Good bank: Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara hanno conti in ordine e sono libere dalle sofferenza. Ma perché allora faticano a trovare acquirenti?
Good bank: qual è il motivo del loro scarso appeal? - Entro il prossimo 30 settembre, termine ultimo fissato dalla Commissione Europea, le quattro banche salvate nel novembre 2015 (Etruria, Marche, CariChieti e CariFerrara) dovranno trovare un acquirente.
Ma nonostante l’ottimismo espresso dal presidente dei quattro istituti, Roberto Nicastro, il closing appare molto difficile.
La prima asta di luglio si è conclusa con un nulla di fatto: troppo basse le offerte presentate dai fondi Apollo e Lone Star (si parla di 3-400 milioni) rispetto agli 1,4 miliardi inizialmente richiesti dall’Autorità di risoluzione (cifra già svalutata rispetto a un anno fa).
Accantonata l’ipotesi di una cessione in blocco, Nicastro e Bankitalia (che guida l’Autorità di risoluzione) hanno deciso di cedere le good bank separatamente. Gli acquirenti non mancano - si parla di UBI Banca, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Popolare di Bari e le francesi Credit Agricole e Bnl - ma è poco probabile che entro il 30 settembre possa giungere un’offerta soddisfacente.
Cosa succederebbe, dunque, se dovesse fallire anche quest’asta? E soprattutto: come mai le quattro good bank - libere dai crediti deteriorati e coi conti in ordine - sono ancora così poco appetibili?
Good bank: slitta ancora la deadline per la cessione?
Nel caso in cui la cessione non dovesse andare in porto entro la data stabilita si prospetterebbero due scenari:
- la chiusura dei quattro istituti, che rappresenterebbe una notevole batosta per il governo e il colpo di grazia alla sempre più traballante credibilità del sistema bancario italiano;
- una ulteriore proroga della deadline, ipotesi tutt’altro che improbabile dal momento che la scadenza era stata inizialmente fissata al 30 aprile.
Good bank: ecco perché nessuno vuole comprarle
Nonostante le quattro banche abbiano completamente smaltito la massa di Npl che gravava sui bilanci, il loro appeal resta comunque molto basso. E il motivo principale - oltre alla generale sfiducia che circonda il comparto del credito tricolore - risiede nella pesantezza del loro apparato industriale.
Stando a un’analisi dei bilanci 2015 condotta dall’Università Bocconi per CorrierEconomia, il margine di intermediazione (rapporto tra totale costi e ricavi) è pari al 207% per Nuova Banca Marche, al 275% per nuova CariFerrara, al 231% per Nuova Banca Etruria e al 202% per Nuova CariChieti: ciò vuol dire che le spese sono il doppio dei ricavi.
Un altro problema è rappresentato dalla bassa redditività netta dei prestiti su base annua: nel caso di Banca Marche, quest’ultima risulta pari all’1,25%, mentre per CariFerrara si attesta allo 0,86%, in CariChieti al 2,15% e in Banca Etruria al 2,4%.
In attesa della pubblicazione dei bilanci semestrali delle quattro good bank, una cosa è certa:
“Con una resa bassa dei crediti - spiega Stefano Caselli, prorettore dell’Università Bocconi e autore dello studio - diventano decisive le commissioni e il peso dei costi della struttura distributiva. Inoltre, con i requisiti patrimoniali crescenti, le banche che acquistano altre banche sono costrette a fare aumenti di capitale a loro volta. Elementi che non lasciano tranquilli”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA