Boris Johnson potrebbe essere fatto fuori dal suo stesso partito: questa sera si terrà un voto di sfiducia, con i Conservatori che dovranno decidere il destino del primo ministro travolto dal Partygate.
Boris Johnson da questa sera potrebbe non essere più il primo ministro del Regno Unito, con questa clamorosa cacciata che nel caso avverrebbe per mano del suo stesso partito, i Conservatori.
Tra le 19 e le 21 ora italiana, alla Camera dei Comuni i Conservatori saranno chiamati a esprimersi in merito a una voto di sfiducia che si è concretizzato nel momento in cui è stato superato il quorum del 15% dei parlamentari (54 per l’esattezza) richiedenti.
Una clamorosa resa dei conti tutta interna ai Tory, con i “ribelli” pronti a far fuori Johnson dopo che, insieme al suo ministro all’Economia Sunak, lo scorso 12 aprile è stato multato dalla polizia britannica per le feste organizzate durante il lockdown.
A causa del Partygate, che si è aggiunto alle polemiche sulla gestione della pandemia, i Conservatori sarebbero in difficoltà nei sondaggi con i Laburisti che al momento vengono indicati davanti nelle intenzioni di voto.
Voto di sfiducia: cosa rischia Boris Johnson
Boris Johnson rischia di essere cacciato dai suoi stessi compagni di partito, con la mozione di sfiducia di questa sera che avverrà a scrutinio segreto: terminate le operazioni di voto tra i parlamentari Conservatori, subito dopo inizierà lo spoglio.
Johnson di conseguenza conoscerà subito quello che sarà il proprio destino: il primo ministro del Regno Unito per restare a Downing Street dovrà ottenere almeno 180 voti. Sulla carta l’ex sindaco di Londra dovrebbe farcela, ma il voto segreto potrebbe celare più di una insidia.
Se invece Boris Johnson dovesse essere sfiduciato, rimarrebbe in carica ad interim con i Conservatori che a quel punto dovrebbero nominare un primo ministro alternativo. Il nuovo governo poi sarebbe chiamato ad affrontare un voto di fiducia: soltanto in mancanza di una maggioranza parlamentare si andrebbe alle urne.
Lo stesso Boris Johnson del resto è diventato primo ministro nel luglio 2019 dopo una consultazione interna ai Conservatori a seguito delle dimissioni di Theresa May, trovando poi piena legittimazione nella vittoria alle elezioni anticipate da lui volute nel dicembre dello stesso anno.
Se questa sera Johnson dovesse salvarsi ma con un margine molto risicato, il primo ministro potrebbe ugualmente essere spinto a rassegnare le dimissioni visti anche i fischi ricevuti in occasione del Giubileo della regina.
La delicata situazione internazionale dettata dalla guerra in Ucraina, potrebbe essere però il miglior alleato di Boris Johnson: in questo scenario nonostante i sondaggi horror, i Tory potrebbero rimandare la loro resa dei conti alle prossime elezioni.
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