Forexinfo.it ha riassunto in 5 punti chiave tutta la storia del decreto salva-banche partendo dalle cause dei fallimenti fino alle iniziative delle associazioni dei consumatori.
Forexinfo.it ripercorre tutta la storia del decreto salva-banche, riassumendo in 5 punti il salvataggio di Banca Marche, Carichieti, Carife e Banca Etruria. Nell’articolo vengono riportate le mosse del Governo, le conseguenze per i risparmiatori, le iniziative delle associazioni dei consumatori, in cosa consiste il decreto e le cause del fallimento delle banche coinvolte.
Nel dettaglio, vediamo come una cattiva gestione bancaria ed una scarsa vigilanza hanno portato alla rovina 150.000 risparmiatori.
Ecco cos’è il decreto salva-banche, le cause e le conseguenze del fallimento delle 4 banche riassunti in 5 punti.
1) Le cause del fallimento di Banca Marche, Carichieti, Carife e Banca Etruria
In queste ultime settimane si sono aperte forti discussioni in merito al decreto salva-banche. Questo provvedimento governativo servirà a salvare 4 banche italiane di piccola e media dimensione, ovvero:
- Banca Marche,
- Carichieti,
- Cariferrara,
- Banca Etruria.
Perché queste banche sono fallite?
Le cause principali risiedono in operazioni spericolate, perdite senza fine e crediti in sofferenza generati spesso da concessioni creditizie di dubbia solvibilità.
Banca Marche
Per quel che riguarda Banca Marche, la crisi della banca è scaturita da concessioni “libertine” di prestiti, erogati per gran parte dal vecchio Cda e dall’ex-ad della banca Massimo Bianconi.
I prestiti erogati si sono ben presto trasformati in crediti incagliati per un valore complessivo di oltre €3 miliardi e che hanno convinto Bankitalia a chiedere il commissariamento della banca marchigiana nel 2011 (nel 2012 la banca rivelò un buco di bilancio pari a €512 milioni).
Banca Etruria
Banca Etruria sembra abbia avuto un percorso simile a quello di banca Marche. La banca laziale, di cui il padre del ministro Boschi era vice-presidente, tra il 2011 e il 2013 ha visto allargare l’ammontare dei crediti deteriorati a livelli insostenibili.
Crediti deteriorati che, molto spesso, venivano generati da prestiti concessi sempre in maniera troppo libera.
Visto l’ammontare di crediti deteriorati sempre più pesante nel bilancio della banca, il management ha deciso di compiere operazioni di copertura attraverso l’acquisto di titoli di Stato che, effettivamente, hanno generato ingenti profitti e hanno aiutato in parte a coprire le sofferenze.
Nel 2015 però Bankitalia decide di commissariare la banca, reputando il trading sui titoli di Stato troppo pericoloso e soprattutto vista la situazione finanziaria della banca emersa dalle trimestrali 2014 (buco di bilancio di €120 milioni).
Carichieti
Nel 2014 arriva il commissariamento anche per Carichieti visto l’ammontare dei crediti in sofferenza pari a €430 milioni e la perdita da circa €300 milioni dell’istituto di credito abruzzese. Le perdite e i crediti in sofferenza sembra che siano stati causati da prestiti facili erogati ad imprenditori abruzzesi.
Carife
Diverso, invece, il discorso per Carife la quale ha dichiarato perdite per €376 milioni. Perdite generate principalmente da investimenti immobiliari non redditizi effettuati attraverso l’Sgr Vegagest.
2) Decreto salva-banche: cos’è? In cosa consiste?
Per permettere il salvataggio di queste 4 banche, il Governo vara l’ormai famoso decreto salva-banche. Attraverso il decreto si fa in modo di scorporare le parti deteriorate delle banche in una bad bank mentre, per le parti sane, vengono costituite 4 nuove banche capitanate dall’ex manager di Unicredit Roberto Nicastro.
Le nuove banche verranno messe presto all’asta, cercando di massimizzare il profitto in modo da remunerare il fondo di Risoluzione.
