Brasile: la crisi politica alimenta il crollo dell’economia

Rosy Merola

3 Dicembre 2015 - 13:27

La crisi politica che il Brasile sta attraversando si riflette sempre più sui dati economici del Paese. Una recessione che preoccupa non poco gli analisti.

Brasile: la crisi politica alimenta il crollo dell’economia

Il Brasile sprofonda sempre più nella spirale della recessione. In un anno, infatti, il Paese che nell’ultimo decennio ha stupito il resto del mondo con risultati straordinari, adesso si trova a dover affrontare ciò che Goldman Sachs ha definito come una vera e propria «depressione» dell’economia brasiliana.

Secondo i dati diffusi dall’istituto nazionale di statistica del Brasile, nel terzo semestre il PIL ha registrato una contrazione dell’1,7% rispetto ai 3 mesi precedenti, precipitando del 4,5% su base annua. Il crollo peggiore degli ultimi 20 anni. Una situazione a tinte cupe per la prima economia dell’America Latina, condizionata anche dalla crisi politica che il Brasile sta attraversando.

Il Brasile e la crisi politica

Il circolo vizioso, generato dai diversi casi di corruzione emersi nel Brasile, ha determinato una crisi politica che – a sua volta – ha provocato un deterioramento della situazione economica. Ed è proprio di queste ultime ore la decisione del presidente della Camera brasiliana, Eduardo Cunha, di autorizzare l’apertura di un procedimento di impeachment nei confronti della presidente Dilma Rousseff.

In particolare, Cunha ha deciso di accogliere l’accusa presentata – lo scorso 21 ottobre – dai deputati dell’opposizione al governo brasiliano. Secondo questi ultimi, infatti, il Capo di Stato avrebbe impiegato fondi governativi per assicurarsi la propria rielezione (avvenuta il 27 ottobre 2014).

Per il presidente della Camera brasiliana, l’apertura della procedura deve intendersi come un atto dovuto, senza alcun giudizio di merito. Da parte sua, Rousseff si è detta “indignata” per tale decisione, definendo «inconsistenti e improcedibili» le ragioni sottese alla richiesta di impeachment.

«Non esiste nessun atto illecito da me perpetrato, né alcun sospetto di aver stornato denaro pubblico»

ha puntualizzato la presidente del Brasile.

Tuttavia, questo è l’ultimo episodio di una triste serie di casi di corruzione verificatisi nel Paese. Infatti, attualmente, i dirigenti delle più grandi società di costruzione brasiliana sono in carcere, accusati di aver corrotto i funzionari della Petrobras, la grande azienda petrolifera pubblica del Brasile. Un’inchiesta – aperta nel marzo del 2014 – che ha portato alla luce un ampio sistema di corruzione.
Più di 50 persone coinvolte, tra cui: vari ex alti dirigenti di Petrobras e di altre aziende brasiliane per la costruzione e i lavori pubblici (BTP), ma anche diversi politici appartenenti soprattutto al Partito dei Lavoratori della presidente Dilma Rousseff.

A tal riguardo, venerdì scorso, il presidente della società di costruzioni Andrade Gutierrez Otavio Marques de Azevedo, ha raggiunto un accordo con il procuratore brasiliano: ha pagato 1.000 milioni di reais (250 milioni di euro) di multa. Inoltre, si è impegnato a denunciare altre persone coinvolte. Invece, rimane ancora in carcere – dallo scorso giugno – Marcelo Odebrecht, il presidente della più grande holding di ingegneria e costruzioni del Brasile.
A ciò si aggiunge, l’arresto – avvenuto la scorsa settimana – di uno degli uomini più ricchi del Paese, il banchiere André Esteves, Petrobras, anche lui coinvolto nel caso, che è stato accusato di aver ostacolato il lavoro della giustizia. Domenica scorsa, l’accusa ha deciso, alla luce degli elementi di prova, di non concedergli la libertà vigilata.

Quest’ultimo episodio, non fa altro che screditare l’elite del salotto buono brasiliano, andando ad appesantire ulteriormente l’aria viziata che si respira in Brasile.

Il dati economici deludenti del Brasile

Il focus settimanale diffuso dalla banca centrale - che tiene sotto controllo le aspettative di 100 istituzioni finanziarie locali indipendenti – ha evidenziato un peggioramento dell’umore degli investitori per l’11-esima settimana consecutiva. Gli esperti si attendono una flessione del pil del 3,19% e un’inflazione del 10,38% per quest’anno.

Per il 2016, le stime prevedono una contrazione dell’economia del 2,04% e l’inflazione portarsi al 6,64%. Inoltre, nel periodo luglio-settembre, si è registrata una ulteriore flessione (per la nona volta consecutiva) degli investimenti delle imprese del 4%, mentre i consumi delle famiglie si sono contratti dell’1,5%.

Alla luce di tali dati economici negativi, secondo gli analisti di Barclays, il Brasile sarebbe in “modalità caduta libera”, manifestando delle preoccupazioni in merito al peggioramento della dinamica del debito della prima economia sudamericana. In particolare gli esperti dell’istituto hanno simulato una situazione di stress, derivante dall’aggravarsi della crisi politica – comprendete anche la previsione (sempre più realistica) dell’impeachment per il presidente Dilma Rousseff –, una perdita di fiducia del mercato verso la sostenibilità delle politiche fiscali brasiliane e un’ulteriore flessione del pil del 2,3% nel 2016.

Secondo tale simulazione, il verificarsi delle sopraindicate ipotesi determinerebbero un deficit di bilancio fino al 2019. Mentre l’inflazione continuerebbe ad essere alta a causa del real debole. Una situazione di stagflazione che, sulla base dei dati macroeconomici a disposizione, sarebbe già in corso.

(Fonte: O Globo, El Paìs. Foto: elnacional.com.do)

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