L’ad di Bper Alessandro Vandelli ha dichiarato che entro il 2017 un’operazione si avvierà. L’anno prossimo sarà decisivo per gli istituti di credito del Belpaese.
Sabato si terrà assemblea straordinaria che dovrà sancire la trasformazione di Bper in una società per azioni, praticamente a una manciata di giorni dal decisivo referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
La banca oggi può contare su un nucleo di azionisti stabili prossimo al 15% (famiglie, fondazioni e soggetti legati al mondo finanziario come Unipol, che al momento possiede una quota vicina al 3%) e ha come obiettivo quello di arrivare al 20-25%.
Riguardo alla possibilità di includere altre fondazioni nell’azionariato di Bper, l’amministratore delegato Alessandro Vandelli, in un’intervista ad Affari&Finanza, ha affermato:
“Nell’area ci sono altre istituzioni, penso ad esempio alla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, alla Fondazione Manodori di Reggio Emilia e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna: molte di queste sono già impegnate a valutare il prossimo aumento di capitale di Unicredit, ma nel tempo ritengo che siano soggetti che possano vedere in Bper una banca importante nella regione e quindi un soggetto su cui investire”.
Bper: eventuale fusione entro il 2017?
Venendo al capitolo fusioni, Vandelli ribadisce che la Banca Popolare dell’Emilia Romagna si muoverà solo se ci sono i presupposti. Con Bpm - sottolinea l’ad - “era una bellissima operazione ma ormai è acqua passata”. Per quanto riguarda Creval e Popolare di Sondrio
“noi qualche messaggio lo abbiamo mandato, poi ognuno deve fare le proprie riflessioni. Ritengo che entro il 2017 un’operazione si avvierà e, del resto, credo che il prossimo anno sarà importante per tutte le banche del Paese. Speriamo di essere parte di questo processo”.
Bper vuole crescere in Veneto, Lombardia ed Emilia
La possibilità di una partnership con Veneto Banca sembra ormai definitivamente tramontata. Il CEO di Bper vuole aspettare la fusione di Montebelluna con la Popolare di Vicenza, la pulizia delle sofferenze dei due istituti ed eventuali nuovi aumenti di capitale prima di prendere di nuovo in considerazione il dossier.
Resta il fatto - ammette Vandelli - che
“il Veneto, la Lombardia e l’Emilia sono aree nel nostro Dna, regioni in cui ci piacerebbe crescere”.
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