E’ da definirsi storica la vittoria delle elezioni in Birmania del premio Nobel Aung San Suu Kyi, il cui partito ha ottenuto 44 dei 45 seggi assegnati nella capitale.
La vittoria in Birmania della Lega nazionale per la democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi, è stata ampiamente preannunciata ma la sua misura rimane notevole, tanto che nessuno ha ancora fatto dichiarazioni ufficiali. Anche se forse bisognerà aspettare due settimane per il risultato reale, le proiezioni parlano della conquista del 70% dei seggi da parte del partito guidato dal Nobel per la pace, che per il suo paese è stata in carcere e poi agli arresti domiciliari per 20 anni.
E’ lei la trionfatrice di queste elezioni, è lei il simbolo di un paese che dopo anni di dispotismo al potere vuole rinascere.
La figlia del generale che portò la Birmania all’indipendenza si è eretta ad eroe nazionale acquisendo la fiducia di un intero popolo.
Una svolta epocale per la Birmania
Un successo straordinario ed epocale se si considera che per legge il partito militarizzato si riserva il 25% dei seggi. Il risultato è talmente evidente che nemmeno i brogli elettorali potranno negarlo e perfino i generali che detengono il potere hanno già ammesso la vittoria della LND.
Aung San Suu Kyi, intervistata dalla Bbc afferma che, a suo parere, «i generali rispetteranno i risultati delle elezioni e le permetteranno di formare un nuovo governo.»
Trovo che la gente adesso sia molto più attenta alla politica non solo rispetto al 1990, ma molto più politicizzata rispetto al 2012, quando ci furono le altre elezioni
", ha detto.
La felicità del popolo birmano è stata irrefrenabile, sono scesi tutti in piazza per festeggiare il ritorno della democrazia e la speranza in un futuro migliore.
Secondo Alexander Lambsdorff, commissario inviato nella capitale della Birmania come capo della delegazione europea per il controllo della regolarità delle elezioni, «il voto si è svolto in modo ordinato seppure con qualche irregolarità.»
Dopo le denunce ricevute durante la campagna elettorale, domenica la Commissione statale ha ricevuto nuove segnalazioni, tra cui errori nelle liste e intimidazioni.
Uno dei casi più eclatanti, riferito dai media birmani, è quello che ha riguardato il ministro dei Trasporti Than Tun che ha rischiato di non votare perché qualcuno lo aveva già fatto a suo nome.
Nonostante qualche piccolo episodio, tutto si è svolto nella regolarità e le elezioni birmane non potranno essere messe in discussione.
Le speranze e le difficoltà della Birmania
La parte difficile inizia adesso per Aung San Suu Kyi, bisognerà guidare la difficile transizione della Birmania verso uno sviluppo sociale ed economico, dovrà comunque negoziare la condivisione del governo con l’esercito che, come detto in precedenza, ha per legge il 25% dei seggi. Inoltre la costituzione le impedisce di ricoprire la carica di presidente, avendo due figli con passaporto britannico, come il marito.
Suu Kyi, in campagna elettorale, ha comunque promesso che in caso di vittoria guiderà il governo, con un ruolo al di sopra del presidente. Un esecutivo, però, dove diversi membri chiave sono nominati proprio dai militari.
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