Brexit, non solo effetti negativi all’orizzonte ma anche vantaggi per l’Italia. Ecco quali potrebbero essere.
Brexit: non tutti i mali vengono per nuocere. L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea - sancita dal netto risultato del referendum di giovedì scorso - non sarà indolore. Il discorso vale sia per gli stessi cittadini del Regno Unito che per gli ormai ex partner del Vecchio Continente, tra cui l’Italia.
Eppure, oltre alle inevitabili ripercussioni negative che la decisione dell’elettorato britannico avrà sull’economia del Belpaese, all’orizzonte sembrano profilarsi delle opportunità sul piano politico-economico che l’Italia può e deve sfruttare per incrementare la sua influenza nello scacchiere europeo e ottenere dall’UE determinate concessioni in materia di gestione dei conti pubblici.
Brexit: gli effetti sull’economia italiana
All’indomani del voto sulla Brexit la Borsa di Milano ha registrato la sua performance peggiore di sempre, chiudendo a -12,48%.
E lo shock non sembra ancora essere stato assorbito: a trainare giù Piazza Affari è soprattutto il comparto banche (Intesa e Unicredit i titoli più in rosso nella mattinata di oggi).
Placatasi la tempesta finanziaria e formalizzato il divorzio tra Regno Unito e Comunità europea, per l’Italia arriverà il momento di prepararsi all’impatto della Brexit sull’economia reale.
Nonostante il quadro relativamente rassicurante disegnato da Standard and Poor’s - che nella sua classifica dei 20 Paesi più vulnerabili agli effetti della Brexit colloca l’Italia al diciannovesimo posto, dopo le altre principali economia del Continente (ovvero Germania, Francia e Spagna) - Roma dovrà fare i conti con probabili danni all’export di vino, mobili e auto; con una riduzione dei vantaggi per i nostri lavoratori in Gran Bretagna nel futuro; e con un calo dei turisti provenienti da Oltremanica, considerata la debolezza della sterlina.
Brexit, vantaggi per l’Italia: Roma nel nuovo direttorio europeo
Ma il futuro potrebbe riservare anche dei vantaggi all’Italia. L’uscita di scena della Gran Bretagna dovrebbe accrescere il peso dell’Italia nello scenario continentale.
Lo dimostra l’invito a Renzi per il vertice a tre con Merkel e Hollande a Berlino in programma oggi.
L’inclusione di Roma in quello che è stato battezzato come il nuovo direttorio europeo sposterà il baricentro dell’Europa verso la sua area mediterranea. Ecco cosa potrebbe accadere nell’immediato futuro.
Brexit, vantaggi per l’Italia: meno austerity all’orizzonte?
Il vento secessionista soffia forte in Europa e ben presto altri Paesi - come Slovacchia e Olanda - potrebbero emulare gli ex partner britannici e indire dei referendum sulla permanenza nella Ue. Insistere sulle politiche di austerity per Bruxelles potrebbe dunque rivelarsi deleterio.
Per allontanare lo spettro di una disintegrazione del Vecchio Continente, la Commissione potrebbe allentare i vincoli di bilancio (si era parlato di una sospensione del fiscal compact ma è tutto da vedere). E a beneficiare di questa possibilità sarebbe in primo luogo l’Italia.
Grazie ad un possibile sconto fiscale di un punto di Pil - pur mantenendosi sotto il tetto del 3% di deficit nel 2017 - Renzi si troverebbe tra le mani circa 16 miliardi da impiegare per il taglio Irpef, per il rilancio degli investimenti e per il salvataggio delle banche: una boccata d’ossigeno per il Paese e per il premier in vista del referendum costituzionale di ottobre.
Brexit, vantaggi per l’Italia: saranno riviste le sanzioni alla Russia?
Ma c’è dell’altro. Con l’addio del Regno Unito, se ne va uno dei Paesi meno favorevoli ad un riavvicinamento con la Russia di Putin. Altro elemento che potrebbe giovare all’Italia, che da tempo insiste per rivedere la politica delle sanzioni a Mosca.
Da quando è partita la guerra diplomatica e commerciale col Cremlino, l’Italia ha perso 3,6 miliardi di export. Ecco perché normalizzare i rapporti con Putin rappresenta una delle priorità per Roma.
Brexit, vantaggi per l’Italia: Milano nuova sede EBA?
Un altro vantaggio da non trascurare riguarda i nuovi assetti delle istituzioni finanziarie. L’EBA (autorità bancaria europea, ndr), che per ora ha sede a Londra, dovrà cercare una nuova casa e non è escluso che Milano sia presa in considerazione, nonostante le autorevoli candidature di Parigi e Francoforte - che però potrebbero annullarsi a vicenda.
All’indomani della Brexit il neo-sindaco Beppe Sala si è subito fatto avanti per proporre Milano come nuova sede dell’autorità bancaria, ipotesi fortemente caldeggiata anche dall’ex presidente del Consiglio Enrico Letta.
Insomma, la Brexit potrebbe riservare all’Italia anche delle possibilità. Sta a Roma dimostrare di saperle concretizzare.
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