La banca centrale del Regno Unito costretta a fare i conti con nuove difficoltà: il piano di acquisto titoli proposto la scorsa settimana non raggiunge il target.
Il mercato ha atteso e prestato molta attenzione alle parole di Mark Carney durante la riunione della Bank of England dello scorso mercoledì.
Il governatore della banca centrale inglese aveva infatti annunciato ambiziosi interventi al fine di evitare che il Regno Unito cadesse all’interno del vortice di una recessione economica, in seguito alla sua uscita dall’Unione Europea.
A meno di una settimana di tempo da queste sue parole, il programma di acquisto titoli messo in piedi dalla BoE, per un ammontare totale di 60 milardi di sterline, sembra essersi già bloccato, facendo sorgere legittimi dubbi sull’operato della Bank of England.
Mentre la sterlina continua a perdere valore nei confronti dell’euro, vediamo di capire meglio i problemi nati proprio durante la giornata di oggi.
Imbarazzo BoE: buoni propositi finiti prima ancora di iniziare?
La decisione di abbandonare l’Unione Europea da parte del Regno Unito inizia a mostrare le sue prime conseguenze, con la banca centrale inglese che cerca di prevenire i problemi, prima di doversi trovare costretta a curarli.
Il taglio dei tassi di interesse durante la riunione dello scorso mercoledì era stato largamente anticipato, meno invece lo era l’incremento del programma di acquisto titoli da parte della BoE.
Sebbene quest’ultima si fosse offerta di pagare tassi di interesse superiori a quelli del mercato, gli investitori si sono mostrati reclutanti a venderle i bond in loro possesso, chiamati “gilts”.
Il secondo round del nuovo programma di acquisto annunciato la scorsa settimana è quindi fallito, non avendo raggiunto il target di QE che era negli obiettivi della banca centrale inglese.
Sebbene il deficit riscontrato, pari a 50 milioni di sterline, sia poca cosa rispetto al totale previsto dal piano, questo evidenzia quali sono le nuove difficoltà sul cammino della BoE, preannunciando possibili azioni ancora più drastiche per evitare di rimanere incagliati in questo tipo di problemi.
I fondi pensione, tra i maggiori investitori in titoli a lunga scadenza, ovvero l’obiettivo del piano proposto lo scorso mercoledì, tengono stretti i loro titoli finanziari, restii a liberarsene.
La preoccupazione generale per la situazione economica del Regno Unito e il deficit di 400 miliardi di sterline che coinvolge i fondi pensionistici britannici rappresentano le due principali ragioni che hanno portato al “no” alla vendita.
“Dice molto riguardo l’ansia presente nei mercati: la banca centrale va dagli investitori dicendo di voler comprare titoli da loro, pagando anche un ottimo prezzo, ma senza riuscire ad acquistare tutto cià che era in programma. ”
Queste le parole di Ian Barnard, partner fondatore della Capital Generation Partners, che chiariscono il mancato incontro tra le due parti del mercato.
“È possibile che gli investitori in questione abbiano paura di un ulteriore peggioramento delle condizioni economiche generali, così che preferiscano tenere e non privarsi di ciò che è oggi in loro possesso.”
Il problema è legato alla fiducia e non coinvolge solo la banca centrale del Regno Unito.
Gli interventi per consentire una ripresa economica messi in piedi anche dagli altri istituti centrali sono poco convincenti e gli investitori cominciano a perdere quella fiducia necessaria per rendere fruttuoso il processo di collaborazione delle due parti.
Fonte: cnbc.com
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