Calcio: cos’è l’articolo 15 del Regolamento FIFA e come funziona?

Massimiliano Carrà

7 Agosto 2019 - 12:11

Per capire cos’è e come funziona l’articolo 15 del Regolamento FIFA che permette ai calciatori di rescindere per giusta causa il proprio contratto, Money.it ha intervistato l’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo e societario

Calcio: cos’è l’articolo 15 del Regolamento FIFA e come funziona?

Oltre alle trattative di calciomercato, negli ultimi giorni sta crescendo sempre di più l’interesse per l’articolo 15 del Regolamento FIFA che permette ai calciatori finiti ai margini dei progetti delle proprie società di avvalersi della “Risoluzione del Contratto per Giusta Causa”.

Inserito nel Regolamento FIFA sullo status e sui trasferimenti dei calciatori che è entrato in vigore il 1° ottobre 2019, l’articolo prevede che un calciatore “affermato” può liberarsi a parametro 0, e quindi rescindere unilateralmente dal proprio contratto, se non dovesse giocare almeno il 10% delle partite ufficiali in una determinata stagione.

Un’ipotesi che potrebbe perfettamente coniugarsi con il caso dell’attaccante dell’Inter Mauro Icardi. L’ex capitano nerazzurro è stato infatti definitivamente messo ai margini del progetto societario dalla dirigenza nerazzurra.

Andando più nel dettaglio ecco cosa prevede l’articolo 15 del Regolamento:

“Un professionista affermato (“established) che abbia disputato, nel corso di una stagione agonistica, meno del 10% delle gare ufficiali alle quali partecipava la sua società, può risolvere il suo contratto prima della sua scadenza naturale per giusta causa sportiva. Nella valutazione di tali casi, verrà tenuta in considerazione ogni circostanza specifica concernente il calciatore. L’esistenza della giusta causa sportiva dovrà essere accertata caso per caso. Non saranno irrogate sanzioni sportive, anche se può essere richiesta un’indennità”. Il professionista può porre fine al suo contratto per giusta causa sportiva solo nei 15 giorni successivi all’ultima Gara Ufficiale della Stagione disputata per la Società per la quale è tesserato”.

Art.15 Regolamento FIFA: come funziona

Per sciogliere alcuni dubbi e avere una visione più completa e dettagliata dell’articolo 15 del Regolamento FIFA, Money.it ha intervistato l’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo e societario.

Nel testo l’articolo stabilisce che si può avvalere di questo diritto un giocatore affermato («established»). Di conseguenza, per la FIFA chi è un giocatore affermato?

“Il Regolamento FIFA non fornisce alcuna definizione di giocatore ‘established’. Il Commentario del Regolamento, tuttavia, invita ad ispirarsi alla ratio della norma, affermando che, prima di tutto, deve trattarsi di un atleta che abbia completato il proprio percorso di formazione e che presenti standard qualitativi analoghi o simili ai compagni che invece sono impiegati con regolarità dal club”.

In sintesi, come ha sottolineato lo stesso avvocato Grassani, “un veterano dei campionati di Lega Pro trasferitosi alla Juventus, ancorché formato, non potrebbe invocare la giusta causa sportiva ove non impiegato nella prima squadra dei bianconeri”.

Come viene accertata l’esistenza della giusta causa sportiva?

“Si tratta di una valutazione discrezionale della DRC FIFA, che accerta la sussistenza di tre requisiti fondamentali:

  • lo status di calciatore “affermato”;
  • la disputa di meno del 10% delle gare ufficiali con il club di appartenenza;
  • la formalizzazione del recesso per giusta causa sportiva deve avvenire nei 15 giorni successivi all’ultima gara della stagione disputata dalla società interessata.

Fermo restando la necessità che le predette tre condizioni, essenziali e tassative, siano integrate. Il giudizio infatti implica un approfondimento molto attento anche a tutte le circostanze rilevanti che abbiano caratterizzato il rapporto tra calciatore e società, e dunque presuppone una valutazione discrezionale che, in appello, può essere impugnata al CAS di Losanna”.

Tra le circostanze rilevanti, il giurista ha per esempio identificato “infortuni o squalifiche che abbiano impedito l’impiego dell’atleta possono incidere nella valutazione che, dunque, si connota di ampia discrezionalità”.

Oltre a queste, la FIFA prende in considerazione altri due aspetti: il rifiuto da parte del giocatore di scendere in campo e le dichiarazioni pubbliche da parte dei dirigenti della società che di fatto, come successo con Icardi, scaricano i propri calciatori.

In merito a essi, l’avvocato Grassani ha sottolineato:

“Il rifiuto del calciatore rappresenta certamente un elemento valutato negativamente, in quanto indicatore della volontà dell’atleta di interrompere il rapporto con il club di appartenenza ’contribuendo’ al mancato raggiungimento del numero minimo di presenze nella stagione sportiva. Un panel rigoroso potrebbe anche ritenerlo elemento preclusivo del riconoscimento giusta causa sportiva. Le dichiarazioni dei dirigenti invece possono rappresentare un elemento a favore del calciatore, ancorché non decisivo. Inoltre, anche il rifiuto al trasferimento, pienamente legittimo, può rappresentare un elemento di valutazione da parte dell’organo giudicante.

Essere escluso dagli allenamenti tattici (ma non da quelli standard) è una fattispecie che può far scattare l’applicazione della clausola?

“No. La giusta causa sportiva attiene esclusivamente al mancato impiego in gare ufficiali. L’ingiustificata esclusione dall’attività della prima squadra - che può essere integrata anche dalla sistematica esclusione dalle esercitazioni tattiche, alla luce della giurisprudenza dei Collegi Arbitrali - può integrare la violazione dell’art. 7 e 12 dell’Accordo Collettivo e legittimare il calciatore a chiedere la risoluzione del contratto o la reintegrazione in rosa, fermo restando il diritto al risarcimento danni nella misura minima del 20% del lordo contrattuale.

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