Il Pentagono ha riunito le otto principali aziende che producono armi negli Stati Uniti per aggiornare le commesse da spedire in Ucraina: Biden punta a una lunga guerra, ma contro si schiera solo Papa Francesco.
Arrivati al cinquantesimo giorno della guerra in Ucraina, forse sarebbe il momento che i media nostrani iniziassero a dire le cose come stanno: gli Stati Uniti non vogliono alcun accordo di pace, con l’unico epilogo del conflitto che Washington sembrerebbe prendere in considerazione che è quello di una perdita del potere, in qualunque modo, da parte di Vladimir Putin.
Come direbbe Nietzsche “il resto è conseguenza”, ma noi dobbiamo sorbirci la stucchevole retorica di chi a favore di telecamere afferma di lavorare per un cessate il fuoco ma poi, a taccuini chiusi, fa il tifo per un prosieguo della guerra.
Capita così che da noi sia passata sostanzialmente sotto traccia la notizia, riportata comunque da Agi, di una riunione al Pentagono alla presenza delle otto principali aziende che producono armi negli Stati Uniti.
Un incontro reso noto da Reuters che arriva proprio nel momento in cui Joe Biden ha deciso di inviare altri 750 milioni di dollari di aiuti militari all’Ucraina. Nel dettaglio, la Casa Bianca avrebbe chiesto alla lobby delle armi di produrre sistemi più piccoli, come i missili anticarro Javelin e i missili antiaerei Stinger.
Questo potrebbe significare principalmente due cose: i magazzini dell’esercito americano sono sostanzialmente vuoti dopo le giornaliere spedizioni di armi verso Kiev, ma anche che l’Ucraina ha perso molti mezzi e risorse da quando è iniziata la guerra.
Sarà una guerra lunga e potenzialmente disastrosa
Questo vertice al Pentagono è l’ulteriore riprova di come gli Stati Uniti vogliano inondare di armi sempre più efficaci l’Ucraina, nella speranza che l’esercito di Kiev possa impantanare la Russia in una guerra lunga e logorante.
Poco importa che di mezzo ci sia la tragedia di un popolo e di una Nazione che ogni giorno piange un numero sempre maggiore di morti, senza contare il dramma delle violenze, della distruzione e della fuga dalle proprie abitazioni.
La possibilità di far fuori Vladimir Putin e di spezzare l’asse Mosca-Pechino è una prospettiva troppo ghiotta per gli Stati Uniti: non a caso Washington finora ha cercato di destabilizzare ogni tentativo di accordo diplomatico tra Russia e Ucraina. Anche l’Onu nelle scorse ore ha dovuto ammettere come “al momento ci sono zero possibilità di un cessate il fuoco”.
Resta però un interrogativo di cui Biden, nella bambagia della Casa Bianca, forse non ha tento conto: se per Putin questa guerra dovesse mettersi male, siamo sicuri che nella sua follia il presidente russo non possa prendere in considerazione l’opzione di usare una delle 1.588 testate nucleari già posizionate?
Su un totale di quasi 6.000 bombe nucleari a disposizione, nel dettaglio Mosca ne ha pronte all’uso 812 posizionate su missili balistici lanciabili da terra, 576 su sottomarini e 200 su bombardieri. Non il massimo come prospettiva per noi europei, senza contare che i russi hanno in dotazione anche i temibili missili ipersonici finora mai utilizzati.
Solo Papa Francesco parla di pace
La notizia della volontà di aderire alla Nato da parte di Finlandia e Svezia, l’invio di armi sempre più offensive e la crescente tensione tra Cina e Stati Uniti, sono tutti campanelli d’allarme per un potenziale allargamento di una guerra che presto, drammaticamente, potrebbe assumere i contorni di un conflitto mondiale.
In questo scenario, l’unico grande attore internazionale che da settimane si sta veramente battendo per la pace è Papa Francesco. Il Pontefice, presa carta e penna, ha scritto una lettera aperta al Corriere della Sera.
Di fronte alle immagini strazianti che vediamo ogni giorno, di fronte al grido dei bambini e delle donne, non possiamo che urlare: “Fermatevi!”. La guerra non è la soluzione, la guerra è una pazzia, la guerra è un mostro, la guerra è un cancro che si autoalimenta fagocitando tutto! [...] L’odio, prima che sia troppo tardi, va estirpato dai cuori. E per farlo c’è bisogno di dialogo, di negoziato, di ascolto, di capacità e di creatività diplomatica, di politica lungimirante capace di costruire un nuovo sistema di convivenza che non sia più basato sulle armi, sulla potenza delle armi, sulla deterrenza. Ogni guerra rappresenta non soltanto una sconfitta della politica ma anche una resa vergognosa di fronte alle forze del male.
Amen.
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