Mentre Gazprom aumentava i flussi e Putin scongiurava il boicottaggio da parte della Bielorussia, la Germania sceglie lo scontro con Mosca. E riattiva la piattaforma Dark Eagle per missili ipersonici
Nella vita, ognuno è libero di suicidarsi a proprio piacimento. Ma nella predisposizione all’autolesionismo degli europei c’è qualcosa di scientifico. L’Ente federale per l’Energia tedesco, infatti, oggi ha bloccato il processo di certificazione per Nord Stream 2, di fatto vanificando completamente la possibilità di extra-forniture di gas russo per l’intero inverno.
E se Vladimir Putin nelle ultime settimane aveva utilizzato Gazprom come strumento di pressione sull’Ue al fine di sveltire proprio quella pratica burocratico-politica, prima riducendo praticamente a zero i flussi verso l’hub tedesco di Mallnow e poi invece facendoli partire di gran carriera, generando un immediato sollievo sul costo in bolletta, ecco che ora la questione si complica terribilmente.
Per tre motivi principali, mostrati plasticamente da questi grafici.
Primo, la decisione tedesca arriva in un momento in cui le riserve europee di gas sono ancora al minimo dal 2013, dato che Gazprom aveva cominciato a pompare soltanto dal 9 novembre scorso. Secondo, la notizia ha immediatamente fatto salire del 12% il prezzo dei futures sul gas naturale europeo (Dutch), portando la valutazione a 88 euro per kilowatt/ora.
Terzo, al netto dell’inverno che ora comincerà a fare sul serio su larga parte del continente e farà aumentare le necessità di riscaldamento, lo schiaffo al Cremlino arriva proprio nel momento di massima tensione fra Ue e Bielorussia sulla questione migranti al confine con la Polonia, uno showdown che aveva visto Aleksandr Lukashenko minacciare proprio il blocco del transito dei flussi di gas verso l’Europa attraverso la tratta classica Yamal-Mallnow, la quale taglia in due il suo Paese. A evitare questa ipotesi ci aveva pensato l’intervento diretto proprio di Vladimir Putin, di fatto il referente unico e assoluto dell’uomo forte di Minsk.
Ora tutto rischia di cambiare, poiché al no delle autorità tedesche verso Nord Stream si unisce il via libera dell’Unione Europea a un ampliamento delle sanzioni contro la stessa Bielorussia. Insomma, Bruxelles sta giocando con i fiammiferi nei pressi di un distributore di benzina che presenta enormi perdite. Quale asso nella manica potrebbe avere l’Europa, essendo giunta volontariamente a un passo dalla rottura totale con Mosca? Forse forniture di LNG statunitense, nel pieno di una fiammata inflattiva e con i colli di bottiglia sulla supply chain che stanno tramutando i terminal merci di tutto il mondo in enormi parcheggi marittimi?
Come se questo non bastasse, poi, la dichiarazione di guerra verso la Russia appare totale alla luce di quanto confermato dal Pentagono non più tardi di due giorni fa: nella base Nato tedesca di Mainz-Kastel è infatti stata riattivata l’unità di attacco nucleare denominata Dark Eagle, in grado di lanciare missili ipersonici che possono colpire la capitale russa in 21 minuti e 30 secondi.
L’ultima volta in cui il dispositivo bellico fu operativo risale al 1991, poi la caduta del Muro e il conseguente collasso dell’Unione Sovietica lo mandò in pensione. Avevamo detto che in due anni sarebbe tornato in funzione e così è stato. Ora i soldati possono cominciare l’addestramento, ha confermato in un comunicato il generale Neil Thurgood, responsabile del 56mo Comando di Artiglieria nella base tedesca.
Berlino ha forse nostalgia dei tempi dell’incombente e costante minaccia di attacco russo, quando la sua capitale era divisa, esisteva la DDR e la Bundesbank spedì l’oro all’estero per timore di un’invasione sovietica che lo razziasse? Oltretutto, mentre Angela Merkel stava lavorando dietro le quinte per giungere proprio a una mediazione con Mosca e Minsk e Olaf Scholz ancora cerca la quadra per arrivare alla formazione di un governo. Qualcuno, forse, ha voluto boicottare sul nascere l’ultimo sforzo di mediazione della Cancelliera uscente, a detta di Washington troppo morbida come Mosca e Pechino?
Apparentemente, sì. Ora, però, attenzione alle conseguenze. Nell’immediato destinate a sostanziarsi in bolletta, sia per le famiglie che per le aziende. Ma già sul medio termine, forse, ancora più pericolose. Vladimir Putin aveva abbozzato, alzando la posta prima e poi porgendo la mano all’Europa: ora sembra guerra. Dichiarata in maniera sfrontata e senza troppe cautele. Pessima idea. Oppure, un’opzione di suicidio decisamente da premio Oscar. Perché qui, a occhio e croce, comincia a tirare aria da Dottor Stranamore.
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