalla BCE è quello di immettere nuova liquidità nel sistema economico europeo. Tale liquidità dovrà essere destinata alle famiglie e alle imprese, sotto forma di prestiti, che le banche commerciali dovranno autorizzare in misura maggiore, dal momento che sono state liberate dal fardello dei titoli di stato (denaro illiquido) che la BCE inizierà a rilevare da oggi.
Dal momento che le famiglie e i privati otterranno prestiti in misura maggiore e a tassi più convenienti, gli operatori finanziari stimano che i cittadini italiani europei aumenteranno le proprie spese, investendo soprattutto in beni immobili e in beni durevoli (come le case). In caso di acquisto di immobili i privati trarranno un’ulteriore beneficio dalla concomitante diminuzione dei tassi d’interesse sui mutui. In ogni caso i consumi dovrebbero aumentare.
Se i consumi interni aumentassero effettivamente, come si spera, le famiglie andranno però incontro a una conseguenza, programmata e auspicata dalla BCE, ma sfavorevole per loro: l’aumento dell’inflazione e quindi la crescita dei prezzi al consumo (più probabile nel 2016 che nel 2015).
Tra gli altri svantaggi che i cittadini subiranno da QE c’è l’abbassamento dei tassi di rendimento dei titoli di stato. A tal proposito però potrebbero esserci guadagni maggiori con investimenti sui titoli azionari.
Imprese
Le imprese saranno il secondo soggetto, dopo le famiglie, che dovrebbe beneficiare dell’aumentata liquidità circolante nell’Eurozona. Tale elemento dovrebbe far sì che aumentino i prestiti bancari a favore delle imprese. In questo specifico caso i prestiti destinati alle imprese dovrebbero crescere dello 0,5% mentre i tassi dovrebbero scendere di circa 35 punti base, consentendo di ottenere un risparmio sulla spesa per gli interessi di circa 3,2 mld di euro.
Grazie alla possibilità di ottenere prestiti maggiori e con vincoli meno stringenti anche le imprese dovrebbero, inoltre aumentare la loro capacità di spesa, investendo soprattutto in beni strumentali e costruzioni (per i quali è stata stimata una crescita del +4,36%).
Complice il cambio euro dollaro che indebolisce e indebolirà ancora la moneta unica, le imprese dovrebbero trarre un significativo vantaggio dalle esportazioni che dovrebbero aumentare del 3% nel 2015 e ancor di più nel 2016.
Conti pubblici
I conti pubblici subiranno un significativo miglioramento sia per la riduzione dei tassi di interessi sia per la ripresa dell’attività economica (che significa maggiori entrate per lo Stato sotto forma di IVA). In questo caso i benefici maggiori potrebbero concretizzarsi in un aumento del PIL e in circa 5 miliardi di risparmi sulla spesa per interessi. Questi denari potrebbero essere reindirizzati a nuovi investimenti o al taglio delle tasse.
Occupazione
Benefici più contenuti e più lenti arriveranno anche al mercato del lavoro. Anche se nel 2015 la disoccupazione resterà al 12,8%, dal 2016 dovrebbe iniziare a diminuire attestandosi, nel 2017, al 11%. Anche grazie al Jobs Act, gli operatori economici prevedono che nel prossimo anno, per ogni trimestre si dovrebbero registrare tra le 45000 e le 50000 unità di nuovi lavoratori in più, con disoccupati che scenderanno dagli attuali 3,4 milioni di oggi ai 2,9 milioni del 2017.
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