Gli Stati Uniti superano per la prima volta la Cina nel mining del Bitcoin, come certificato dall’Università di Cambridge. Motivi e conseguenze di questo storico sorpasso.
Gli Stati Uniti sono il primo Paese al mondo nel mining dei Bitcoin, superando la Cina per la prima volta nella storia della criptovaluta.
Lo storico sorpasso è stato attestato ufficialmente dal Center for Alternative Finance dell’Università di Cambridge, che ha certificato come un terzo dell’hashrate globale si è registrato negli States, con l’aumento del 428% rispetto a settembre del 2020.
Gli USA si sono fatti trovare pronti nell’accogliere i minatori, costretti a emigrare dalla stessa Cina dopo la stretta decisa dal Governo di Pechino, dando il via a quella che è stata definita come la “grande migrazione mineraria”.
Si conclude in questo modo il predominio del Dragone sul Bitcoin, con quest’ultimo che sembra aver trovato la sua nuova residenza principalmente nello Stato di New York, in Texas, in Georgia e in Kentucky.
USA superano la Cina nel mining del Bitcoin
Tra le ragioni ufficiali che hanno spinto il regime cinese ad avviare la migrazione dei miners e a vietare gli scambi delle criptovalute, la più importante è legata all’enorme dispendio di energia elettrica che occorre per i processi di estrazione del Bitcoin.
Un consumo incompatibile con le nuove politiche della Repubblica Popolare volte al raggiungimento della neutralità climatica nei prossimi anni. Un problema che non dovrebbe interessare gli Stati Uniti, i quali stanno accelerando nella produzione di energia elettrica attraverso fonti rinnovabili.
In questo modo il processo di mining dei Bitcoin che, come dimostrato da un altro studio condotto sempre dall’Università di Cambridge, consuma maggiore energia dell’Argentina, potrebbe non rappresentare più una minaccia per l’ambiente.
Bitcoin e i rischi per l’ambiente
Tuttavia, la grande migrazione mineraria si è diretta non solamente in America ma anche in Kazakistan, in cui si concentra attualmente il 18,1% del volume mondiale dell’estrazione della valuta virtuale.
Nel Paese asiatico, l’elettricità è ancora prodotta attraverso il carbone, causando in questo modo un’elevata produzione di CO2 e, di conseguenza, effetti estremamente dannosi per la lotta al cambiamento climatico.
Secondo diversi osservatori, il Kazakistan potrebbe comunque essere una tappa intermedia per i minatori, i quali starebbero ancora studiando quale possa essere la meta in grado di soddisfare al meglio le proprie esigenze, collegate in primis ai costi contenuti per il consumo di elettricità.
Gli Stati Uniti, grazie allo sviluppo di infrastrutture ad hoc, si candidano quindi a diventare stabilmente la patria del mining dei Bitcoin, con l’obiettivo di favorire ricadute positive sull’intera economia nazionale.
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