Le decisioni della BCE hanno fatto storcere il naso a diverse economie: una “rivolta” senza precedenti. Cosa è successo?
Le decisioni prese ieri dalla BCE hanno fatto storcere il naso a diverse economie dell’Eurozona.
Alcuni governatori dell’istituto centrale rappresentanti dei cosiddetti “Paesi core” del blocco, si sono scagliati contro la nuova politica monetaria di Mario Draghi che, tra le altre cose, lascerà presto il Consiglio Direttivo nelle mani di Christine Lagarde.
Le ultime indiscrezioni di Bloomberg hanno parlato addirittura di una rivolta senza precedenti scoppiata nei corridoi della BCE: se il taglio dei tassi di interesse sui depositi è passato in secondo piano, l’avvio di un nuovo Quantitative Easing ha suscitato le ire di diversi Paesi.
Al seguente link tutte le decisioni prese ieri dalla Banca Centrale Europea
BCE: rivolta contro Draghi. I Paesi più scontenti
La rivolta senza precedenti, ha continuato il quotidiano, è scoppiata durante un meeting particolarmente litigioso. Il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy de Galhau è entrato ufficialmente a far parte della fazione più hawkish già comprendente l’olandese Klaas Knot e il tedesco Jens Weidmann.
Tutti e tre si sono scagliati contro la decisione di introdurre un nuovo Quantitative Easing (questa volta senza limiti temporali) a partire dal prossimo 1° novembre e a un ritmo di 20 miliardi di euro al mese.
Già qualche giorno fa altre indiscrezioni avevano lasciato trapelare la presenza di dissidi interni in BCE. Oggi alle voci iniziali si sono aggiunte quelle di Bloomberg che ha riportato le testimonianze di alcune persone a conoscenza dei fatti le quali, per la delicatezza della questione, hanno preferito rimanere anonime.
Mai visto un disaccordo così grande
Francia, Paesi Bassi e Germania sono stati i più accesi critici del nuovo QE, ma non sono stati i soli: anche l’Austria e l’Estonia si sono scagliate contro le ultime decisioni della Banca Centrale Europea.
“C’è stata maggiore divergenza di opinioni sul PAA, ma alla fine il consensus è stato vasto e non c’è stato bisogno di votare,”
ha comunque tenuto a precisare il presidente uscente.
Eppure, hanno fatto notare diversi osservatori, un disaccordo così grande non si era mai visto durante la presidenza di Mario Draghi ed è proprio per questo che si è parlato di una vera e propria rivolta scoppiata, si noti, in occasione della sua penultima riunione come Presidente.
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