A cosa serve il fondo di Risoluzione?
Il fondo di Risoluzione sarà utile a rifinanziare le banche ponte costituite con le parti sane degli istituti di credito falliti.
Questo fondo sarà finanziato completamente dalle banche italiane quali Ubi banca, Unicredit, Intesa San Paolo e via discorrendo, per un importo totale di €3,6 miliardi.
I crediti in sofferenza confluiti nella bad bank verranno svalutati di un 70-80% in modo da permettere un più facile smaltimento degli stessi.
3) Salva-banche: le conseguenze per i risparmiatori
La parte del decreto sul quale si sono accese feroci polemiche riguarda il coinvolgimento di azionisti e obbligazionisti subordinati che risponderanno in solido del fallimento delle banche. Il decreto, infatti, prevede la svalutazione totale delle azioni dei 4 istituti di credito e la conversione coatta delle obbligazioni subordinate in azioni.
Cosa sono le obbligazioni subordinate?
I bond subordinati sono uno strumento finanziario di debito che è una via di mezzo tra un titolo azionario ed un’obbligazione. Il detentore del bond subordinato riceve delle cedole da parte dell’emittente anche se, tuttavia, non garantisce l’esenzione dal rischio di impresa al possessore dell’obbligazione.
In termini sintetici, gli obbligazionisti subordinati possono essere definiti come creditori di serie B (in caso di fallimento vengono prima liquidati dipendenti, creditori, obbligazionisti e, nel caso delle banche, i correntisti, almeno per ora).
In questo modo circa 150.000 risparmiatori hanno visto andare in fumo i risparmi di una vita (portando, come tristemente noto, al suicidio di un pensionato 68enne) di cui 130.000 sono azionisti e 20.000 obbligazionisti subordinati.
E’ stato calcolato che, in totale, i risparmiatori degli istituti di credito ci hanno rimesso circa €1,2 miliardi.
Il decreto adottato dal Governo sembra ricalcare in parte la nuova normativa europea del Bail-in che coinvolge correntisti ed obbligazionisti nel caso di insolvenza bancaria.
Per ulteriori approfondimenti leggere qui).
4) Sviluppi: le soluzioni del Governo per aiutare gli obbligazionisti subordinati
Dopo le forti proteste dei risparmiatori, il Governo sta cercando di trovare una soluzione per cercare di risarcire in parte gli obbligazionisti subordinati. Al vaglio del Governo ci sarebbe la possibilità di costituire un Fondo di solidarietà, finanziato in minima parte da soldi pubblici per non violare le regole UE sugli aiuti di Stato, attraverso il quale si risarcirebbe di circa il 30% ogni obbligazionista subordinato.
In più, il Governo starebbe pensando di erogare crediti di imposta ai risparmiatori danneggiati utilizzabili nel corso degli anni in modo da alleviare ulteriormente la situazione economica di questi ultimi.
5) UE contro l’Italia, associazioni dei consumatori scendono in campo
Una svolta è arrivata nella giornata di ieri nella quale il commissario europeo ai servizi finanziari, Jonathan Hill, ha dichiarato che gli strumenti finanziari venduti dalle banche fallite sono stati ceduti a persone ignare dei rischi che stavano correndo - additando, inoltre, colpe di scarsa vigilanza alle autorità italiane.
Attraverso queste parole, il commissario europeo sembra che abbia connotato il reato di truffa su quanto accaduto ai risparmiatori.
Denunce per truffa già pervenute nei tribunali italiani dalle associazioni dei consumatori quali Adusbef, Federconsumatori e Codacons che sono scese al fianco dei risparmiatori danneggiati o “truffati”.
Le associazioni hanno già dichiarato che presenteranno ricorso al Tar del Lazio contro il decreto salva-banche e che avvieranno class action e denunce di natura sia civile che amministrativa che penale nei confronti dei vertici delle 4 banche fallite, di Bankitalia e Consob con quest’ultime ree di non aver vigilato correttamente sulla situazione degli istituti di credito falliti.
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