Il CETA è un’opportunità o un pericolo? Il Trattato tra Canada e Unione Europea suscita reazioni e riflessioni contrastanti. Analizziamo pro e contro in un’intervista sull’intesa commerciale UE-Canada.
Il CETA, accordo economico e commerciale globale, è un’intesa tra Canada e Unione Europea entrata in vigore in forma provvisoria nel settembre 2017. Ad oggi si attende ancora la ratifica dei Paesi europei, Italia compresa.
Il Trattato ha scatenato un dibattito interno sui reali vantaggi che porterebbe all’economia del Sistema Italia.
Il CETA è un’opportunità o un pericolo? Analizziamo pro e contro dell’intesa con un’intervista a Sergio Passariello, Presidente del Consorzio Euromed e a Monica Di Sisto dell’associazione STOP TTIP, disponibile sul canale youtube di Money.it.
CETA come opportunità di crescita economica
Sergio Passariello, che presiede il Consorzio Euromed, è convinto che il CETA sia un’opportunità economica importante per le imprese europee e, quindi, anche italiane.
I vantaggi risiedono innanzitutto nella possibilità di entrare nel mercato canadese con molta più facilità rispetto a quando il CETA non esisteva. Se prima negoziare con il Canada significava andare incontro ad una serie di limitazioni normative, burocratiche e di barriere economiche, oggi questi ostacoli sono completamente rimossi dal trattato.
Il settore appalti pubblici, per esempio, risultava chiuso agli ingressi di imprese straniere prima dell’entrata in vigore del CETA. Oggi, invece, per le aziende europee si aprono nuove opportunità di business proprio attraverso la partecipazione al sistema degli appalti canadesi.
Questa maggiore facilità di penetrazione in un mercato estero è di fondamentale importanza secondo Passariello, soprattutto se inserita in un contesto difficile quale quello di oggi, minacciato dai dazi USA.
CETA: i vantaggi per le imprese
Grazie al CETA, sottolinea il Presidente di Euromed, le aziende sono messe in condizione di conoscere chiaramente come e cosa fare per entrare in relazioni commerciali in svariati ambiti produttivi. Agricoltura, manifattura, appalti pubblici, meccanica, innovazione e tecnologia, scambio di competenze professionali: questi sono soltanto alcuni dei settori che lo stesso Passariello indica per evidenziare le opportunità commerciali derivate dal CETA.
Per l’Italia, questa facilitazione degli scambi tra imprese può tradursi anche in una spinta allo sviluppo per le aziende del Sud, ancora assenti nel mercato canadese. Il presidente del Consorzio Euromed, infatti, ricorda che ad oggi solo il Consorzio delle mozzarelle di bufala campana vanta una presenza in Canada. Un’opportunità in più, dunque, si apre per le attività meridionali, considerando che quelle del Settentrione sono già presenti.
Il Canada, in quest’ottica di espansione dei mercati, offre ancora maggiori potenzialità, in quanto rappresenta uno sbocco di frontiera verso l’Asia e gli USA.
Il timore tra le imprese italiane, però, è evidente. Passariello sottolinea, infatti, che nell’approccio al mercato canadese l’Italia è indietro. E questo dipende anche dalle critiche diffuse sulla pericolosità del CETA e sulle sue scarse tutele.
CETA e rispetto delle norme UE
A garanzia degli imprenditori è intervenuta anche la Corte di Giustizia Europea. Passariello ricorda che secondo la pronuncia dei giudici UE l’impianto normativo comunitario resta intatto. L’istituzione del Tribunale arbitrale all’interno del CETA - considerato una minaccia e criticato dai più scettici sull’accordo - non confligge con la giurisdizione europea.
Gli Stati UE resteranno ancora vincolati alle leggi europee, soprattutto nell’ambito degli standard di sicurezza delle merci. A dimostrazione di questo, Passariello cita l’esempio degli allevatori canadesi, che non riescono ad esportare carne in Europa proprio perché non sono riusciti a produrla secondo gli standard di sicurezza europei.
CETA: pericolo per sicurezza e qualità delle merci
L’analisi del CETA di Monica Di Sisto, dell’associazione STOP TTIP, si concentra su aspetti non propriamente economici. L’accordo tra Canada e Unione Europea, secondo queste valutazioni, non incide moltissimo sulle esportazioni italiane nei mercati canadesi e, soprattutto, non comporta grandi vantaggi ad un sistema export Italia-Canada già strutturato.
Secondo Monica Di Sisto, i punti da prendere in considerazione riguardo il CETA e le sue potenzialità sono altri. Innanzitutto, la profonda diversità normativa tra Canada e UE, che potrebbe rappresentare un pericolo.
Il CETA, ricorda Di Sisto, istituisce circa 20 piccoli comitati con il compito di lavorare per favorire l’agevolazione degli scambi commerciali. Purtroppo il sistema procedurale di questi comitati risulta poco trasparente ed accessibile, soprattutto per quanto riguarda le decisioni sui regolamenti inerenti controllo e qualità.
La tracciabilità delle merci in Canada segue parametri molto bassi e scarsi sono anche i controlli qualità effettuati alla frontiera. Dopo il trattato di libero scambio tra Canada e USA, inoltre, le procedure canadesi per i controlli sanitari, fitosanitari e di sicurezza in generale si sono ulteriormente semplificate, a discapito dell’attestazione qualità.
Questo significa, sottolinea Monica Di Sisto, che tutte le normative europee sui pesticidi, sui controlli sanitari e fitosanitari, sulla valutazione dei livelli di residui nocivi nei cibi, sulle emissioni potrebbero essere scavalcate. Quando un prodotto proveniente dal Canada arriva nei mercati europei, secondo il CETA, questo è certificato unicamente in base alle normative canadesi, anche per quanto riguarda il controllo qualità. Non è un caso, ricorda la Di Sisto, che la pasta proveniente dal Canada è stata quella con maggiore presenza di glifosato. Una questione, questa, che rappresenta un pericolo per la stessa salute del consumatore.
CETA e Tribunale arbitrale: ostacolo alle imprese
Monica Di Sisto considera il CETA pericoloso anche per il ruolo del Tribunale arbitrale. Attraverso questa istituzione, infatti, entra in vigore un meccanismo sugli investimenti di dubbia valutazione.
Le imprese canadesi o straniere che operano in Canada possono fare causa ai Paesi europei se le norme in vigore disturbano un loro investimento.
Le regole degli Stati non devono porre irragionevoli ostacoli all’attività di commercio, altrimenti si può agire a livello legale. Anche questo aspetto, quindi, è pericoloso secondo Monica Di Sisto. Come esempio viene ricordata proprio la reazione del Canada nei confronti dell’etichettatura della pasta in Italia, considerata una norma protezionistica e, dunque, un ostacolo al commercio.
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