Bitcoin è nuovamente in territorio positivo dopo una settimana incerta. Il rialzo delle quotazioni della criptovaluta è veramente imputabille alle sanzioni contro la Russia di Putin?
Nelle ultime 24 ore il prezzo di Bitcoin è tornato a muoversi sopra i $40.000, colmando così le perdite registrate durante i primi giorni dell’invasione russa dell’Ucraina: in quell’occasione le quotazioni del primo crypto asset del mercato erano scese più dell’8% e avevano trascinato in territorio negativo tutte le principali criptovalute.
La rapida risalita di BTC si è verificata nel momento in cui gli Usa hanno imposto nuove sanzioni alla Russia, elemento che ha spinto molti analisti e investitori a domandarsi se l’andamento bullish di Bitcoin si sostenuto o meno dagli acquisti del Cremlino, che attraverso la crypto avrebbe la possibilità di eludere le sanzioni.
Bitcoin e sanzioni contro la Russia: c’è davvero un legame?
È innegabile che le criptovalute, Bitcoin in primis, stiano avendo un ruolo chiave nel conflitto tra Russia e Ucraina: a causa delle limitazioni stabilite dalla banca centrale ucraina sulle transazioni di denaro in versione digitale, la popolazione ha trovato nelle crypto un ottimo mezzo con il quale ricevere aiuti dall’estero e finanziare la resistenza contro le incursioni delle truppe di Mosca, oltrechè preservare i propri capitali dalla svalutazione della valuta nazionale. In aggiunta, il vice primo ministro dell’Ucraina Mykhailo Fedorov ha invitato i più importanti exchange di criptovalute a bloccare tutti gli account degli utenti russi, al fine di negare loro l’accesso a un importante mezzo di finanziamento.
Alla luce di quest’ultimo aspetto, molti esperti si sono chiesti se le valute digitali possano essere utilizzate da Mosca per eludere le sanzioni di Usa e Ue. Sebbene si tratti di un’operazione possibile in linea teorica, la sua attuazione potrebbe rivelarsi più difficile del previsto, come ha precisato in un’intervista ai microfoni della CNBC Ari Redbord, Head of legal and government affairs della società di servizi blockchain TRM Labs:
“Vedremo la Russia tentare di aggirare il sistema finanziario statunitense rivolgendosi alle criptovalute. Tuttavia, io penso che sul mercato non ci sia liquidità sufficiente”.
In parole povere, gli utenti che scambiano Bitcoin per rubli o altre crypto non riuscirebbero a far fronte alla domanda di token da parte delle istituzioni finanziarie russe e dei privati cittadini.
“Non sarei un acquirente, ma se fossi russo sicuramente lo sare (...) Direi che questo è il motivo per cui Bitcoin si sta mostrando forte: i russi hanno un modo per ottenere denaro e la loro ricchezza”.
Questo è quanto ha riferito l’analista e gestori di fondi Mark Mobius, il quale non nutre dubbi riguardo l’effetto positivo delle sanzioni sulla crescita del primo crypto asset del mercato. Il punto di vista del manager è condiviso dagli analisti della società di analisi blockchain francese Kaiko, i quali hanno sottolineato che i volumi di scambi della coppia RUB-BTC hanno raggiunto i massimi da mesi a questa parte, il che suggerisce una stretta correlazione tra l’andamento di Bitcoin e i timori relativi alle sanzioni.
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