Roberto Burioni propone di infettare dei pazienti sani a basso rischio per validare la sperimentazione sui vaccini riducendo i tempi della ricerca a pochi mesi.
Secondo Roberto Burioni, una possibile soluzione per velocizzare i tempi della sperimentazione del vaccino contro il coronavirus sarebbe quella di infettare dei pazienti sani dopo averli immunizzati.
La proposta del medico fa molto discutere soprattutto per i risvolti etici che questa procedura violerebbe. Un progetto simile era stato proposto anche nel Regno Unito, dove un laboratorio di ricerca voleva reclutare 24 cavie, rimborsate con 4.000 euro per farsi infettare e testare il vaccino.
Infettare volontari per ridurre i tempi del vaccino
Secondo Burioni il modo per velocizzare la ricerca di un antidoto in grado di debellare il coronavirus sarebbe quello di rendere positive, dopo averle vaccinate, un gruppo di persone ritenute meno a rischio, “delle persone giovani, persone che non dovrebbero soffrire grande danno dall’infezione”. Questo processo comunque viola le normative etiche della ricerca come confermato dallo stesso medico, che durante un’intervista a “Che Tempo che Fa” afferma:
“Si prendono 4mila persone, 2mila si vaccinano e 2mila no: poi si seguono nel tempo per vedere se tra i non vaccinati c’è maggiore incidenza della malattia. Questo richiede molto tempo: ma ora si sta cominciando a parlare della possibilità di sperimentare il vaccino su dei volontari. Se questo venisse eticamente accettato noi potremmo ridurre quell’anno a pochi mesi.”
I provvedimenti necessari durante la Fase 2
Burioni ha parlato anche dei provvedimenti che dovranno essere attuati per entrare in completa sicurezza nella Fase 2, quella che prevede la “convivenza con il virus”. Nel corso del tempo si sono scoperte sempre più informazioni sul nuovo agente patogeno e dalle varie ricerche è emerso che il tasso di infezione è molto più alto di quello comunicato ufficialmente, si stimano siano circa 5-6 milioni gli italiani infetti.
Indossare le mascherine quando si esce di casa è assolutamente necessario, sia per difendersi da possibili contagi, sia per ridurre la possibilità di infettare altre persone qualora fossimo positivi senza saperlo. Anche la somministrazione dei tamponi dovrà essere aumentata al fine di poter mappare in modo più preciso e accurato la reale diffusione del virus responsabile della COVID-19. Infine il virologo non esclude la possibilità di utilizzare la tecnologia per tracciare i contatti di una persona che potrebbe risultare positiva al virus, attualmente infatti si sta testando la possibile efficacia di applicazioni in grado di tracciare i nostri spostamenti quando usciamo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA